ESTORSIONI E CLAN. BMW bruciata al figlio di un agente della penitenziaria amico dei Mezzero. Crepe tra i ras per l’affitto non pagato
15 Ottobre 2024 - 11:46
Andiamo ad analizzare con maggiore attenzione un caso che in queste ore sta emergendo e che pare ben più complesso di come è stato raccontato finora. Rapporti incrinati tra ras locali e la famiglia Mezzero, che proteggeva il figlio di un poliziotto carcerario che rischiava di perdere la casa
BELLONA – È una delle vicende che sta maggiormente colpendo l’opinione pubblica, emersa dall’ordinanza di custodia cautelare firmata da un Gip e richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 14 persone (9 in carcere e 5 agli arresti domiciliari), ritenute al centro della ricostruzione del clan di Antonio Mezzero, uscito dal carcere nel 2022 dopo 23 anni di reclusione e tornato, secondo la procura antimafia, a sviluppare il potere del clan dei Casalesi nella zona di Santa Maria Capua Vetere, San Tammaro, Bellona e dell’agro Caleno.
Ieri mattina sono scattati gli arresti per i soggetti che sarebbero stati responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, incendio, detenzione di armi e ricettazione e i cui nomi potete trovare in calce all’articolo.
Dicevamo, l’auto, una BMW, di proprietà degli affittuari di un’abitazione a Bellona di Pietro Zippo, finito agli arresti domiciliari, sarebbe stata data alle fiamme, incendiata dopo che gli inquilini erano stati minacciati a lasciare l’immobile. Ma non si tratta del solito schema estorsivo, a nostro avviso, ma si vedono crepe tra i Mezzero e altri ras locali, come Davide Grasso di Santa Maria La Fossa.
Il proprietario dell’auto è un ragazzo, figlio di un agente della polizia penitenziaria originario di Vitulazio con amicizie nella famiglia Mezzero, probabilmente conosciuti durante la reclusione del capo famiglia Antonio.
Secondo una denuncia delle vittime del rogo, riguardo al taglio del cavo di alimentazione del proprio appartamento da parte di ignoti, le frizioni sarebbero nate da un’esosa richiesta economica sulla bolletta dell’energia elettrica da parte di Zippo, non evasa dalla coppia.
Nel capo D e E dell’ordinanza firmata dal Gip Nicoletta Campanaro viene spiegata la vicenda: Davide Grasso e Pasquale Natale, Pietro Zippo, Andri Spahiu e Pietro Di Marta sono tutti accusati di estorsione, aggravata dal metodo mafioso. Da questo elenco va spuntato Zippo, per quanto riguarda l’accusa dell’incendio dell’auto.
Zippo, per cacciare i suoi inquilini, ritenuti morosi, invece di ricorrere a vie legali, ha contattato Pietro Di Marta (domiciliari) per minacciare gli inquilini di andare via, in cambio di un regalo.
“Dieci giorni al massimo e te ne devi andare di lì. Questo è solo un avviso”. È quanto dirà Di Marta alla coppia, cosa che non funzionerà. Dopo questo incontro, i pm segnalano altre intimidazioni.
Di Marta avrebbe poi attivato Davide Grasso e Pasquale Natale (finiti in carcere). I due, dopo un sopralluogo per individuare l’abitazione della coppia, avrebbero incendiato l’auto, con Andri Spahiu (domiciliari) ad appiccare concretamente il fuoco all’auto della coppia.
Ma è interessante il passaggio antecedente al rogo dell’auto. Il padre dell’inquilino moroso, ovvero l’agente di polizia penitenziaria, viene descritto come in rapporti con Antonio Mezzero e il fratello Alessandro, nipoti del boss. L’interferenza dei Mezzero, non andata giù a Grasso, avrebbe quindi tranquillizzato la coppia sulla possibilità che nulla potesse avvenire ai loro danni.
Una previsione evidentemente errata.
Finiti in carcere: Antonio Mezzero, 62 anni di Grazzanise; Carlo Bianco, 40 anni di Villaricca; Davide Grasso, 52 anni di Santa Maria Capua Vetere; Pietro Ligato, 51 anni di Pignataro Maggiore; Alessandro Mezzero, 36 anni di San Marco Evangelista; Michele Mezzero, 42 anni di Capua; Pasquale Natale, 64 anni di Santa Maria la Fossa; Giovanni Diana, 63 anni di Casal di Principe; Giuseppe Mezzero, 56 anni di Grazzanise.
Arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico per Pietro Di Marta, 61enne di Grazzanise; Andri Spahiu, albanese di 25 anni; Pietro Zippo, 63 anni; Vincenzo Addario, 58 anni di Santa Maria Capua Vetere; Giuseppe Diana, 78 anni di San Cipriano.