E beh, per CasertaCe è una soddisfazione: condannati, per la vergogna di Leroy Merlin Giuseppe Barletta patron dell’interporto, Spasiano, Campolattano e Berti

15 Dicembre 2023 - 11:39

E sapete perchè è una soddisfazione? Perchè abbiamo lavorato come bestie da soma per anni pubblicando formidabili inchieste giornalistiche, decine e decine di articoli. In verità c’erano anche altri responsabili, ma tutto sommato, ci si può accontentare. I giudici hanno accolto in larga parte le tesi della Procura della Repubblica, del procuratore aggiunto Antonio D’Amato che realizzò e credette in questa indagine. Abbattimenti e confische per…

MARCIANISE(g.g.) E’ probabile che “l’incertezza del diritto” che connota patologicamente e, forse, irreversibilmente l’ordinamento giuridico italiano, porterà Giuseppe Barletta a non scontare, alla provvidenziale prescrizione, mai la pena a cui è stato condannato oggi dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, qualora questa fosse confermata in Corte d’Appello, a cui certamente i suoi difensori ricorreranno ed, eventualmente, dalla Corte di Cassazione.

Però, questo verdetto, pronunciato dal collegio C della prima sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere , presieduto dal giudice Francesco Ciocia, affiancato dai giudici a latere Eugenio Polcari e Marzia Pellegrino. E’ un primo atto che restituisce dignità, autenticità e onestà intellettuale alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che ha indagato a lungo e instancabilmente nei confronti di quella che, a nostro avviso, cioè ad avviso di CasertaCe, è stata una delle tante porcherie realizzate dalla sedicente governance dell’interporto di Marcianise e Maddaloni. Una porcheria finalmente smascherata a differenza, purtroppo, di tante altre e relativa a tutto quello che si è mosso davanti e dietro alle quinte affinchè il signor Giuseppe Barletta, patron di Interporto

Sud Europa, potesse realizzare l’ennesimo affare, l’ennesimo business immobiliare, dopo quelli fatti con il Centro Commerciale Campania con Decathlon etc, incassando, in quest’ultima circostanza, una barca di soldi dalla multinazionale francese Leroy Merlin .

La procura è anche un po’, concedetecelo, CasertaCe, il cui lavoro d’inchiesta, d’ indagine giornalistica è stato, almeno in questo frangente, per una volta, preso sul serio dall’autorità inquirente, che oggi porta a casa un primo risultato tangibile in previsione di quello ancora più importante, atteso per la prossima estate, quando lo stesso tribunale di Santa Maria dovrà pronunciarsi su altri reati ancora più gravi, a partire dalla bancarotta fraudolenta, che hanno messo finalmente in discussione l’intero impianto “biologico-esistenziale” dell’interporto di Marcianise e Maddaloni, una vera e propria truffa a cielo aperto in quanto l’attività speculativa, meramente immobiliare ha sempre rappresentato il principale pensiero di un gruppo di avventurieri che a suo tempo si autodefinì con l’aiuto e la certificazione della politica, credibile parte imprenditoriale di un’iniziativa, che attraverso la creazione di un enorme polo della logistica avrebbe dovuto dare (e mai condizionale è stato meglio utilizzato in un articolo) tanto all’economia della provincia di Caserta.

Alla fine ha dato tanto solamente alle tasche dei signori Giuseppe Barletta, Antonio Campolattano e Nicola Berti. In effetti la sentenza di oggi fa pagare dazio anche all’allora dirigente del comune di Marcianise Gennaro Spasiano che per, a nostro avviso, non agì da solo, senza la copertura e il benestare della politica come avevano ben compreso Antonio D’Amato, e Sergio Occhionero, rispettivamente, il primo procuratore della Repubblica aggiunto, al tempo come ancora oggi, Procuratore della Repubblica aggiunto presso il tribunale sammaritano e titolare, insieme al sostituto procuratore, Sergio Occhionero, dell’inchiesta, poi dipanatasi in due tronconi degli affari dell’interporto di Marcianise e Maddaloni. Ben compreso perché D’Amato è Occhionero avevano iscritto nel registro degli indagati tutti i componenti della giunta comunale di Marcianise che aveva prodotto una delibera che consentì l’attuazione dell’ operazione.

Avvisi di garanzia, ma non solo, in quanto per l’allora sindaco Antonello Velardi, storico amico e sodale di Giuseppe Barletta il procuratore aggiunto D’Amato e il sostituto Occhionero avevano chiesto l’applicazione della misura cautelare del divieto di dimora nel territorio di Marcianise.

Il testo integrale del dispositivo della sentenza lo potete leggere in calce a questo articolo e magari domani, con più calma, ve la potremo spiegare ancora meglio nel momento in cui avremo davanti l’ordinanza del tempo e i testi dei diversi capi d’imputazione contestati agli allora indagati, poi imputati e da oggi condannati con sentenza di primo grado che non costituisce, com’è noto, condanna definitiva.

Al di là dell’assoluzione per una delle contestazioni di abuso d’ufficio in concorso mosse nel rinvio a giudizio nei confronti di Gennaro Spasiano, Giuseppe Barletta, Antonio Campolattano e Nicola Berti, il resto è condanna, precisando comunque che i giudici anche quando hanno assolto perchè il fatto non sussiste, sono partiti comunque dall’articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale, che contempla come sua struttura costante l’ipotesi che andremo poi a verificare quando saranno note le motivazioni della sentenza l’assoluzione di cui parliamo sia arrivata, per quella che un tempo si definiva “insufficienza di prove“.

Dicevamo delle condanne: 1 anno e 8 mesi di reclusione all’ingegnere Gennaro Spasiano, per i reati di abuso d’ufficio, falso ideologico del pubblico ufficiale ai sensi dell’articolo 480 del c.p. e ancora falso ideologico che secondo la prospettazione dell’accusa doveva essere quello più grave previsto dall’articolo 479 del codice penale (falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici) riqualificato nell’articolo 483 relativo alla falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, in pratica carte false fatte da Giuseppe Barletta. Il tutto completato dalla violazione della legge sull’edilizia cioè del d.p.r. 380/2001 relativamente all’articolo 44 lettera B.

Il protagonista principale cioè Giuseppe Barletta è stato condannato alla pena di 1 anno e 5 mesi per i reati di abuso di ufficio in concorso, naturalmente con Spasiano e, ovviamente per il reato di falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico sempre in concorso con Spasiano, ma anche con Campolattano e Berti. Gli altri 2 imputati, gli appena citati Antonio Campolattano, braccio destro di Barletta e Nicola Berti, direttore commerciale di Ise, sono stati condannati entrambi a 1 anno e 15 giorni per il reato di falso ideologico del privato in concorso come già detto con Barletta e Spasiano. Condanna anche per ò oltre la violazione della norme dell’articolo 44 della legge fondamentale sull’edilizia d.p.r. 380/2001

Sospensione condizionale della pena per tutti gli imputati tranne – e anche questo rappresenta un dato, almeno per noi, rilevante – che per Giuseppe Barletta il quale, insieme a Spasiano, Campolattano e Berti dovrà risarcire la parte civile, cioè il comune di Marcianise, con una cifra che sarà definita dal tribunale civile. Interdizione dai pubblici uffici per 1 anno a carico di tutti gli imputati .

I capannoni costruiti dovranno essere abbattuti e alcuni manufatti dovranno essere confiscati