LA NOTA. Un ragionamento serio e sereno: spieghiamo perchè quella dell’altra sera, per Carlo Marino, in gravissimo declino elettorale, è solo una vittoria di Pirro

23 Dicembre 2019 - 13:14

CASERTA(Gianluigi Guarino) Una domanda, rispetto alla quale noi possediamo una risposta, ma che è, comunque, serio rivolgere ad ogni cittadino casertano, perchè magari poi CasertaCe possa apprendere qualche situazione nuova, non chiaramente percepita, non chiaramente da noi compresa, sviluppatasi dal 2016 ad oggi.

La domanda è la seguente: se si andasse alle urne, oggi, per le elezioni comunali, quanti voti sarebbe in grado di raccogliere Carlo Marino, grazie ad un consenso diretto, frutto di una manifestazione di volontà di un numero tot di cittadini che lo voterebbero a prescindere, solo in quanto Carlo Marino, senza fare ulteriori valutazioni sui candidati al consiglio comunale? 

Ci sono due zeri su cui ragionare. Il primo è effettivo, reale anzi realizzato. Nel giugno 2016 si recarono al voto, nel turno di ballottaggio, poco più del 30% dei casertani, garantendo a Marino-vincitore il consenso di poco più del 20%, cioè di un quinto di tutti gli aventi diritto iscritti alle liste elettorali del capoluogo. Una cifra che, se studiata in maniera seria, se scomposta nelle sue componenti di formazione, è pari a quella che noi definiamo “mobilitazione

di primo livello“. Primo livello non è una valutazione qualitativa, per carità, ma solo l’individuazione quantitativa del concorso, del contributo all’esito di quel ballottaggio, di un certo tipo di elettorato.

Quasi il 70% dei casertani resta a casa e il 30% che vota non esprime una misura pari neppure alla metà di quelli che, al primo turno elettorale, erano stati mobilitati da un consenso, chiamiamolo così, compulsato. Un voto che non apparteneva al candidato sindaco Carlo Marino, ma ai singoli candidati al consiglio comunale.

Per capirci, neanche il 50% di quelli che si erano recati alle urne al primo turno per rendere, a questo o a quel candidato consigliere, una cortesia personale, del tutto disancorata da una valutazione e forse addirittura da una semplice conoscenza personale dei candidati a sindaco, vi erano tornati 15 giorni dopo in occasione del ballottaggio. In prima battuta, c’erano andati, diciamocela tutta, anche, anzi, soprattutto, per effetto di un piccolo grande favore, di una piccola o grande promessa ricevuti, di 100, 150, 200 euro di vil danaro.

Dunque, il primo zero, quello reale, quello già registrato nella valutazione statistica di chi su queste cose non farfuglia, ma ragiona, è quello del 2016: Carlo Marino non ha portato neppure un voto suo, quale valore aggiunto di una struttura di consenso, frutto,  formatasi al contrario, solo e solamente delle schede votate a favore dei candidati al consiglio comunale che con lui si erano schierati, non certo per motivi ideali, ma perchè ritenevano che avrebbero avuto maggiori possibilità di vincere rispetto ad un eventuale impegno in appoggio all’altro candidato sindaco Riccardo Ventre.

Non solo Marino non ha portato un voto suo, personale alla coalizione, ma probabilmente ha ridotto le potenzialità del centrosinistra di esprimere una candidatura che creasse un vantaggio al Pd, soprattutto al Pd, nella relazione di credibilità con i cittadini di Caserta, come ben hanno dimostrato i risultati elettorali nell’altra competizione politica, svoltasi dopo quella del maggio/giugno 2016.

In sintesi, se Carlo Marino è diventato sindaco, lo deve solo e solamente alla messe di voti portatigli in dote dai candidati al consiglio. 

Questa è un’evidenza che risulta dai numeri. Per cui, se non è verità incontestabile, è più difficile apprestarla ad una credibile confutazione che non può  non partire, trattandosi di cose già successe, dall’analisi dei dati e dalla messa in evidenza di quella matematica che, per l’appunto, come si dice, non è un’opinione.

Il secondo zero, invece, si presta maggiormente a valutazioni diverse e potenzialmente difformi tra di loro. E’ collegato, infatti, sempre riferito alla nostra valutazione, al nostro punto di vista, all’attualità dei fatti e a proiezioni futuribili. Carlo Marino, oggi, a differenza del 2016, è in grado di fornire ad una coalizione, il proprio valore aggiunto, un consenso personale? A nostro avviso, no. E ciò nonostante il fatto che abbia gestito il potere in maniera iper-clientelare, dispensando favori a destra e a manca, facilitando imprenditori storicamente legati alla sua cerchia, quali il Diana, co-vincitore della gara da 12 milioni di euro per la rete fognaria, quale il Pezone degli Eurospin, più tutta la scuderia dell’ingegnere Franco Biondi, da Franco Galilei in giù.

Attenzione, però: a Caserta si registra un fatto anomalo. O che, almeno in teoria, è tale. Questi imprenditori voteranno per Marino solo se fiuteranno nell’aria una nuova vittoria del medesimo. In poche parole, si muoveranno senza pregiudizi e facendo funzionare solo la loro logica, che è quella dell’interesse personale. In caso contrario, se cioè Marino sarà considerato perdente, volteranno gabbana, perchè sono imprenditori casertani, avrebbe detto Peppino a Totò “ho detto tutto“. Il fatto è che non si sentono particolarmente riconoscenti nei confronti del sindaco e dei suoi apparati. Eppure, grazie a Marino e a Biondi, hanno realizzato fior di operazioni milionarie.

L’anomalia si risolve in una domanda complementare a quelle principali che ci siamo posti: questi imprenditori della moneta sono degli irriconoscenti per natura, cioè i vari Pezone magari anche Edoardo Zagaria, socio del Diana di cui sopra, i Natale della Publiservizi, hanno attitudine naturale a tirar “sole” a Marino o ritengono, per motivi non noti, di essere pari è fatta con lui e con i suoi apparati, al punto di non dover spendere il proprio potere economico o di persuasione politica in una eventuale elezione comunale?

Su questa domanda supplementare, ugualmente abbiamo un nostro punto di vista, ma ugualmente diciamo che è serio e democratico affidarla a chiunque voglia eventualmente riflettere da solo su quello che abbiamo appena scritto.

Non esistendo, a nostro avviso, la possibilità di intercettare, attraverso queste strutture di potere, che del resto essendo esclusivamente di marca clientelare, non potranno mai agganciare il cosiddetto voto di opinione, può Carlo Marino mettere sul tavolo quello che Battiato chiamava, in una delle sue canzoni dedicate al degrado morale dell’Italia, “più carisma e sintomatico mistero” (CLICCA QUI PER ASCOLTARLA)? Carlo Marino è forse un carismatico? E’ forse un trascinatore di folle? E’ forse uno avvertito dalla città, dal popolo, quale suo amico e difensore? Beh qui il tratto caratteriale è talmente evidente che riteniamo nessuno possa, a meno che non voglia fare il buontempone, rispondere affermativamente.

E allora cosa resta oggi e cosa resta nella prospettiva delle prossime elezioni comunali a Carlo Marino? I voti di quelli che la volta scorsa si candidarono al consiglio comunale in liste a lui collegate e che potrebbero tornare a farlo, oppure non farlo più.

Leggendo i dati che brevemente pubblichiamo in un breve articolo, strettamente collegato a questo, comunichiamo dei numeri precisi, relativi alla preferenze personali raccolte da quei consiglieri comunali , i quali votando contro o astenendosi sul bilancio, hanno in pratica sfiduciato Carlo Marino nella sede in cui questo è giusto e serio fare, quando si ritiene, cioè in consiglio comunale. Ci aggiungiamo anche le preferenze raccolte da chi, dall’interno del consiglio, è diventato assessore, nel maggio 2016, cioè nel primo turno delle elezioni amministrative.

Dal ragionamento fatto fino ad ora e da quei numeri (CLICCA QUI PER LEGGERLI) vi accorgerete che la situazione e le prospettive di Marino sono tutt’altro che rosee.