LE FOTO. S. MARIA C.V. Guardate quanti soldi incassa il Bar Moma, illegale perché Enzo Natale ha compiuto un abuso edilizio impunito e senza precedenti nella storia

22 Giugno 2024 - 13:10

Per l’ennesima volta è stato dato torto alla Esperanza Immobiliare, ritornando anche in un passo che parla da sé sull’impunità garantita dal Comune. Una lunga storia iniziata con Maurizio Mazzotti e con l’inaugurazione di una “dottrina del male”, sanzionata a ripetizione dagli organi della giustizia amministrativa e seguita passo passo da CasertaCE. Tutto questo è profondamente ingiusto. E allora, quando vedi certe foto, non puoi non essere stimolato ad intervenire, pur sapendo che tutto questo non ripristinerà uno stato di equità.

SANTA MARIA CAPUA VETERE. Queste due fotografie, che pubblichiamo in evidenza, hanno stimolato in noi la necessità morale di tornare ad una vicenda antica, tra le più emblematiche di quanto il malaffare abbia connotato il rapporto tra una certa imprenditoria privata e le pubbliche amministrazioni.

Il bar Moma – e questo ci fa piacere per il titolare, che speriamo tramuti i grandi incassi di queste serate in creazioni di nuovi posti di lavoro – fa affari d’oro. Ma quelli del bar Moma devono sapere che loro sono insediati in un luogo dove mai e poi mai avrebbero potuto operare. E questo non perché lo diciamo noi, ma perché negli ultimi anni lo hanno scritto a lettere cubitali, sentenze del Tar della Campania, ma, soprattutto, quelle tombali, definitive, del Consiglio di Stato.

Solo quella che si è dimostrata una scelleratezza, anche in questo caso, non lo sosteniamo noi, ma le suddette sentenze, che CasertaCE ha pubblicato nello loro interezza, dell’allora dirigente del Comune di Santa Maria Capua Vetere, Maurizio Mazzotti, ha consentito all’imprenditore Enzo Natale di trasformare in operazione speculativa quello che operazione speculativa non poteva essere, in quanto piazza Martiri di Nassiriya, in zona c1 Nord, non avrebbe mai potuto ospitare attività private, di nessun genere, trattandosi di una zona F, destinata, dunque, a esplicitare attività pubbliche, non in grado di sviluppare utili legati ad azioni commerciali o a redditi provenienti da un’edilizia destinata ad attività privata.

Due mesi fa circa, il Consiglio di Stato è tornato di nuovo a pronunciarsi contro Enzo Natale, contro il privato, con sentenza che pubblichiamo in calce a questo articolo. Però, per chi si è perso questi anni di tanti e spesso fluviali articoli in cui abbiamo spiegato per filo e per segno i fatti, vi mettiamo a disposizione un articolo, non lunghissimo, contenente anche un breve riassunto che parte dall’inizio di questo evento scandaloso.

Due mesi fa circa, dunque, si è svolto, dinanzi al Consiglio di Stato, l’ultimo atto.

Stiamo parlando, come si diceva, dell’immobile sito in via Martiri di Nassirya (formalmente della società Esperanza Immobiliare, ma di fatto riconducibile all’imprenditore di Casal di Principe, trapiantato tra Santa Maria Capua Vetere e Casagiove, Enzo Natale) che venne edificato su una zona F della cd lottizzazione Sandulli. Abbiamo spiegato tantissime volte che le aree F sono aree destinate ad edifici di pubblica utilità, quali scuole, ospedali etc. Come potrete leggere dai nostri vecchi articoli ( il più recente a questo link https://casertace.net/smcv-tar-victoria-park/). Grazie ad una creativa interpretazione dell’allora dirigente dell’UTC ing. Maurizio Mazzotti, da cui nacque quella che noi definimmo, tra il serio e il faceto, “dottrina Mazzotti” sulle zone F, vennero rilasciati dei titoli che abilitavano a costruire edifici per pubblico interesse e, proprio a causa della speciale destinazione pubblica, non vennero calcolati né richiesti gli oneri di costruzione, con la conseguenza che quell’edificio, dove oggi sono installati uffici e attività commerciali private che di pubblico non hanno nulla, oltre a rappresentare un abuso e una violazione della convenzione che il privato aveva sottoscritto con il Comune in sede di lottizzazione, non ha apportato alle casse comunali gli oneri di urbanizzazione dovuti da chiunque costruisca. Gli oneri di urbanizzazione sono strettamente connessi alle edificazioni perché sono necessari per l’istallazione dei servizi primari e secondari dell’area edificata da parte del Comune (sistema idrico e fognario, strade e marciapiedi , parcheggi etc).

Negli anni, il Tar e il Consiglio di Stato si sono pronunciati svariate volte sulla legittimità di attività commerciali e uffici in quell’edificio , statuendo in modo chiaro e definitivo che in quell’immobile non possono essere rilasciate abilitazioni per tali tipologie di attività a causa della destinazione dell’area a pubblico interesse ( Né il nuovo puc può aver modificato la suddetta destinazione perché questa è stata stabilita da una convenzione di lottizzazione: si tratta di obblighi che il privato ha assunto per non cedere le aree che avrebbe dovuto cedere al comune per poter costruire).

Nonostante le diverse sentenze e nostri numerosi articoli, l’Amministrazione capitanata dal sindaco Antonio Mirra, a differenza dell’Amministrazione precedente che non aveva rilasciato l’abitabilità per ristoranti e uffici, non ha ritenuto di dover rispettare le decisioni dei Giudici amministrativi, permettendo l’apertura di nuove attività commerciali in un edificio che avrebbe dovuto ospitare solo attività di pubblico interesse e, per dare una parvenza di legalità ad una operazione edilizia che è chiaramente abusiva – per la trasformazione di fatto della destinazione edilizia originaria – ha richiesto al proprietario gli oneri di urbanizzazione che non erano stati calcolati all’epoca di Mazzotti in quanto i titoli abilitativi, lo ripetiamo per la millesima volta, riguardavano edifici di pubblica utilità e non abitazioni, uffici e negozi come invece è stato utilizzato l’immobile. 

In pratica, l’amministrazione di Santa Maria Capua Vetere risponde alle sentenze tombali del Consiglio di Stato, inventandosi una sorta di variante in sanatoria, applicando degli oneri di urbanizzazione, che grida ancora più allo scandalo di quanti non lo gridi l’evidente abuso edilizio, considerato nella sua interezza. Senza alcuna vergogna, il privato, con somma sfrontatezza, visto che già verte in una situazione palese di abuso, ha tentato di opporsi anche al pagamento degli oneri di urbanizzazione ricorrendo prima al Tar e poi al Consiglio di Stato, ricevendo una sonora batosta, non solo perché gli è stato confermato l’obbligo di pagarli, ma anche perché è stato condannato anche al pagamento di 6000 euro per le spese legali in favore del Comune di Santa Maria Capua Vetere.

Resta, comunque lo scandalo della tolleranza del Comune rispetto agli abusi e alla violazione della convenzione. Anche se l’ ultime sentenza del  Consiglio di Stato si è occupata esclusivamente di decidere in merito all’obbligo in capo alla Esperanza Immobiliare di pagare gli oneri di costruzione, indirettamente ha richiamato e confermato l’abusività dell’immobile con una punta critica che chi legge con attenzione non può non scorgere laddove l’estensore scrive:  “Ciò posto, va preso atto del fatto che allo stato il Comune appellato non ha inteso né sanzionare l’abuso edilizio così perpetrato, né agire in relazione all’inadempimento della convenzione da parte della società appellante“.