ELEZIONI PROVINCIALI. Il significato inquietante della coppia Zannini-Colombiano, un Gimmi Cangiano sempre più patetico trasforma FdI in un affare tra Villa di Briano e San Marcellino. E allora…

24 Maggio 2025 - 19:47

Ci mettiamo in poltrona e aspettiamo quella che dovrebbe essere la riunione decisiva del centro destra fissata per martedì. Intanto come abbiamo già fatto nei giorni scorsi eroghiamo qualche nostra opinione. IN CALCE ALL’ARTICOLO ZANNINI E IL SENATORE DI FORZA ITALIA SILVESTRO MENTRE ARRIVANO AD UNA FESTA SERAL-NOTTURNO A CASTEL VOLTURNO

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Martedì prossimo dovrebbe tornare a riunirsi il tavolo dei rappresentanti regionali dei partiti della coalizione di centro destra, incaricati di trovare un’intesa sul nome del prossimo candidato presidente della Provincia.

Abbiamo già espresso il nostro punto di vista su quello che sta succedendo nell’area di Giovanni Zannini. Un fatto molto serio, a nostro avviso, che attraversa una politica malata e finisce per trascenderla, perché quando la politica diventa totalmente subalterna, quando la politica si avvassalla agli affari degli imprenditori che fanno quattrini a palate a colpi di appalti, affidamenti, finanziati con fiumi di denaro pubblico, uno non può ritornare indietro ripensando alla storia, soprattutto quella degli anni ’90 e i primi anni duemila dell’agro aversano, collegandola al momento presente che vede un nocciolo duro di interessi, fin troppo evidenti, nel monopolio che si è creato all’amministrazione provinciale di Caserta e in tanti comuni dell’agro aversano, in cui un’autentica pletora di imprese collocate tra Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano, Villa di Briano fino a San Marcellino, Frignano, Parete e Lusciano, e qualcosa anche a Villa Literno hanno divorato centinaia di milioni di euro negli ultimi anni.

Un fatto serio, dicevamo, che non può essere frutto di casualità e che necessita di una copertura politica senza la quale il tappo potrebbe esplodere, ma soprattutto gli antichi patti politico-elettorali potrebbero rimanere incompiuti con la conseguenza di nervosismi assortiti che quando si concentrano in certi mondi possono anche sfociare in fatti pericolosi.

E allora la politica non è più libera; la politica o quella che chiamano politica non esercita neppure una prevalenza rispetto ai mondi del quattrino, così come ci ha insegnato la storia dell’agro aversano. Andremo a sviluppare questi ragionamenti dandogli un inquadramento storico. Ma l’aria che tira somiglia molto a quella che si è respirata in certe epoche, in certi momenti cruciali della storia del territorio denominato agro aversano, in cui la commistione tra politica e affari è diventata sistema, è diventata convenzione, trattato co-firmato, talvolta a lettere di sangue.

Cosa c’è, ad esempio, di logico in tutto quello che il deputato di Fratelli d’Italia, nonché presidente provinciale di questo partito, del partito della premier Giorgia Meloni, sta facendo in questa fase rispetto alla quale lui non si muove da leader provinciale di FdI ma da soggetto incastrato, incastonato nelle dinamiche micro territoriali, quelle che si esprimono attraverso una ragione economica che utilizza la politica come strumento al servizio dei propri obiettivi?

Nel momento in cui Gimmi Cangiano, che non l’ha detto ancora esplicitamente, ma che lo ha espresso come desiderio, si avvia a dire sì alla candidatura di Anacleto Colombiano, sindaco di San Marcellino, a Presidente della Provincia, non si comporta come capo di un partito, ma come ingranaggio di una vicenda economica attinente agli affari e che si consuma nell’ordito fisico e demografico tra due comuni che gli appartengono, ossia Villa di Briano e San Marcellino.

Ma martedì cosa farà l’uomo che ormai vive in simbiosi con Giovanni Zannini, di giorno ma anche di notte, così come ha dimostrato recentissimamente durante una festa tenutasi in quel di Castel Volturno e di cui pubblichiamo una foto in calce a questo articolo, ossia il senatore di Forza Italia Francesco Silvestro? Mr. Eminflex, l’uomo di Fulvio Martusciello, ma anche l’uomo che da presidente del consiglio comunale di Arzano organizza – partecipandovi anche direttamente – l’incontro tra il sindaco e il boss della camorra locale, così come scrive testualmente il decreto del Presidente della Repubblica che scioglie qualche anno fa per infiltrazioni camorristiche questo comune.

Dicevamo, Francesco Silvestro dovrà dire se ancora una volta Fulvio Martusciello, anche lui ammaccatissimo dall’inchiesta giudiziaria della magistratura belga che ha chiesto di togliergli l’immunità parlamentare, lo delegherà a rappresentarlo come ha fatto martedì scorso, e se i cosiddetti Moderati di Giovanni Zannini e di Colombiano abbiano o meno aderito ufficialmente al partito di Forza Italia. E dovrà dire anche e soprattutto se FI, già dal primo giorno della loro adesione, si consegnerà a Zannini dandogli la titolarità, caso più unico che raro nella storia dei partiti italiani, di designare il candidato presidente di tutta la coalizione del centro destra.

Una condizione che vede il solo Zinzi interpretare una posizione politica, perché tutto il resto sono affari, proiezioni di potere, appalti, concorsi magari come quelli truccati, gestiti da Giorgio Magliocca insieme a Giovanni Zannini negli anni scorsi.

Zinzi ribadirà la sua disponibilità affinché Forza Italia designi il candidato presidente, a condizione che lo attinga da chi di Forza Italia già fa parte ed è dunque estraneo al perimetro dei Moderati.

Ciò non perché Zinzi possa pronunciare un no pregiudiziale all’ingresso dei Moderati in Forza Italia, dato che uno della Lega non può esprimere veti su fatti interni ad un altro partito, ma perché si andrebbe ad applicare un metodo che lambirebbe la schizofrenia totale nel momento in cui un movimento entrerebbe nel centro destra mentre è ancora maggioranza insieme al Pd, De Luca e al centro sinistra in Regione. Una questione di metodo, quella posta da Zinzi, che difende la dignità di una coalizione che a Roma esprime il Governo nazionale e che non può farsi colonizzare da gente che ancora oggi comanda in Regione grazie a De Luca. Un gruppo di potere che diventerebbe azionista di maggioranza del centro destra casertano, annettendo prima Forza Italia, poi un sempre stralunato Gimmi Cangiano che sta realmente umiliando con la sua gestione l’identità del partito che esprime la presidenza del consiglio e finendo alla fine per imporre un candidato presidente provinciale, cioè il sindaco di San Marcellino Anacleto Colombiano.

La cui gestione, come abbiamo spiegato, è densa di ombre tutte circostanziatamente raccontate da questo giornale. A questo punto gli unici due candidati che rimarrebbero sul tavolo con una collocazione ortodossa nel centro destra sarebbero il sindaco di Caiazzo Stefano Giaquinto e quello di Alvignano Angelo Di Costanzo, a meno che FI non rinsavisca e formuli qualche proposta seria.

Noi ci mettiamo in poltrona e martedì ci godiamo lo spettacolo.