La Domenica di Don Galeone. “Bisogna essere accoglienti e i motivi per accogliere sono tanti”

2 Luglio 2023 - 14:16

Domenica 2 luglio 2023 ✶XIII Domenica T.O.

Amore a prova di croce!

Ci troviamo davanti a parole durissime. Gesù dice di non essere venuto a portare la pace. E aggiunge parole ancora più dure: “Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me!”. Tutti vogliamo scansare la croce, e invece: “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me!”. Che cosa non daremmo per salvare la vita? E invece: “Chi avrà trovato la sua vita, la perderà!”. Gesù non ci dice che queste cose sono ragionevoli. Ci fa capire, attraverso un linguaggio duro, che Dio va messo al primo posto, altrimenti cadiamo nella idolatria. Dio va amato più del padre, della madre, dei figli (che è, ora lo sappiamo, il miglior modo di amarli!). Tutto il resto è periferico. Sarà teologia, filosofia, filantropia. Ottime cose! Ma il personaggio centrale è sempre quell’ebreo di nome Gesù di Nazaret.

Le parole di Gesù possono anche stupirci, ma dal momento che sono state scritte, restano davanti a noi con la loro scomoda verità: “Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me!”. Gesù non ha condannato l’amore umano, anzi lo ha tanto esaltato da farne un segno sensibile del suo amore. Ma se cessa di essere segno, allora diventa fine a sé stesso. Non può essere discepolo di Gesù chi “non odia suo padre e sua madre”. Viene da chiedersi: ma Gesù non aveva detto di amare i nemici? I familiari sono forse peggiori dei nemici? Non aveva forse insegnato che siamo tutti fratelli? Dovremo pensare a un mondo di famiglie allo sfascio, tra odi e litigi? Via, non esageriamo! Come per la Legge antica, così per la famiglia si può dire che Gesù non è venuto per abolirla ma per perfezionarla, liberandola appunto dalle chiusure dell’egoismo, cui la famiglia si è prestata in molti casi.

Se vogliamo utilizzare il metodo della Content Analysis, dobbiamo subito dire che nel brano del Vangelo ricorre per ben sei volte il verbo “accogliere”. Anche nella prima lettura si parla di accoglienza. Tematica più che mai attuale oggi, per il problema degli sbarchi di immigrati, di extracomunitari, di clandestini … Bisogna essere accoglienti, e i motivi per accogliere sono tanti.

Per motivi teologici: nel Levitico è scritto: “Il forestiero che dimora tra voi lo tratterete come colui che è nato tra voi!” (19,34), e il motivo è presto detto: “Anche tu sei stato forestiero in Egitto!” (Dt 10,19). Nel Vangelo di Matteo è anche scritto: “Ero forestiero e mi avete ospitato!” (25,38). Nell’Apocalisse leggiamo: “Sto alla porta e busso!” (Ap 3,20). Dalla Genesi all’Apocalisse corre questo fil rouge dell’accoglienza.

Per motivi razionali: viviamo tutti in situazione di crescente multietnicità, siamo tutti nomadi, pellegrini, in cammino; le differenze di lingua o cultura o religione sono tutte relative, e vanno intese non come un problema ma come una risorsa. E qui qualche domanda diventa necessaria: siamo accoglienti? La nostra famiglia, la nostra comunità come si rapporta con lo straniero? Incrociando un clandestino, lo evitiamo passando dall’altra parte del marciapiede? Sarebbe la parte sbagliata. Potremmo correre il rischio di sentirci quella condanna: “Via da me, perché ero forestiero e non mi avete ospitato!”.