La Domenica di Don Galeone. L’uomo di oggi sa che c’è un regno dei cieli? Forse il credente ogni tanto ci pensa, ma la maggior parte dei battezzati sembra vivere un’esistenza schiacciata sul presente
12 Novembre 2023 - 09:33
12 Novembre 2023 ✶ XXXII Domenica del TO (A)
La vita, quaggiù, è vigilia, attesa, pellegrinaggio verso Dio!
Gesù descrive la felicità eterna come una festa di nozze. La chiave di lettura della parabola è data dal v.13: “Vegliate, perché non sapete né il giorno né l’ora”. La sentenza che Gesù rivolge alle vergini stolte è terribile: “Non vi conosco!”. Si tratta della separazione totale, se si pensa che “conoscere” nella Bibbia implica affettività, totalità… È terribile pensare che spesso la facciata è salva (erano vergini anch’esse!), ma dentro l’amore è finito: alla verginità del corpo può corrispondere la prostituzione dello spirito. Possiamo anche continuare a vivere per abitudine, per quieto vivere, ma abbiamo smarrito il senso dell’invito a nozze. Manca quell’amore (cioè: avere l’olio), che ci fa andare incontro allo Sposo con gioia.
Il credente, oggi, deve evitare due posizioni estreme: a) aspettare passivamente, svalutare il mondo e la vita, ritenere il lavoro inutile, trasformare la vita in una noiosa sala di attesa, in una valle di lacrime; b) dimenticare l’appuntamento, sistemarsi comodamente in questo mondo, e credere che non si debba mai partire. L’incontro con Dio viene così cancellato dell’agenda, la festa è tutta qui, sulla terra. E invece la festa continua altrove! Lo Sposo può tardare, ma non ha detto che non verrà!
Tutte si assopirono …
Una parabola difficile, perché difficile è la vigilanza. Lo Sposo arriva in ritardo, che vuol dire “prima” di quanto noi prevediamo, “dopo” di quanto noi crediamo: la necessità della vigilanza! Gesù non dice: “state tranquilli!” ma “vegliate!”. È consolante osservare che “si assopirono tutte e dormirono” (v.5). Il Signore sa che siamo fragili: tutti possiamo addormentarci, come gli apostoli nell’Orto. La differenza non è tra chi dorme e chi veglia: “Tutte si assopirono”. La differenza sta nell’olio: le vergini sagge lo hanno portato, le vergini stolte lo hanno dimenticato. La colpa non sta nel dormire, ma nel non avere l’olio. Fuori di metafora: la colpa sta nell’essere vergini ma senza amore, nell’avere la fede ma non le opere, nel provare entusiasmo ma senza la fedeltà, nel sentire la commozione senza decidersi per la conversione.
E comunque, non siamo troppo severi con queste vergini stolte! Loro almeno attendono lo Sposo: noi oggi abbiamo persino dimenticato che esiste uno Sposo; loro hanno lasciato la lampada senz’olio: noi non abbiamo più nemmeno la lampada; loro sono stolte, ma anche vergini: noi invece abbiamo venduto la nostra vita agli interessi e ai piaceri; loro chiedono con buona grazia un po’ di olio, e quando glielo rifiutano, corrono altrove a cercarlo: noi o non chiediamo nulla a nessuno, o prendiamo con violenza quello che ci serve; loro pregano di essere ammesse nella casa del banchetto: noi teorizziamo che non esiste il paradiso, o che al massimo è un noioso circolo di bigotti. Davvero noi siamo più stolti di quelle vergini stolte!
C’è un particolare di grande importanza: “Le vergini stolte chiesero alle sagge: dateci del vostro olio!”. Come interpretare il rifiuto delle vergini sagge? Significa che la vita di fede comporta una responsabilità personale, non sono ammesse deleghe. Certo, possiamo aiutarci, ma alla fine ciascuno è chiamato a scegliere. Nessuno può chiedere la fede in prestito; ognuno deve personalmente sperare ed amare. Le sagge non possono vendere, le stolte non possono comperare. Inutile stare a sofisticare sull’egoismo delle sagge. Non è più tempo di favori, di sostituzioni, di deleghe, di transazioni. In quell’ora “l’olio” dev’essere il “mio”!
Il personaggio centrale: il tempo!
Ogni parabola ha numerosi personaggi. In questa parabola, qual è il personaggio centrale? Ad una prima lettura sembra lo Sposo, ma questo, per quanto importante, non pare determinante. Neppure le vergini, pur così necessarie alla festa, sembrano le protagoniste. C’è invece un personaggio molto più incisivo, quasi nascosto: è il tempo. La parabola, infatti, vuole insegnarci la vigilanza. Le vergini stolte hanno perso sempre tempo: quando prendono poco olio, quando corrono a comperare olio, quando ritornano, quando trovano la porta chiusa. Hanno perso il tempo e lo Sposo! Il tempo misura davvero la nostra buona volontà. Quando amiamo, troviamo sempre il tempo. I fidanzati trovano sempre il tempo per sentirsi e vedersi. Dire “non ho tempo” in famiglia o in comunità, significa volersi scomunicare, separare. A volte, non basterà neppure chiedere perdono, come nella parabola. La porta fu chiusa! Non c’era più tempo! Il tempo, come dice il bel titolo di un’opera francese, è “il grande scultore”, che ci plasma per l’eternità. Il tempo produce denaro. Che dico? Il tempo produce l’eternità!
Buona vita!