Droga dalla Colombia per la ‘ndrangheta. Arrestati due fratelli casertani

6 Dicembre 2018 - 07:31

CASERTA – Sono finiti in manette nell’ambito della maxi operazione “European ‘ndrangheta connection” che ha portato a 90 arresti tra Italia, Olanda, Belgio, Germania e Sudamerica, i fratelli Serafino Rubino, 38 anni di Caserta, già latitante in Colombia, e Giulio Fabio Rubino, 34 anni, residente in centro a Caserta. Quest’ultimo è ritenuto dagli inquirenti “l’interlocutore principale” del congiunto e si occupava dello stupefacente che arrivava dal Sudamerica stipato in navi nei porti di Napoli, Gioia Tauro e Salerno.

L’inchiesta ha permesso di colpire la ‘ndrangheta e le reti di supporto che in tutta Europa hanno permesso non solo di importare droga (sono stimate almeno 2 tonnellate di cocaina importate nel vecchio continente) ma anche di riciclare e reinvestire i profitti che ne derivano attraverso la creazione di ristoranti in Germania, Belgio ed Olanda. associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, associazione mafiosa, riciclaggio, fittizia intestazione di beni ed altri reati, aggravati dalle modalità mafiose.

Secondo gli inquirenti i due fratelli avrebbero istituito un vero e proprio cartello del narcotraffico internazionale insieme a Maria Rosaria Campagna, napoletana e compagna del boss della mafia catanese Salvatore Cappello detto “Turi”, ed al figlio della coppia. Serafino Rubino curava le trattative direttamente con i cartelli colombiani grazie ad una rete di rapporti in Sudamerica. Suo fratello Fabio Giulio si occupava del recupero dello stupefacente in Italia ma anche nelle relazioni d’affari con i co-finanziatori delle pertite di droga. Infine Maria Rosaria Campagna oltre a finanziare la consorteria criminale era specializzata nel recupero di considerevoli quantitativi di cocaina in qualsiasi porto d’Italia dove venisse spedita ma principalmente nel porto di Napoli, dove poteva contare, ad avviso dei magistrati, su dei “ganci” interni, allo stato rimasti non identificati.

Nel tempo, il gruppo campano collegato alle cosche di ‘ndrangheta si è dimostrato tanto potente economicamente, da non accusare i durissimi colpi assestati dagli inquirenti: basti pensare che, in un arco temporale relativamente ridotto, sono stati sottratti dalla disponibilità dei criminali oltre 360 chili di stupefacente, tra cui un sequestro effettuato al porto di Gioia Tauro con la droga nascosta con la tecnica del “rip off” in una nave cargo ma anche un carico da 130 chili di cocaina partito da Seattle e “bloccato” a Panama e destinato al porto di Napoli.“