I paperoni della CAMORRA. Nicola monaciello, pupillo di Sandokan, spese un milione di euro con carta di credito solo per viaggi, alberghi, pranzi e cene. Sedi, intrecci, vi pubblichiamo lo schema completo dell’impero economico dei due fratelli “allevati” dal clan dei casalesi

29 Luglio 2022 - 14:10

Vi spieghiamo perchè attraverso il controllo della TEC srl, vero fulcro, vero motore di tutto il meccanismo, Nicola Schiavone controllava le attività e controllava i flussi di denaro in entrata e in uscita dei consorzi GSC, Imprefer e in parte anche Macfer e di altre società. Con una sola fattura, la sua società di consulenza, con sede a Napoli in piazza dei Martiri, assorbì l’intero fatturato di un anno della Itep 

 

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.)  Dopo aver dedicato un paio di mesi alla esplorazione di fatti, circostanze dopo aver coniugato gli stessi ai contesti molto variegati che partivano da un micro mondo imprenditoriale casalese e casertano e arrivavano fino alle grandi committenze delle aziende di stato, siamo in grado oggi di comprendere, senza grandi difficoltà, la nota di sintesi che ad epilogo di questa lunga trattazione che ha occupato circa 200 pagine dell’ordinanza, il gip del tribunale di Napoli, utilizzando gli elementi di indagini a lui forniti dai magistrati della direzione distrettuale antimafia, mette nero su bianco.

Si parte da un riepilogo di tutti i soggetti economici, di tutte le società, ovviamente compresi i consorzi, riferibili a Nicola Schiavone, 68enne di Casal di Principe, il cui soprannome monaciello abbiamo appreso da un’intercettazione ambientale proprio dalla trascrizione di una frase pronunciata da Francesco Schiavone Sandokan,

durante un colloquio carcerario.

Si tratta di un cartello costruito in funzione delle necessità che nel tempo si sono presentata, ma anche in funzione di un disegno lucido di pianificazione, finalizzato da un lato, ad arricchirsi, ad intascare somme di danaro iperboliche, preservando, dall’altro lato, le società da possibili sequestri, da possibili indagini dell’antimafia, impegnando in prima linea dei prestanomi, nel momento in cui questi, per vincoli familiari oppure per una verifica caratteriale, avvenuta anche in un arco di tempo non brevissimo, dei vari soggetti da parte di Nicola Schiavone e di suo fratello Vincenzo detto ‘o trick.

Carmelo Caldieri, detto Leo, diventa un punto di riferimento di Nicola Schiavone, che lo usa come testa di legno, ma gli dà anche spazio, significato e fiducia avendo compreso di aver di fronte una persona con competenze specificatamente applicabili alle sue necessità criminali.

L’elenco riepilogativo di società e consorzi è parte integrante, dello stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo oggi. Integrale ma anche iniziale perchè si tratta proprio della prima pagina che troverete in riproduzione. Il ragionamento portato avanti dalla Dda e sposato dal gip, individua un perno, un fulcro di tutto il sistema gestito dal pupillo di Francesco Schiavone Sandokan il quale con Nicola Schiavone monaciello ha compiuto i primi passi da imprenditore e a Nicola Schiavone monaciello ha affidato una rappresentanza di fatto su tanti settori della produzione di servizi, di lavori alle infrastrutture partendo dalla posa dei cavi elettrici o delle telecomunicazioni a cui Sandokan e Nicola Schiavone avevano lavorato insieme negli anni 90 prima che Francesco Schiavone virasse decisamente in direzione dell’atttività criminale militare e militante e fondasse il clan dei casalesi di cui è stato capo indiscusso.

Il fulcro, il perno del sistema del monaciello si chiama TEC srl, cioè la società con sede a Napoli in via Gramsci 21 da dove Nicola Schiavone sviluppa ogni suo maneggio e in cui pensa di coprire il proprio ruolo di dominus attraverso un improbabile contratto di lavoratore dipendente che lo porta ada assumere la carica di direttore generale.

Quanto conti lui come direttore generale e quanto conti Caldieri e chi assume le cariche di legale rappresentanza, si capisce tranquillamente dal conto della serva compiuto dagli inquirenti, i quali stabiliscono che, con la famosa carta di credito aziendale, consegnata a Nicola Schiavone per accordi contrattuali, questi, dall’anno 2008 all’anno 2018 cioè nel corso di 10 anni spende la cifra di 949.403,17 euro per viaggi, pranzi, alberghi, cene. Nel corso dello stesso periodo Leo Caldieri scompie movimenti con carta di credito per un importo di 123.429 euro.

In pratica un rapporto di quasi uno a 10 su cui è inutile psendere ulteriori commenti.

Dicevamo che secondo i magistrati il centro direzionale di tutte le attività del cartello dei soggetti economici apprestati alle necssità criminali di Nicola Schiavone è costituito da TEC srl. Chi controlla questa società è in grado, attraverso incastri di quote, di controllare anche la Itep, alla cui guida, non a caso, viene messo una persona definita come uno faccendato, Umberto Di Girolamo oltre ad aver bisogno di guadagnare qualcosa, si rappresentava un ruolo di fiducia in quanto fratello della moglie e dunque cognato di Leo Caldieri.

E anche qui si capisce quanto sia diventato stretto il rapporto tra Caldieri e Nicola Schiavone, che si fida ciecamente del primo, a cui dà anche la possibilità di mobilitare i rapporti di prestanome da lui stesso individuati. Il controllo certo della Itep, da parte della TEC srl e dunque da parte di Nicola Schiavone è dimostrato dal fatto che in Itep, sulla carta, risultano assunte Tiziana Baldi e Amelia Schiavone, rispettivamente moglie e figlia di Vincenzo Schiavone ‘o trick, fratello, assoluta ombra fedelissima di Nicola monaciello.

Ad Itep sono imputati molti costi riguardanti la casa napoletana di via Aniello Falcone in cui Vincenzo Schiavone risiede con la sua famiglia, ma soprattutto una “bella mappata” di fatture di consulenza con una dicitura a dir poco generica (“coordinamento di servizi aziendali”) emesse evidentemente dallo stesso Vincenzo Schiavone, come libero professionista.

Ma la parte del leone, anche a dimostrazione che comunque, pur essendo legatissimi tra di loro, Nicola Schiavone era il vero capo del sistema, con il pieno avallo del fratello Vincenzo, c’è il diluvio (altro che mappata) di quattrini stavolta erogati con uan singola fattura, che transitano dalle tasche di Itep a quelle della BCS srl cioè la pseudo società consulenza con sede in piazza dei Martiri e che è pure l’unica in cui Nicola Schiavone compare direttamente quale socio e quale amministratore.

Pensate un pò che la BCS incassa dalla Itep somme equivalenti all’intero fatturato di quest’ultima azienda. Dunque, è vero che il sistema messo a regime da Nicola Schiavone monaciello era molto efficiente e di difficile lettura da parte di chi voleva indagarci dentro e attorno, ma è anche vero che qualche traccia, il monaciello l’ha lasciata, essendo, evidentemente, molto sicuro di sè, tranquillo sul fatto che certe operazioni, come quest’ultima appena descritta, non sarebbero mai finite sotto alla lente di ingrandimento di una qualsiasi autorità giudiziaria.

Di questo doveva essere convinto Nicola Schiavone, perchè non poteva certo pensare che una fattura che trasferisce l’intero fatturato di un’azienda ad una società di consulenza possa essere considerata altro rispetto ad un’operazione ingenua, plateale, risibilissima, “sgamabilissima” e anche un pò grossolana.

Attenzione, ma la TEC srl è centro direzionale anche del consorzio Imprefer. Intanto, perchè possiede una materiale e significativa quota di partecipazione, a soprattutto perchè il peso discriminante di questa quota è dimostrato dalla nomina di Luca Caporaso alla carica di co-amministratore dunque di co-legale rappresentante del consorzio.

Chiara spia del pieno controllo, della piena influenza esercitati da Nicola Schiavone. Imprefer è anche trampolino di lancio per consolidare i rapporti con Macfer srl, società importante in quanto fattura 18 milioni di euro all’anno, precisamente lo fa nel 2018 e nella quale la TEC partecipa con una quota di 3 milioni 400 mila euro. In Imprefer compare anche la ragione sociale della Andreozzi Costruzioni srl, sede legale a Vietri sul Mare, sedi secondarie a Salerno e Roma. Andreozzi non gode di una salute di ferro. Si tratta di una società in netta difficoltà che però attraverso il rapporto, la relazione stretta instaurata con TEC all’interno del consorzio si riprende alla grande, scrive il giudice “con una determinante iniezione di fatturato“.

Sempre in sede di sintesi e di riassunto di cose che abbiamo dettagliatamente già esposto nelel scorse puntate, va sicuramente citato l’importantissimo rapporto che TEC srl crea con un altro colosso del settore, quale Ferone Pietro srl che dagli anni 80, come dice Ciro Ferone, figlio del fondatore Pietro, in un interrogatorio del 5 aprile 2019, condotto dagli inquirenti 48 ore dopo le perquisizioni alle case e agli uffici dei due Schiavone, aveva instaurato rapporti molto densi con le aziende di stato, al tempo con ferrovie dello stato, sin dagli anni 80 e si riteneva, per questo motivo, ma anche per i suoi fatturati, un imprenditore di rango superiore rispetto a Nicola Schiavone, con il quale, però, a dimostrazione che il pupillo di Sandokan importante, anzi importantissimo era diventato pure lui, va a costituire delle associazioni temporanee di imprese con le quali si aggiudica grandi appalti, banditi da rete ferroviaria italiana e in cui Ferone  spende sue classi di specializzazione, come del resto fa anche Nicola Schiavone, il quale, però, viene accolto da Ferone che si rende conto della importanza, del rilievo che la tessitura di rapporti, cuciti negli anni da Nicola Schiavone in tantissimi ambienti, quelli imprenditoriali delle aziende di stato, ma anche quelli politici e forse anche quelli massonici, diventa un elemento decisivo per conquistare lucrosissimi appalti sulle linee ferroviarie.

Solo nel 2017, la Ferone Pietro srl paga alla TEC srl fatture per una cifra complessiva di 900 mila euro, mentre incassa da GSC scarl, cioè un altro consorzio controllato da Nicola Schiavone, 218 mila euro, quale corrispettivo di fatture che stavolta è lui ad emettere.

Sul controllo, da parte della TEC, della GSC scarl, non c’è alcun dubbio in quanto la società di via Gramsci ne possiede la maggioranza delle quote. E questo sarebbe niente visto che sempre nel 2017, dalle casse della GSC srl afffluiscono in quelle della TEC una somma, in realtà, nello stralcio dell’ordinanza leggerete la parola “controllante” come erogatrice di questa somma. In realtà si tratta di un refuso, perchè è del tutto evidente che a spostare questa cifra, non è la controllante, bensì la controllata GSC che trasferisce il milione sui conto correnti della controllante TEC srl. Soldi erogati da una società di cui Nicola Schiavone è dipendente, è direttore generale in quanto tale spende 100mila euro all’anno solamente in cene, alberghi e viaggi; soldi erogati da una società che del consorzio GSC è la controllante.

Si dirà: soldi rappresentativi di possibili utili d’impresa che il consorzio GSC corrisponde ala società proprietaria della maggioranza in quota parte. Sì, vabbe’: in realtà questi soldi servono per pagare lo stipendio a Nicola Schiavone e a Leo Caldieri. In poche parole, il controllo di TEC consente di attivare questo circuito a multicollegato, dentro al quale socrrono tantissimi soldi che finiscono a titolo di improbabilissimo stipendio, nelle tasche degli appena citati Nicola Schiavone e Leo Caldieri ma anche in quelle di Teresa Maisto, moglie di Nicola Schivone, Umberto Di Girolamo, cognato di Vincenzo Schiavone, lo stesso Vincenzo Schiavone, che come abbiamo appena scritto sforna decine e decine di fatture di consulenze farlocche, la moglie di quest’ultimo Tiziana Baldi, dipendente di Itep insieme alla figlia Amelia.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA