LA NOTA. La tragica fine della 21enne Simona Serra. “Muore giovane chi è caro agli dei (o a Dio)” Il ricordo di chi l’ha amata al Manzoni

9 Aprile 2024 - 19:33

LA NOSTRA NOTA. Non possiamo non condividere, anche per un fatto di affinità culturale, il modo con cui questa bellissima 21enne, investita e uccisa ieri sera mentre si trovava a Pozzuoli, è stata ricordata dal Campus Manzoni

CASERTA – (Gianluigi Guarino) Puoi sbattere la testa come vuoi, ma non lo trovi subito un punto visibile, un approdo emotivo dove abita la consolazione quando, da un minuto all’altro ti piomba addosso una tragedia, che toglie, ma anzi estirpa dal mondo dei vivi un ragazzo o una ragazza di 21 anni. Non trovi la consolazione, ma solo risposte fredde e inutili nell’alveo del raziocinio dov’ è la scienza fine a se stessa a dettar legge e dove un incidente mortale, come quello che ha ucciso ieri sera Simona Serra, viene analizzato con il gesso che disegna una sagoma e con le rulline che misurano le distanze tra un punto e l’altro nella gelida stesura di un verbale. Azioni di dovere civile, legale che anticipano il momento in cui il tutto verrà gettato alle ragioni della statistica, dentro ai numeri del calcolo delle probabilità.

La razionalità non ha mai consolato e della consolazione hanno bisogno il cuore, la pelle, la carne, le ossa, i sensi delle persone. I sensi di una madre, di un padre, di una sorella, degli ex professori, degli ex compagni di scuola, a cui non puoi mettere una mano sulla spalla snocciolando i numeri della casistica degli incidenti mortali e delle sue cause, a cui non puoi raccontare che nel secolo dei lumi la divinità, il trascendente venivano ridotti a superstizione anche quando questi si sviluppavano attraverso la narrazione di una “religione illuminata” che non era un ossimoro, ma il punto d’incontro ricercato e spesso trovato dal “clero buono”, dal clero tollerante, dal clero dei gesuiti che avevano affascinato la Cina rimanendone a loro volta affascinati ma che furono travolti ingiustamente da quell’illuminismo che nasceva come “ragione nella ragione” ma che alla fine diventò, come ha fatto notare qualche anno fa in un suo discorso Papa Francesco, il primo gesuita della storia a diventar Pontefice, intolleranza, tradendo se stesso e le intenzioni che aveva enunciato.

Fa piacere, allora, che un liceo classico di impronta laica, quello del Manzoni di Caserta, diverso dunque dal liceo classico di impronta religiosa, ma mai bacchettona, mai fondamentalista, in un certo senso gesuitica come quello che ha frequentato il sottoscritto, trovi nella fede, precisamente in una fede nel trascendente, una strada, il pertugio seppur piccolo, della consolazione, che è tale e si forma come tale solo se è sorretta dalla speranza che non tutto sia finito, sia concluso alla fine di una vita terrena.

Questa citazione del poeta greco Menandro la ritrovi concettualmente in qualche passo della Bibbia, la ritrovi nella consolazione di speranza del cristiano, di un Cristianesimo che Menandro non poteva conoscere quando scriveva Muore giovane chi è caro agli dei

Questa è la frase scritta con i caratteri del greco antico, quello che la povera Simona aveva studiato nei 5 anni di frequentazione del liceo classico Alessandro Manzoni di Caserta, con cui la pagina del Campus Manzoni applica la consolazione, anticipandola rispetto al cordoglio delle frasi successive dedicate alla memoria della studentessa

Frasi del commiato dei docenti, di chi le ha voluto bene a partire dalla preside Adele Vairo, che potete leggere nel post che pubblichiamo integralmente in calce.