GOMORRA 5. Sangue, amanti e la legge di camorra. Giovanna Breda, il marito che si rifiutò di ucciderla e il pretesto di Antonio Letizia
26 Maggio 2019 - 12:48
MARCIANISE – (g.g.) Storie di violenza gestite, al tempo dai clan che si contrapponevano nella sanguinosa guerra di Marcianise, come se si trattasse di operazioni politiche.
E anche oggi, i pentiti raccontano quegli omicidi come momenti di strategie o di tattiche, al punto da spersonalizzare, da ridurre quei corpi esanimi trivellati di colpi, in pupazzi o in entità non vitali come quelle che vengono utilizzate nelle battaglie dei laser game.
Dopo l’omicidio fondamentale di Angelo Piccolo a Casoria, Belforte e Napolitano avrebbero potuto ammazzare o far ammazzare anche i due eredi, che si trovavano dentro alla stessa casa in quel momento. Ma alla fine, l’omicidio non fu realizzato perchè Achille Piccolo del 78, cioè il figlio di Angelo Piccolo, e l’altro Achille Piccolo del 75 (un’abitudine granitica quella di dar onore al nome di un nonno, come succede dall’altra parte con i diversi Camillo Belforte, anch’essi cugini diretti), vennero considerati troppo giovani per costituire una minaccia in una prospettiva di ricostituzione temibile del gruppo dei Quaqquarone, che aveva perso i suoi due riferimenti principali: Antimo Piccolo, nella strage di San Martino e per l’appunto Angelo Piccolo, nel delitto di Casoria, davanti al ristorante La Grigliata, di cui ci siamo occupati nell’articolo pubblicato ieri (CLICCA QUI PER LEGGERE).
Successivamente, sarebbe stato ucciso a Marcianise anche il terzo fratello, cioè Giovanni, per decapitare completamente anche la famiglia dei Quaqquarone.
L’ultima parte del racconto di Bruno Buttone, è lui che svela infatti il particolare dei due cugini scampati alla morte, affronta un altro episodio notissimo della mattanza marcianisana. Stavolta non riguarda, però, la contrapposizione tra i gruppi originati dalla Nuova Camorra Organizzata e quello scissionista dei Piccolo, ma una dinamica che, pur non volendone abusare, evoca sicuramente le atmosfere e anche le vicende, un pò romanzate, che sono diventate le più seguite all’interno di queste fiction o semi fiction sulla criminalità, a partire da quella di Gomorra.
Giovanna Breda, moglie di Biagio Letizia, camorrista di serie B, se non di serie C, ma con un’origine “doc” cutoliana, uno al quale i Belforte concedevano di gestire autonomamente qualche attività estorsiva a Marcianise, si sarebbe innamorata di un maresciallo dei carabinieri, diventandone, secondo quello di cui erano convinti i boss, l’amante.
L’amante e la confidente, visto che i Mazzacane erano convinti che Giovanna Breda avesse determinato la cattura di Salvatore Belforte avvenuta pochi minuti dopo il momento in cui la Breda si era allontanata dall’abitazione in cui il fratello di Mimì Mazzacane si trovava.
Realtà o coincidenza? Per il momento abbiamo studiato poco su questo particolare aspetto della vicenda. Fatto sta che i boss chiamavano a rapporto Biagio Letizia e gli ordinarono di uccidere la moglie traditrice. Questi si rifiutò e, racconta ancora Bruno Buttone, furono ammazzati entrambi.
Ma siccome la camorra e i camorristi hanno un cinismo tipico della loro attitudine antropologica, Antonio Letizia, uno che scalpitava all’interno del clan Belforte, dove svolgeva funzioni non fondamentali a partire da quella di autista (guidava lui l’auto a bordo della quale si trovava Simmaco Zarrillo, quando questi rimase ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia che lo cercava in quanto latitante. Letizia riuscì a scappare), prese, come si suol dire, la palla al balzo per lasciare i Mazzacane ed andarsene con i Quaqquarone. Buttone ricorda che Letizia disse che il motivo della scelta era legata al fatto che Biagio Letizia fosse un suo parente.
In realtà, a quanto pare, non era così e il motivo reale era solo quello legato alle ambizioni criminali di Antonio Letizia. Un ricordo storico che si riallaccia alla stretta attualità di questa ordinanza che stiamo esaminando e che ha portato all’arresto di alcuni esponenti del clan Piccolo-Letizia che diventò un tutt’uno dopo il matrimonio di Andrea Letizia, fratello di Antonio, e Palma Bellopede Piccolo, sorella acquisita di Achille Piccolo, figlio di Antimo Quaqquarone, cioè di Achille Piccolo 75.
Nel resto dello stralcio leggerete cose da noi già descritte, a partire dalle scelte “obbligate” di arruolamento da parte di Piccolo-Letizia.
QUI SOTTO LO STRALCIO DELLE DICHIARAZIONI DI BRUNO BUTTONE