Frode fiscale e maxi sequestro da 12 milioni di euro. I NOMI dei 7 ARRESTATI

18 Maggio 2020 - 14:55

CASERTA – Torna in carcere a Parma l’imprenditore Franco Gigliotti. Gia’ condannato in primo grado a Catanzaro per il reato di associazione mafiosa per i suoi contatti con la cosca dell’ndrangheta Farao-Marincola, ora la Procura di Parma lo considera uno dei vertici di una organizzazione dedita alla frode fiscale nel settore della metalmeccanica e dell’impiantistica industriale. Con lui sono stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare altre sei persone (LEGGI QUI ALTRI DETTAGLI

).

Sono Giuseppe Gigliotti, cugino di Franco, Pasquale Romeo e Ennio Di Pietro, poi Franco Ingegnoso, Alessandro Vitale e Michele Mari; 36 in tutto le persone indagate e 120 capi di imputazione.

Gli uomini della Guardia di Finanza, coordinati dal comandante provinciale di Parma Gianluca De Benedictis e dal responsabile del locale Nucleo di Polizia economico-finanziaria Andrea Magliozzi hanno sequestrato beni per 12 milioni di euro compresi 75 immobili, 55 quote sociali, 49 autoveicoli, diversi lingotti d’oro.

Venti le perquisizioni ancora in corso. C’e’ anche per alcuni dei coinvolti l’associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, poi dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti inesistenti ed alla indebita compensazione di debiti con crediti inesistenti. Sono emerse anche triangolazioni fittizie con societa’ estere, in particolare della Romania.

Un vasto giro di societa’ cartiere in grado di emettere fatture false per arrivare a indebite compensazioni fiscali, con affari per 60 milioni di euro con 3,5 milioni di euro di finte compensazioni. Sotto la lente di ingrandimento della Procura di Parma e delle Fiamme Gialle sono finite soprattutto l’azienda, riconducibile a Gigliotti GF Nuove Tecnologie, oggi denominata Steel-Tech, e la I.F.C. Impianti con le relative societa’ consorziate. Le perquisizioni hanno interessato Parma ma anche altre nove province, con duecento finanzieri in campo.

I beni sequestrati sono a Parma, Rimini, Reggio Emilia, Milano, Monza, Lodi, Varese, Torino, Cuneo, La Spezia, Reggio Calabria, Crotone, Caltanissetta, Enna, Agrigento, Taranto, Napoli, Caserta e Cagliari. Un sistema che, ha sottolineato il Procuratore di Parma Alfonso D’Avino, oltre a un ingente danno per l’Erario, creava forti distorsioni al mercato locale di riferimento. Le imprese che operavano nel rispetto della normativa non potevano infatti rispondere alla concorrenza sleale delle due societa’ coinvolte nelle indagini.