La Domenica di Don Galeone: “A chi sostiene i “diritti della verità” va ricordato che … con il pretesto della verità, abbiamo commesso tanti delitti contro l’uomo”.

10 Settembre 2023 - 11:01

10 settembre 2023 ✶ XXIII Domenica del TO (A)

Chi non ama, non deve correggere il fratello!

La domenica “della correzione fraterna”  Nel Vangelo di due settimane fa abbiamo ascoltato come Gesù fonda la Chiesa e l’affida a Pietro. Nel Vangelo di questa settimana, Gesù ci fa vedere la sua Chiesa all’opera. Ma nulla di trionfale! Certo, la Chiesa diventerà un grande albero, ma l’inizio è quello del seme, del lievito, del granello di senape. L’insegnamento di Gesù è un invito alla moderazione nell’uso di certe regole di disciplina comunitaria. La condanna ufficiale del fratello è possibile solo quand’egli persevera nel male, e rifiuta ogni correzione (v.17). Noi siamo corrivi a chiamare gli altri “peccatori”; Gesù ci dice invece: “fratello che commette una colpa”; c’è differenza tra chi pecca qualche volta, e chi è davvero peccatore. Gesù vuole che chiunque vede un fratello che pecca, lo avvicini a tu per tu (v.15); se ci riesce, è una vittoria, perché lo scopo è sempre quello di salvare. La Chiesa è una madre!

La correzione dev’essere “fraterna”  Lo stile del Vangelo colpisce subito per il suo realismo. Parlando dei rapporti umani e sociali, Gesù dice semplicemente: “Se tuo fratello ha mancato contro di te, va’ e cerca di correggerlo tra te e lui !”. Gesù dice di non mettere subito di mezzo la Chiesa ufficiale, di non far intervenire subito i tribunali dell’Inquisizione. Che un altro “fratello” corregga il peccatore, e il peccato, quindi, resti segreto! Ma se il peccatore non dà retta? Allora lo si corregga alla presenza di qualche altra persona. Se si ostina ancora, venga rimproverato davanti all’assemblea; se neanche questo rimprovero è efficace, allora lo si escluda dalla comunità, sia scomunicato. Per sempre? No, se si pente, va perdonato e riammesso, anche settanta volte sette. Gesù non vuole una Chiesa di eremiti, di solitari, di perfetti! La religione di Gesù è sociale, oltre che interiore! Niente di legalitario, di curiale, di burocratico. Se errori sono stati commessi, non è stato certo Gesù a consigliarli.

Chi non ama, non deve correggere!   L’esclusione dalla comunità: ecco la massima pena! Ma sempre per motivi di conversione e non di repressione! Quello che conta è recuperare il fratello. Per questo, occorre molta discrezione. Invece noi, adottiamo una procedura diversa: se un fratello pecca , ne parliamo immediatamente con tutti, amplificando anche i fatti. E quel fratello sovente è l’ultimo a sapere quanto si racconta alle sue spalle. Lo faceva già notare Pascal con una certa ironia: “Un principe potrà essere la favola di tutta l’Europa, e sarà l’unico a non saperne nulla. Nessuno parla di noi in nostra presenza, come ne parla in nostra assenza. L’unione tra gli uomini è fondata su questo reciproco inganno, e poche amicizie durerebbero se ognuno sapesse quello che dice di lui l’amico in sua assenza”. Gesù parla di correzione “fraterna”, ossia si corregge perché si ama. Chi non ama, non deve fare il moralista! A chi sostiene i “diritti della verità” va ricordato che essa è un nome astratto, e che, con il pretesto della verità, abbiamo commesso tanti delitti contro l’uomo. Esistono solo i “diritti della persona”, perché solo la persona è soggetto di diritti. Il peccato va sempre condannato, ma il peccatore merita sempre rispetto. A chi si difende con: “Io dico sempre la verità!”, gli va aggiunto: “E sei un maleducato!”. A chi dice: “Io sono fatto così!”, gli va aggiunto: “E sei fatto male!”, perché la verità non sempre va detta, e in ogni caso la verità va detta con carità. Non c’è da tenere il broncio quando un nostro fratello ritorna nella comunità convertito. Siamo tutti felici dentro quando nessuno è infelice fuori! BUONA VITA!