ESCLUSIVA. Falso reportage sulla ‘ndrangheta da 425 mila euro: il pacco preparato dal carabiniere che vendette a Cosentino la pen drive contro Luigi Cesaro

26 Marzo 2021 - 19:19

Verrebbe da dire: toh, chi si rivede! Nell’agosto del 2016 scrivemmo di questa storia, facendo anche riferimento al tecnico di radiologia dell’Ospedale di Caserta, Giovanni Cristiano, che vantava tra le sue amicizie anche quella del “rinomato” pm Donato Ceglie. Sono stati gli ex colleghi della compagnia di Marcianise a notificargli l’atto nella sua casa di Orta di Atella

CASERTA (g.g.) – Inutile dire che la notizia del falso reportage venduto per quasi 450 mila euro

ad una rete televisiva da un gruppo di quattro persone che ora veleggiano verso la richiesta di rinvio a giudizio, che con ogni probabilità un pm della Procura di Milano formulerà a loro carico ci ha incuriosito non poco.

Abbiamo voluto dunque girare un po’ nella rete e, leggendo un articolo pubblicato da La Stampa, abbiamo appreso che il casertano indagato per truffa e al quale stamattina i carabinieri della compagnia di Marcianise hanno notificato il provvedimento di chiusura indagini è una vecchia conoscenza nostra, ma anche degli stessi carabinieri. Si tratta, infatti, di un ex loro collega, il già maresciallo della stazione di Castello di Cisterna Giuseppe Iannini. I militari di Marcianise sono stati coinvolti nella notifica in quanto Iannini risiede ad Orta

di Atella, il secondo comune per popolazione – il primo è proprio quello di Marcianise – dell’area di competenza della compagnia della Benemerita più giovane della provincia di Caserta.

Iannini avrebbe capeggiato questo gruppo formato da altre persone di nazionalità spagnola, una delle quali giornalista, che avrebbero fatto, come si suol dire, il pacco al gruppo Discovery, il quale, attraverso la sua rete più importante, cioè Nove (le altre sono Real Time, DMax, MotorTrend, Giallo, K2, Food Netrwork, Home&Garden, Frisbee, solo citando le reti gratuite del digitale terrestre), ha mandato in onda nel novembre 2019 il documentario-inchiesta Clandestino – Mafie italiane, poi sputtanato da un carabiniere serio, il quale si è accorto della truffa quando un palazzo che non ci azzeccava nulla è stato precisamente indicato come raffineria della cocaina milanese a marchio ‘ndrangheta.

Beh, tutto sommato, il coinvolgimento di Giuseppe Iannini stupisce, ma fino ad un certo punto. Questo è qui è davvero uno che ha sbagliato mestiere, perché l’attitudine che lo porta a mostrarsi faccendiere dentro è stata evidente in tante altre situazioni. Qui da noi, a Caserta, il suo nome diventò celebre quando saltò fuori in un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli riguardante una pen drive che Iannini consegnò a Nicola Cosentino, il quale, reduce dal secondo arresto e dopo aver trascorso tre anni tra galera e domiciliari, si dimostrò interessato a informazioni riservate riguardanti un’indagine, quella che poi qualche mese fa ha trovato sfogo in un’ordinanza di cui ci siamo spesso occupati, realizzata dai carabinieri di Castello di Cisterna sugli affari del clan Puca di Sant’Antimo, dentro ai quali, come è emerso dalla citata ordinanza, erano coinvolti mani e piedi Luigi Cesaro, oggi senatore di Forza Italia, e i suoi fratelli imprenditori.

Quando scrivemmo nell’agosto del 2016 l’articolo che vi riproponiamo in calce a questo, fornimmo una notizia che nessun altro giornale aveva dato e che allargava significativamente lo spettro di quella operazione fatta passare per una cosa chiusa esclusivamente da Cosentino e il maresciallo Iannini. A quest’ultimo, l’ex sottosegretario all’Economia era arrivato grazie ad un’altra vecchia conoscenza di questo giornale, l’apparentemente insignificante (ma in realtà molto significante) tecnico di radiologia dell’ospedale civile di Caserta, Giovanni Cristiano, storico riferimento dei Cosentino all’interno del più importante nosocomio della provincia casertana. Fu proprio Cosentino a rivelare ai magistrati il nome di Cristiano quale artefice del contatto con il maresciallo Iannini il quale, sempre per ammissione di Cosentino, consegnò a quest’ultimo la pen drive, mai utilizzata dal politico per inguaiare i Cesaro. Sul contesto politico-criminale che connotò questi eventi si può approfondire nel già citato articolo del 2016 che vi riproponiamo.

Da allora non avevamo più incrociato i passi dell’ex maresciallo Iannini, tornato a far cronaca circa un mese fa, allorquando è stato condannato in primo grado alla pena di tre anni per il reato di violazione del segreto d’ufficio, con esclusa l’aggravante mafiosa. Un verdetto più mite rispetto alla richiesta di quattro anni formulata dal pubblico ministero della Dda Fabrizio Vanorio, noto a Caserta anche perché titolare della famosa inchiesta sul Parcheggio di via San Carlo e di quella – di cui si sono perse un po’ le tracce – legato all’appalto truccato dei rifiuti nel comune capoluogo aggiudicato alla Energetikambiente, società sponsorizzata e perorata da Carlo Savoia da Sant’Arpino e per la quale è indagato anche il sindaco Carlo Marino.

Si vede che, sempre grazie al talento di cui abbiamo scritto prima e ad un reticolo di relazioni che lo portano a conoscere persone, in apparenza, non appartengono al suo mondo, oggi il già maresciallo Giuseppe Iannini ha cambiato attività e si è dato alla tv-Duchesca, un termine, quest’ultimo, destinato esclusivamente agli over 45, dato che si tratta dell’antico luogo del romantico paccotto, il posto di Napoli di fronte alla stazione in cui è stata prima elaborata e poi resa materia la filosofia del pacco, della merce mostrata e comprata e poi trasformata in mattone o in paglia, come mirabilmente raccontò Nanni Loy nel film Pacco, doppio pacco e contropaccotto.

L’ARTICOLO DEL 2016 IN CUI ABBIAMO RACCONTATO LA STORIA DEL DOSSIER COSENTINO-CESARO E LA PEN DRIVE DI IANNINI