ESCLUSIVA. PROVINCIA DANNATA. Raffaele Pezzella, arrestato, indagato, processato, ha il monopolio degli appalti. L’ultima prova: la società in mano al prestanome, cugino diretto di Tullio Iorio

15 Maggio 2024 - 06:30

Dopo il cambio di nome e il cambio di amministratore, il destino della S.C. Costruzioni, divenuta Bis srl, è finito nelle mani del cugino diretto di Tullio Iorio, socio e compagno di avventure giudiziarie di Pezzella. Ora, qualcuno ci potrebbe spiegare, se non si tratta di un mero cambio di prestanome, ipotesi che noi abbiamo letto analizzando ben due ordinanze di due procure, Benevento e DDA di Napoli, come può essere ritenuto semplicemente un caso che una società segnalata come nelle mani dell’imprenditore di Casal di Principe finisca, a 72 ore da un nostro articolo dedicato, al cugino diretto del socio?

CASERTA (g.g./l.v.r.) – Sono due le procure che uniscono la vita della società S.C. Costruzioni, con sede a Roma, alle opere criminali – secondo le magistrature – compiute da Raffaele Pezzella, imprenditore di Casal di Principe classe 1964, ritenuto dai procuratori di Benevento l’uomo che portava le mazzette per conto di ingegneri di Bevenento a un ignoto (sic!) dirigente dell’Amministrazione Provinciale di Caserta, mentre per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli è un corruttore, imprenditore di fiducia del clan dei Casalesi e finanziatore dello stesso, passando quote degli appalti vinti alla camorra.

La S.C. Costruzioni ha visto aggiudicarsi diverse commesse alla Provincia guidata dal presidente Giorgio

Magliocca, tra cui la più importante è sicuramente quella da 4 milioni e 340 mila euro relativa ai lavori sulla Caserta-Monti del Matese.

È l’appalto più significativo della S.C. per la somma, ma anche perché questa procedura, che vedeva come responsabile di progetto Antonino Del Prete, dirigente prima andato in pensione e poi richiamato in servizio dallo stesso Magliocca per la Commissione Ponti della Provincia, è quella che è stata puntata dall’ingegnere beneventano Carlo Camilleri e compagnia, relativamente alla scelta dell’ente provinciale su chi affidare l’incarico di progettazione dei lavori. Una gara che sarebbe stata truccata, tramite una mazzetta portata all’ignoto funzionario provinciale da Pezzella.

L’imprenditore casalese, imputato nei due processi istruiti a Santa Maria e a Benevento, indagato per le gare truccate a Calvi Risorta, secondo quanto emerge dalle indagini della DDA e della procura sannita, sarebbe stato anche il vincitore della gara per il milionario cantiere, assieme al consorzio Fenix di Bologna, la cui impresa esecutrice, sfortunatamente resta ignota, ma che con Pezzella ha recentemente partecipato e vinto una gara da 15 milioni per lavori sanitari finanziati da quella scatola di denaro infinito arrivata dall’Unione Europea che si sta trasformando in una maledizione per questa terra: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

A Calvi Risorta e all’Amministrazione Provinciale di Caserta gli interessi economici di Raffaele Pezzella erano sostanzialmente uniti, sovrapponibili a quelli di Tullio Iorio, tra qualche giorno 50enne, e originario di San Cipriano d’Aversa.

Per l’accusa, i due costruttori sarebbero stati i referenti del clan dei Casalesi, specificatamente delle famiglie Russo e Schiavone, riuscendo, con l’appoggio della camorra, ad ottenere l’affidamento di gare di appalto dell’ente di corso Trieste, ora con sede nell’area Saint Gobain. Sostanzialmente, i capi d’imputazione sul caso Calvi sono gli stessi.

BENE, BRAVI, BIS SRL

Con il rischio di sembrare autocelebrativi – cosa che è avvenuta, ahinoi, pochi giorni fa (CLICCA E LEGGI) – non possiamo non notare la coincidenza tra il nostro articolo del 12 febbraio scorso, in cui vi raccontavamo di un importante appalto dell’ANAS in Lazio da 311 mila euro affidato alla S.C. Costruzioni (PUOI LEGGERLO CLICCANDO QUI), al tempo rappresentata legalmente dal 44enne Francesco Di Fiore, ma che per la DDA di Napoli non è altro che uno dei vari amministratori fantoccio di Pezzella, e ciò che succede a questa stessa società solo tre giorni dopo.

Sì, perché il 16 febbraio 2024 cambia quasi tutto. A meno di 72 ore dal nostro articolo, da un famoso notaio con studio a Santa Maria Capua Vetere, vengono trasferite la totalità, il 100% delle quote dall’amministratore unico e legale rappresentante dell’impresa, Francesco Di Fiore, ritenuto, non da CasertaCE ma da due procure, sostanzialmente una testa di legno di Pezzella, alla proprietà di Salvatore Misso, di San Cipriano d’Aversa, classe 1963.

In questo giorno di febbraio, quindi, Misso diventa contestualmente sia unico proprietario dei 10 mila euro che rappresentano il 100% delle quote di S.C. Costruzioni, sia anche il legale rappresentante.

Misso è un geometra sanciprianese che ha già una ditta, una piccola impresa di costruzioni individuale che, ad esempio, non ha neanche l’iscrizione alla white list della prefettura di Caserta, ma riteniamo più per una scelta del titolare che per un’interdizione della stessa prefettura.

Evidentemente, non gli interessavano i lavori pubblici. Questo, almeno, fino a che non ha comprato (fino a prova contraria l’ha acquistate lui) le quote della S.C., una società con sede a Roma e che, invece, di appalti ne ha vinti a iosa, soprattutto alla provincia di Caserta.

Dicevamo, fino a prova contraria, Salvatore Misso ha speso il denaro necessario per comprare le quote della S.C., divenuta però la Bis srl, quindi, cambiando anche la ragione sociale dell’impresa, oltre che titolare e proprietario, ma non sede e partita iva.

A rendere inquietante e a darci qualche dubbio sulla spontanea decisione del 61enne sanciprianese di comprare un’impresa con sede legale a Roma, invischiata in situazioni poco chiare, ma comunque capace di introitare milioni di euro di appalti, è la circostanza che cugino diretto di Salvatore Misso è proprio quel Tullio Iorio, arrestato a novembre e poi scarcerato, che è compagno di avventure economiche e giudiziarie (casi Provincia e Calvi) di Raffaele Pezzella, ritenuto il reale dominus della S.C Costruzioni, ora BIS srl.

È solo un caso che il socio in affari di Pezzella, quel Tullio Iorio coinvolto nelle gare truccate alla provincia di Caserta e a Calvi Risorta (ma non nel caso di Benevento), accusati entrambi di rapporti con la camorra, abbia voluto spontaneamente acquistare la titolarità di una società che la procura antimafia attesta come di proprietà reale dello stesso Pezzella?

Si tratta, forse di un caso limite della stessa identica storia. L’amministrazione provinciale, ritenuta permeabile agli interessi del camorra per decenni, con la figura di tramite, tra gli altri, degli imprenditori Iorio e Pezzella, l’amministrazione provinciale che ha visto proprio per queste accuse un suo ex dirigente condannato, Sandrino Diana, l’amministrazione provinciale di Caserta che potrebbe avere ancora un suo funzionario all’interno corrotto da Pezzella, e di cui il nome probabilmente non sapremo mai, rendendo questa la storia giudiziaria più ridicola del decennio, almeno, questa amministrazione provinciale vive con assoluta tranquillità, totale relativismo e colpevole cecità tutto quello che gli avviene attorno e nei dintorni.

È la colpa, in questo caso, oltre che di dirigenti corrotti oppure, diciamo così, quanto meno poco informati e attenti a ciò che succede sotto il loro naso, vedi i vari Palmieri, Madonna e Solino, è una colpa politica. Giorgio Magliocca, presidente della Provincia, e Giovanni Zannini, vero dominus dell’amministrazione, vivono bene in questo contesto che sarebbe inquietante per chiunque altro. Ma il problema, si sa, non è certo la reputazione, l’onorabilità dell’amministrazione che i due hanno tra le mani.

L’interesse di Zannini e Magliocca è diretto ad altro e lo abbiamo visto nelle procedure concorsuali della Provincia, dei concorsini poi ampliati, triplicati nei loro posti, che hanno visto entrare soggetti vicini soprattutto al consigliere regionale di Mondragone.

E se tutto quello che vi abbiamo raccontato in questi anni è stato possibile, è anche perché una parte decisiva dello Stato si è praticamente girata dall’altra parte. E, ahinoi, dobbiamo parlare della magistratura.

A Caserta il potere giudiziario evidentemente – evidentemente per chi vi scrive – non è stata mai capace di compiere quel ruolo di arbitro e di controllo che, a nostro avviso, avrebbe evitato storia di drenaggio di denaro e di potere come questa.

I DATI DEL REGISTRO IMPRESE SU SALVATORE MISSO