Ignari cittadini filmati in spogliatoi, palestre, piscine e camerini. Perquisizioni nel Casertano

14 Giugno 2022 - 12:26

CASERTA – Nell’ambito di una operazione, la polizia postale di Milano ha disarticolato due gruppi criminali. L’operazione con il coordinamento del Servizio Polizia Postale di Roma e della Procura della Repubblica di Milano, ha interessato 10 città su tutto il territorio nazionale. Perquisizioni sono state effettuate anche in provincia di Caserta.

Migliaia di spezzoni di vite spiati in giro per il mondo, sfruttando il senso di sicurezza che a molti dà il fatto di poter monitorare tutte le zone delle loro abitazioni. Persone che si sono viste, invece, rubare scene di intimità. Grazie al lavoro portato avanti, frame dopo frame, dagli investigatori della Polizia postale, gli inquirenti sono addirittura riusciti a risalire ad una di quelle famiglie, padre e madre con figli, che per mesi, forse circa due anni, è stata controllata giorno per giorno, violata nella sua quotidianità. E ha potuto, però, presentare denuncia, la prima nell’indagine, contro quella banda di ‘spioni’, uno dei quali nel suo telefono aveva pure la possibilità di guardare contemporaneamente in diretta dentro più case.

Sono questi alcuni dettagli che emergono dalla maxi inchiesta, che si è mossa su due filoni distinti, coordinata dagli aggiunti Letizia Mannella e Eugenio Fusco e dai pm Francesca Gentilini, Giovanni Tarzia e Eugenia Baj Macario. E che ha colpito un gruppo di esperti informatici, ma non solo, che entrava nei sistemi di videosorveglianza delle abitazioni o dei camerini di negozi e centri commerciali. E un altro, con altre persone indagate, specializzato nel ‘voyeurismo’ di spogliatoi di piscine e palestre. Tutto è partito quando sul telefono di un presunto pedofilo, perquisito in una tentacolare inchiesta contro la pedopornografia on line scattata in Nuova Zelanda, è stata rintracciata quella chat in cui lui e altri 10, tra i 20 e i 50 anni e con una vita apparentemente normale, registravano, guardavano e vendevano ‘le vite degli altri’.

Dagli oltre 1700 account analizzati nell’inchiesta ‘madre’ sulla pedopornografia si è arrivati a quelle migliaia e migliaia di immagini carpite: dalle scene di sesso a letto, fino a una doccia in bagno o al cambio di abiti in un camerino e al passaggio di una persona svestita nel corridoio di uno spogliatoio. In Italia ma non solo. Difficile, infatti, localizzarle, ma in un caso, quello della famiglia che ha potuto denunciare, gli investigatori ce l’hanno fatta. E gli inquirenti ora sono pronti a contestare anche la pedopornografia in relazione a quei filmati che hanno ritratto pure bambini nudi nelle loro case, che in teoria dovevano essere i luoghi più protetti.