La Domenica di Don Galeone: “Mentre il vangelo ci parla di gratuità, di libertà, di amore…l’esperienza invece ci stringe sempre più nelle maglie della necessità”

20 Dicembre 2020 - 10:00

20 Dicembre 2020 – IV Domenica di Avvento / B

L’IMPOSSIBILE È POSSIBILE! 

Prima lettura: Il regno di Davide sarà saldo per sempre (2Sam 7,1). Seconda lettura: Il mistero taciuto per secoli ora è rivelato (Rm 16,25). Terza lettura: Concepirai un figlio e lo chiamerai Gesù (Lc 1,26).

Dio non ha bisogno delle chiese degli uomini   Siamo sempre tutti in attesa di tempi migliori. Il messianismo è radicato in noi più di quanto immaginiamo. La storia lo dimostra senza ombra di dubbio: Medioevo, Rinascimento, Illuminismo, Fascismo, Nazismo, Comunismo, Scientismo… sono tutte ideologie tramontate eppure l’uomo attende sempre un salvatore, l’ultimo Godot. Anche nella prima lettura abbiamo un esempio di messianismo. Gli ultimi anni della vita di Davide non furono tranquilli: stavano per esplodere le rivalità tra le dieci tribù nel Nord e le due nel Sud; i popoli sottomessi (ammoniti, moabiti) rifiutavano di pagare le tasse, ma il pericolo maggiore veniva dalla lotta in famiglia: Ammon, l’amato primogenito, era stato assassinato dal fratello Assalonne, che a sua volta si era ribellato contro Davide e perciò fu ucciso dal generale Ioab; l’altro figlio Chiliab era perito durante la stessa faida familiare; il regno sarebbe spettato al quartogenito Adonia, ma gli intrighi dell’ambiziosa Bersabea e del profeta Natan spinsero Davide a designare Salomone come successore. La faida si chiuse con l’uccisione di Adonia, dietro ordine di Salomone. In questo ambiente va collocata la prima lettura. Per rafforzare l’unità del regno, Davide pensò di costruire un tempio al Signore. Torna sempre l’idea di usare la religione a scopi politici: la religione come “instrumentum regni”.
“Forse tu mi costruirai una casa?”   Davide si vede bocciare dal profeta Natan il suo progetto di costruire un tempio grandioso al Signore, in Gerusalemme. Il motivo lo leggiamo nella versione tramandataci dal libro delle Cronache: Davide non costruirà nessun tempio perché “ha versato troppo sangue” (1Cr 22,8). Ma si sente anche fare una promessa inaudita: “Il Signore farà a te una casa stabile, solida, eterna!” (v.11). Nella Bibbia il termine “casa” indica non solo l’edificio materiale ma anche il casato, la posterità dei successori. Conosciamo dinastie che sono durate secoli, anche millenni, ma qui Dio si impegna in una promessa inaudita: il trono di Davide “sarà stabile per sempre!” (2Sam 7,16). Un triste giorno di luglio del 587 a.C. però accadde un fatto terribile: i babilonesi distrussero Gerusalemme e posero fine al regno di Davide. Furono anni di smarrimento, durante i quali gli ebrei compresero che il Regno di Dio non è di questo mondo. Israele attendeva un conquistatore e il Signore inviò un bambino, Gesù. Sono le sorprese di Dio! Il Signore non vuole abitare in una casa di pietre, ma nel cuore degli uomini. Dunque, più che badare ai nostri progetti, come fece Davide, preoccupiamoci di fare la volontà di Dio, come Maria: “Signore, fa’ di me quello che vuoi!”.
La casa di Dio è l’uomo vivente    Il re Davide vuole costruire a Dio una grande casa, e Dio lo contesta. Dio non ha bisogno di un tempio né di una casta sacerdotale. Il vero tempio di Dio è l’uomo vivente, e tutti sono sacerdoti in quanto figli di Dio. I luoghi sacri sono utili ma non necessari. Dio non rifiuta il tempio e i sacrifici, ma afferma che l’alleanza tra Dio e popolo poggia non sui sacrifici compiuti nel tempio, ma nel cuore libero e puro del credente. Per molti, la “chiesa” è un luogo turistico da visitare o un luogo sacro da venerare. Ha ragione Nietzsche: “Che cosa sono mai queste chiese, se non le tombe e i sepolcri di Dio?”. La chiesa è un luogo sacro non a motivo delle sue pietre antiche, ma perché sono santi i credenti, che vi si riuniscono come pietre viventi. Quando l’uomo fa qualcosa per Dio, lo fa in termini di rumore, di grandiosità, di potenza. Dio invece preferisce il silenzio, la povertà, la modestia. Esiste sempre un conflitto tra i progetti di Dio e i progetti dell’uomo. In tutta la storia del cristianesimo occidentale abbiamo innalzato opere grandiose per rendere onore a Dio, ma sotto questa copertura erano nascoste tante ambizioni. Le persone più pericolose sono quelle che con sicurezza gridano: “Dio lo vuole”, una frase che ha nascosto le crociate, i roghi, le inquisizioni, i pogrom, i ghetti, i lager, i gulag, le leggi razziali… Dio non ha nessuna fretta di avere una bella casa, di essere sistemato in un artistico presepio. Dio desidera frequentare le piazze, la gente, i luoghi di lavoro, sedere a tavola, sentire i nostri problemi. Dio desidera riempire la solitudine degli anziani, ascoltare la disperazione degli ultimi, visitare gli ammalati, fare un giro negli slums… E tutto questo, di sorpresa, perché vuole vedere la realtà com’è, senza trucchi e aggiustamenti come avviene nelle visite “ufficiali”. Dio non è venuto per essere sistemato in nessun presepio e in nessuna chiesa. Maria non ha costruito nessun presepio, ma dopo “l’annunciazione” ha compiuto una “visitazione”, si è messa in viaggio per aiutare la cugina Elisabetta. Maria ha davvero compreso che l’Emanuele è un “Dio-senza-casa” ma non un “Dio-senza-uomo”. Dio non cerca un presepio, una chiesa, un sacro recinto, ma sempre e solo l’uomo!
Maria disse: Come è possibile?     La fede è oggi una merce molto rara. Nel passato potevamo osservare compiaciuti la società cristiana, che noi esportavamo con la forza congiunta dei missionari e dei crociati. Oggi, cresciuti nella fede, ci chiediamo: “Per annunciare il vangelo, sono necessarie tante strutture? Fino a che punto è necessario ricorrere al diritto canonico e ai concordati? Il vangelo insegna: Gratis avete ricevuto e gratis date. Non accumulate ricchezze. Nessuno può servire due padroni. Cercate il Regno di Dio e fate la sua volontà”. Le nostre preoccupazioni per garantire il Regno di Dio sono stolte. Dio può fare l’impossibile, anche l’asino di Balaam può profetare (Nm 22,22), anche le pietre possono cantare al Signore, anche dal letame possono nascere i fiori. Dio può fare l’impossibile, non ha bisogno neppure che Maria conosca uomo; la verginità di Maria questo significa: l’onnipotenza, la libertà, la fantasia di Dio. Fede significa credere nell’impossibile. Significa sapere che il cammino di Dio nella storia all’improvviso può farsi beffa delle “astuzie della ragione umana”, delle meccaniche sussurrate dalla ragion di stato e di chiesa.
Eccomi, sono la serva del Signore!   Verità centrale nel cristianesimo: la salvezza avviene grazie ad una serie di mediazioni umane. Veramente, Dio ha bisogno degli uomini. Dio continua ancora oggi a parlare, a consacrare, ad amare, a camminare… perché trova donne e uomini generosi. Dio non ha mani. Ha soltanto le nostre mani per continuare a benedire, consacrare, insegnare, accarezzare. Dio non vuole esecutori ma collaboratori. Anche il nostro “Eccomi” può contribuire a migliorare la società. Chi potrà mai misurare la ripercussione di un atto d’amore, di fede, conosciuto solo da Dio? Chi potrà quantificare la misteriosa alchimia che si verifica quando un uomo lavora con Dio nel suo Regno? Gli atti più liberatori per l’umanità non avvengono sotto la luce dei riflettori né al suono delle fanfare.
E’ possibile l’impossibile!   Mentre il vangelo ci parla di gratuità, di libertà, di amore… l’esperienza invece ci stringe sempre più nelle maglie della necessità. Oggi, per poter annunciare il vangelo è necessario che la chiesa entri nella politica, che ci siano la legge, la disciplina, il concordato, il diritto canonico, il partito cristiano, gli edifici sacri… Il vangelo sembra destinato ad essere vissuto nello spazio della interiorità, perché oggi o si accettano le leggi della necessità o si rimane sconfitti nella vita. E’ possibile uscire da questo dilemma? La prima verità da recuperare è che Dio realizza la salvezza attraverso le mediazioni umane, non aspettando una voce dall’alto, ma facendo la sua volontà. Noi che annunciamo la parola di Dio, con infedeltà ma anche con passione, dobbiamo sentirci umili e utili strumenti di Dio. Il mistero di Dio non viene scalfito da nessun sillogismo; i filosofi e i teologi tracciano i loro geroglifici sulle pareti, ma Dio è dietro la parete. La fede ci trasferisce in una logica diversa, nella quale risulta insopportabile la loquacità degli uomini. Di questa “logica diversa” oggi la Scrittura ci presenta due situazioni: il re Davide, dopo avere organizzato il suo popolo, vuole costruire a Dio una grande casa, ma Dio lo contesta: “Io non ho bisogno di un tempio, di sacerdoti, di un’organizzazione!”. Non che il tempio sacro, le istituzioni religiose, il diritto canonico sia illecito, ma le nostre preoccupazioni per garantire il Regno di Dio sono stolte, perché Dio può fare l’impossibile. La fede non significa disprezzo delle leggi, ma disponibilità all’impossibile; significa sapere che Dio può farsi beffa delle nostre leggi e delle nostre previsioni. Oggi sappiamo, per esempio, che Dio opera meraviglie fuori dai nostri confini, che lo Spirito non è legato a nessuna istituzione, nemmeno ai sacramenti; si manifestano cose mirabili, che non abbiamo fatto noi, anzi, che abbiamo ostacolato; da varie parti del mondo vengono ad evangelizzare la nostra vecchia Europa; da altre università ci giungono nuove elaborazioni teologiche e forse le nostre ripetono verità sterili. Tutto questo deve riempirci ugualmente di gioia: Dio è libero, è Padre universale, non appartiene a nessuno, perciò è di tutti! BUONA VITA!