GLI SPECIALI DI CASERTACE. ELEZIONI REGIONALI. Nella quarta ed ultima puntata come si contano e assegnano i seggi da sottrarre ad una maggioranza che ha preso una montagna di voti e come si attribuiscono alle minoranza

18 Agosto 2020 - 19:05

Terminiamo oggi questo lungo percorso guidato. Abbiamo fatto il possibile per farvi capire una legge elettorale astrusa e in certi passaggi assurda. Prima di questa ultima puntata, i link delle prime tre. Tutto (eventualmente) da conservare in un cofanetto-vademecum

PUNTATA UNO

PUNTATA DUE

PUNTATA TRE

CASERTA (g.g.) – Si conclude oggi, con la quarta puntata, il viaggio, che abbiamo provato a rendere il meno complicato possibile, nel ginepraio denso di piccole grandi asperità, di elementi incomprensibili, della legge elettorale che il 20 e il 21 settembre prossimi determinerà l’identità del nuovo presidente della Regione Campania e di altri 50 consiglieri regionali.

Nella prima puntata abbiamo spiegato come si determina, esclusivamente con grandezze demografiche e non riguardanti la popolazione degli elettori, la rappresentanza provincia per provincia. Nella seconda puntata abbiamo cercato di accompagnarvi nella comprensione delle modalità attraverso cui si stabiliscono i seggi

dei partiti e il nome dei candidati eletti; nella terza puntata abbiamo spiegato come si ripartiscono i seggi tra i diversi partiti, l’interazione tra i voti aggregati su scala regionale e quelli delle singole circoscrizioni.

Per leggere questa quarta puntata, vi consigliamo di utilizzare i tre link che abbiamo inserito all’inizio, a introduzione di questo articolo, utili anche come vademecum in grado di accompagnarvi per mano nella comprensione di come, il 21 settembre sera, saranno identificati i nomi dei 50 eletti.

I più bravi tra voi, collegandosi con il sito del Ministero degli Interni, potranno anche divertirsi durante quel pomeriggio ad anticipare l’attribuzione dei seggi tra le varie circoscrizioni.

Dunque, via alla quarta e ultima puntata.

  • IL TETTO MASSIMO DEGLI ELETTI IN MAGGIORANZA E IL CASO “2005”

Intanto, speriamo che alla luce di tutto quello scritto finora, utilizzando il proverbiale cucchiaino, risulti ormai chiaro che se il candidato presidente supererà la soglia del 65% dei voti, potrà raggiungere al massimo, in ragione della percentuale precisa dei voti riportati, quota 32 eletti. Dunque, non 30, ma 31 o massimo 32. A cui va sempre aggiunto il seggio che di diritto tocca al candidato governatore vincente, per un totale di 30+1, 31+1 o 32+1, cioè 33: espressione massima di rappresentanza della maggioranza, anche se il candidato dovesse arrivare al 90%.

Una cosa del genere successe, ad esempio, alle elezioni del 2005 quando, aritmeticamente, la coalizione di Bassolino (allora i consiglieri in regione erano 60, non 50) andò ben al di là del tetto massimo consentito alla maggioranza. In poche parole, aritmeticamente stavamo sopra ai seggi limite stabiliti per legge. Applicando il caso alla situazione di oggi, il voto raccolto dal candidato presidente Bassolino e quello complessivo delle liste a lui legate avrebbe determinato 36/37 consiglieri di maggioranza. Ma l’aritmetica è una cosa e la legge, che impone un tetto massimo che prescinde dalla quantità aritmetica dei voti, è un’altra cosa. Ritornando al 2005, la parte eccedente fu detratta e compensata dall’aggiunta di seggi aritmeticamente non riportati dal centrodestra. Grazie a questo recupero di eletti che non lo erano stato per aritmetica proporzionale, ma lo erano diventati per il contenuto della norma, entrarono in consiglio regionale Paolo Romano, sconfitto nella lista di Forza Italia da Giuseppe SaglioccoMassimo Grimaldi, ripescato con la lista Nuovo Psi con circa 2 mila voti di preferenza, e a Benevento Luca Colasanto, editore ripescato nella lista di Forza Italia. Come già detto, dal 2005 ad oggi, alcune cose sono state modificate. I consiglieri non sono più 60 (o meglio 61, con il presidente eletto), bensì 50 (o meglio 51 con il presidente eletto).

  • SEGGI ECCEDENTI DA SOTTRARRE E SEGGI DA AGGIUNGERE AI “CARENTI”

L’esempio del 2005 ci introduce più facilmente nel concetto tecnico: il primo seggio eccedente viene sottratto nella circoscrizione dove la lista che deve sottoporsi alla “cura dimagrante” ha registrato più seggi. In teoria, ma qui veramente siamo di fronte a formulazioni da neuropsischiatria, da Tso, dovrebbe essere la provincia di Napoli per una questione di banale struttura di rappresentanza, visto che lì vengono eletti complessivamente 27 consiglieri regionali. Con il secondo seggio eccedente, contrariamente a quello che si fa con il primo, si cambia musica e si va a pizzicare nella circoscrizione dove la lista da far dimagrire ha ottenuto il numero minore tra tutte le circoscrizioni, non di seggi, ma di consensi in valore assoluto. Ciò determina una serie di conseguenze pratiche e concrete che saranno argomento dei successivi articoli che pubblicheremo nei prossimi sulle proiezioni virtuali dei seggi da assegnare partito per partito in programmazione.

In conclusione, a Dio piacendo ci siamo arrivati, formuliamo un ultimo esempio: mettiamo che la somma dei partiti della coalizione vincente frutto dei seggi attribuiti con quoziente pieno e con i resti in ognuna delle circoscrizioni arrivi a quota 36, così come successe con una struttura numerica maggiore, in quanto tarata su un consiglio regionale da 60 e non da 50, alle già citate elezioni del 2005. Siccome la legge stabilisce il limite invalicabile di 32, ci sono 4 seggi eccedenti da togliere e nelle minoranze, ovviamente, 4 seggi da aggiungere.

Ed ecco l’ottimo matematico D’Hondt ritorna sulla scena. Vi ricordate il giochino del diviso 1, diviso 2, diviso 3, di cui abbiamo scritto nelle precedenti puntate? Noi ci siamo fermati a 30 per la maggioranza e 20 per le minoranze, ma si può andare tranquillamente avanti con altri divisori, dando poi nome e cognome ai 33°, 34°, 35° eletto da un lato, e al 1°,2°, 3° dei non eletti delle coalizioni perdenti. Quindi, conosciamo l’attribuzione dei seggi eccedenti e dunque non sarà difficile depennarli su piano regionale dove si stabilisce quanti sono i seggi da sottrarre. Per scovare le identità occorre andarle a prendere nelle circoscrizioni, dove c’è il candidato in carne ed ossa.

Per cui, se sappiamo già (ovviamente ricorriamo ad un esempio) che due seggi in eccedenza appartengono al Pd, uno alla lista De Luca e il quarto a Noi Campani, che sono rispettivamente, lo ripetiamo ancora perché il cucchiaino serve fino all’ultima riga, sono il 33esimo, 34esimo, 35esimo e 36esimo per il metodo D’Hondt o dei divisori fissi, dovremo stabilire in quale provincia li andiamo a detrarre. Ed ecco che ritorniamo al discorso di prima. Se il Pd ha preso più seggi a Napoli, come dovrebbe essere scontato per una mera questione demografica, l’ultimo eletto del Pd in quella circoscrizione rimane a casa. Non il penultimo, però, perché al secondo andiamo a tagliare la testa dove il PD ha avuto il numero più baso di voti validi assoluti.

Ecco perché potrebbero succedere cose strane. Perché se a Benevento il primo seggio va al Pd e il secondo alla lista di Mastella, ma contemporaneamente quel seggio del Pd è stato prodotto da un numero assoluto di voti che è il più piccolo tra tutti i numeri raccolti dal Pd in ognuna delle altre circoscrizioni, l’eletto di Benevento se la prende…ecetera eccetera. Ovviamente, quest’ultima è un’ipotesi molto remota, perché pur essendo Benevento circoscrizione piccola, è chiaro che i suoi due consiglieri regionali previsti per legge dovrebbero stare dentro ai 32. Nei prossimi giorni, quando faremo le simulazioni, andremo a verificare anche la possibilità che il terzo eletto della circoscrizione di Benevento, in termini aritmetici, possa entrare eventualmente al posto del primo e del secondo degli eletti che si trovano in posizione soprannumeraria. Ma ad occhio e croce si tratta di un’ipotesi piuttosto remota.

Ora, ci sono da depennare altri due seggi. Ritorniamo al giochino e andiamo a verificare a chi è toccata la casella numero 35 e numero 36 del diviso 1,2,3 eccetera. Il 35esimo è di Italia Viva? Benissimo. In questo caso si va a prendere la circoscrizione dove questo partito ha preso più seggi e se ne toglie uno. Il 36esimo quoziente è di Noi Campani? Il seggio depennato viene preso dalla circoscrizione dove ha avuto più seggi, senza andare ad utilizzare il secondo tipo di intervento, come nel secondo seggio della lista soprannumerario, che riguarda la circoscrizione dove la lista ha raccolto meno voti in valore assoluto.

Questi 4 seggi depennati, da un lato vanno, come scritto prima, ad integrare il pacchetto di consiglieri regionali di minoranza, ai quali, al primo conteggio aritmetico sono andati 14 seggi e non il minimo di 18. Riprendiamo dalla nostra dispensa il calderone dei resti espressi in valore percentuale. Tutta la serie impressionante di resti circoscrizionali viene messa in fila in un’unica graduatoria regionale decrescente. Ovviamente stiamo parlando dei resti collegati alle liste delle coalizioni perdenti o della coalizione perdenti. In caso di queste elezioni, già possiamo utilizzare la forma plurale.

Questi coglioni che hanno scritto la legge sono rimasti prigionieri della stessa. Una legge prigioniera di sé perché anche chiudendo questa partita non è detto che tra quozienti regionali e circoscrizionali i conti tornino. Recita, al riguardo, testualmente questo manicomio che chiamano la legge: “qualora, a seguito delle predette operazioni non vengano ripartiti tutti i seggi spettanti a ciascuna lista, i seggi residui sono ripartiti entro il numero dei seggi ripartiti ad ogni circoscrizione, a partire dalla lista che ha ottenuto il maggior numero di voti validi in cifra assoluta e proseguendo in modo decrescente“.

E qui abbiamo l’impressione che Napoli avrà la prima opzione. Ovviamente, se i 27 seggi sono occupati, si andrà a utilizzare la seconda cifra assoluta di voti nella graduatoria delle 5 circoscrizioni. Cioè, se il seggio di recupero alle minoranze a Napoli non lo puoi dare, lo dai nella provincia dove hai ottenuto il secondo risultato e così via. Questo fino al seggio 17. Il diciottesimo seggio, infatti, non dimenticate, è attribuito non in maniera aritmetica ma per convenzione e tocca al candidato alla presidenza della regione sconfitto, ma miglior perdente, cioè il secondo tra tutti i concorrenti.

  • L’ASSEGNAZIONE ALLE MINORANZE DEI SEGGI COMPENSATIVI. IL 18ESIMO E’ PURO SADISMO

Il calderone dei resti stabilisce una classifica su piano regionale. E’ la somma dei seggi delle circoscrizioni ad aver creato il soprannumero e il sottonumero, ma i quozienti regionali sono precisi perché sui divisori non si è andati oltre 32 da un alto e a 18 dall’altro. Quindi, noi sappiamo a livello regionale a chi tocca il 15°, il 16° eccetera, attraverso sempre il giochino di mister D’Hondt. Finita qui? Macché. Ipotizzando che il numero 15 era di Forza Italia, il 16 di Fratelli D’Italia, il 17 dei 5 Stelle e il 18 della Lega, dobbiamo vedere dove effettuare la pesca. Se la classifica dei resti ci dice che il resto più alto di Forza Italia è a Caserta possiamo prenderlo? Dipende. Dipende se a Caserta ha già fatto il pieno che gli 8 seggi che la legge gli assegna. Perché se già li ha attribuiti, non potrà prendere il nono e quindi la graduatoria si dovrà scorrere ancora, finché non troveremo un resto di Forza Italia dove c’è ancora capienza. Stesso discorso vale per il sedicesimo di Fdi e per quelli di Lega e 5 Stelle, anche se, il diciottesimo viene torturato perché per un attimo è convinto di essere entrato, l’attimo dopo viene comunicato che la maggioranza ha preso 32 seggi + il presidente, le minoranze 18. Lui è il 18esimo ma vince la coppa del nonno, perché arriva il miglior candidato presidente sconfitto e gli dice carinamente: fatti più in là che qui mi siedo io. Stesso discorso varrebbe qualora il rapporto tra maggioranza e opposizione fosse di 31 a 19 o di 30 a 20.