Francesco De Chiara: “Ecco gli stipendi di Picca, Di Martino e De Santis. Con i videopoker dividevamo così”. E spuntano i nomi dei commercianti di TEVEROLA che pagavano il pizzo

13 Aprile 2025 - 10:58

Un altro stralcio delle dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia di Aversa, arrestato a settembre insieme al suo capo Salvatore De Santis e ad altre 30 persone tra cui Aldo Picca

TEVEROLA – Emergono nuove dichiarazioni dai primi verbali rilasciati da Francesco De Chiara, 46enne di Aversa, da poco collaboratore di giustizia, che per anni ha operato a stretto contatto con Salvatore De Santis, anche lui recentemente pentito e noto per essere stato l’uomo di fiducia di Aldo Picca, vertice dell’omonimo clan Picca-Di Martino.

Nel corso dei suoi interrogatori, De Chiara ha fornito una ricostruzione dettagliata sulla gestione economica del clan: “La cassa derivante dalle estorsioni e dalla compravendita di stupefacente era gestita prima da Aldo Picca e Nicola Di Martino. Dopo il loro arresto fu gestita da Salvatore De Santis. Le persone che ricevevano uno stipendio per le attività illecite erano Antonio

Zaccariello, Nicola Di Martino, Salvatore De Santis, Michele Vinciguerra, Carmine Di Tella, Raffaele Di Tella e ovviamente io. Altri invece percepivano una percentuale sulla piazza”.

Secondo quanto riferito, i compensi variavano: Aldo Picca riceveva 2.500 euro al mese, mentre a Di Tella, De Santis e Di Martino ne spettavano circa 2.000. Vi erano poi affiliati con stipendi minori, attorno ai 1.000 euro.

De Chiara ha poi raccontato un episodio che risale al periodo successivo agli arresti di Picca e di Di Martino. A quel punto, a voler reclamare una fetta degli introiti fu Raffaele Di Tella, che si rivolse ad Antonio Zuppa per lanciare un messaggio diretto a De Santis: “Disse ad Antonio Zuppa di riferire a De Santis che da quel momento in poi i soldi provento delle macchinette, cioè le somme consegnate dai commercianti Mario D’Anzi e da Giuseppe Oliva le doveva prendere Di Tella, mentre le restanti le poteva prendere lui. Per mostrare la serietà di quanto stava asserendo, consegnò un proiettile a Zuppa dicendo di darglielo a De Santis e di intimargli di non recarsi più da D’Anzi e Oliva”.