L’EDITORIALE. Altro che civismo trasformista. Il Pd di Graziano, Marino (e Zannini) è stato ed è predone. I casi Asi, Consorzio Idrico, Consorzio di Bonifica. La Camusso risponda alle nostre domande
15 Maggio 2025 - 14:04

Questo non è solo il partito dello scioglimento del Comune capoluogo per infiltrazione camorristica, ma è anche il partito del 200 milioni di euro di debiti e del prefallimento in Tribunale dell’ex Consorzio di Bonifica, dell’Asi della pupilla di Graziano la quale ora, come in una barzelletta, va in Fratelli d’Italia per chiedere una poltronissima romana. Questo è il partito della gare d’appalto illegali, del Consorzio di Bonifica, per anni sotto lo strettissimo controllo del deputato di Teverola che oggi la Camusso non può toccare perché è protetto da Francesco Boccia che non glielo consentirà mai
di Gianluigi Guarino
Il Pd di Caserta è nelle mani di Stefano Graziano. Lo dimostrano chiaramente i silenzi dell’ultimo mese, mai come in questo caso assordanti, per usare un’espressione del frasario consueto delle cronache giornalistiche di qualche anno fa, che servì comunque a far capire a molti cosa diavolo fosse un ossimoro.
Susanna Camusso ha un’idea burocratica della politica. E questo appare strano per una che ha ricoperto la massima carica del sindacato più importante d’Italia. Un’anomalia solo apparente, per chi sa bene che la Cgil, a suo modo e soprattutto negli ultimi tempi, è un sindacato-partito, ancor più cinghia di trasmissione del Pd di quanto non lo fosse la Cgil di Luciano Lama rispetto al Pci di Enrico Berlinguer.
Diciamocela tutta: la Camusso è a Caserta con un mandato ristretto, quello di far fuori Gennaro Oliviero. Così come Antonio Misiani è a Napoli per neutralizzare definitivamente Vincenzo De Luca. Avendo la Camusso portato a termine la missione, ora non sa cos’altro fare. Forse ha intuito altri problemi, altre distorsioni, ma siccome non rientrano nel suo mandato, non se ne occupa, consentendo alle patologie che ammorbano il Pd casertano di crescere e aggravarsi.
Il sindaco Pd di Caserta è caduto, sotterrato dalle inchieste giudiziarie e dalle infiltrazioni camorristiche. L’unica cosa che abbiamo letto in queste ore è un atto d’accusa alle liste civiche, che sarebbero, secondo la Camusso, l’alfa e l’omega dei problemi che affliggono il Pd e il centrosinistra casertani.
È come timbrare il cartellino: siccome qualcosa bisogna pur dirla, si scrive un comunicato stampa che compie un’analisi a dir poco superficiale, al limite dell’impalpabile.
Il problema del Pd in provincia di Caserta ha un nome e un cognome: Stefano Graziano. La Camusso e il tribuno della plebe Sandro Ruotolo – dalle cui narici da vecchio comunista e da anti-gomorrista militante (da cui ci si sarebbe potuti aspettare una vera esplosione di fulmini e saette) – hanno fatto uscire solo un soffio leggero e felpato, simile, se non identico, a quello che avrebbe potuto espirare Arnaldo Forlani.
La vicenda del Comune di Caserta è fondamentale per bollare la posizione del Pd come cinica proprio perché si limita a esprimersi banalmente come anti-civica. Ma ridurre l’analisi, restringere il campo in cui si muovono le critiche all’inconsistenza politica delle parole della Camusso – totalmente prive di un’autocritica seria e onesta – sarebbe sbagliato.
Oggi, infatti, il Pd a Caserta andrebbe completamente rifondato, e di certo non lo si può fare attraverso la messa al bando e l’ostracismo applicati a Gennaro Oliviero.
Carlo Marino è la conclusione di un percorso che, nel caso specifico, colpisce un Pd infiltrato da un processo trasformistico pesantissimo: altro che civismo trasformista, come sostiene l’ex segretaria generale della Cgil. Carlo Marino è un figlio diretto di Nicola Cosentino e di quel centrodestra. Alla fine degli anni ’90, Marino fu accompagnato a casa dell’allora neosindaco Gigi Falco dai quadri dirigenti cittadini di Forza Italia, insieme a suo cognato Francesco Iorio, fratello della moglie di Marino e figlio di Delio Iorio, avvocato di Casal di Principe scampato per miracolo a un agguato di morte del clan dei Casalesi, pur rimanendo seriamente ferito, organizzato per motivi mai chiariti.
Marino si presentò a casa di Falco con una sorta di lettera ideale di referenze firmata da Nicola Cosentino, che però lo abbandonò prima delle elezioni comunali del 2006, preferendogli Paolino Maddaloni come candidato sindaco del centrodestra. A chi chiese a Cosentino, che aveva già 7-8 anni di esperienza nelle frequentazioni con Carlo Marino, il motivo di quella scelta, il politico di Casal di Principe rispose lapidario: “Voi non riuscite a immaginare che tipo di città verrebbe fuori se a governarla fosse lui nei prossimi tre o cinque anni.”
A quel punto, l’avvocato casertano lasciò Forza Italia e cominciò a flirtare con il rottamatore toscano, fino all’adesione completa al Pd, avvenuta prima delle comunali del 2011, quando si candidò a sindaco, venendo però sconfitto da Pio Del Gaudio, frutto di un accordo tra Angelo Polverino e lo stesso Cosentino.
Dunque, il civismo deteriore che si attua attraverso il trasformismo di decine di consiglieri comunali passati da una parte all’altra non è una variabile indipendente, come sembrerebbe essere leggendo il comunicato inconsistente della Camusso, ma è il frutto di uno sposalizio consapevole tra il Pd casertano e tutto il know-how del centrodestra.
Un’alleanza che ha trovato piena adesione in colui che oggi, furbescamente, ha in mano il partito a Caserta: Stefano Graziano, forte – come abbiamo scritto più volte – del suo rapporto personale con Francesco Boccia, marito dell’ex forzista e oggi forse “fratellista” Nunzia De Girolamo.
Graziano è colui che ha messo in piedi il peggior sistema di gestione del potere fine a sé stesso, legato esclusivamente a dinamiche economico-clientelari, nella storia di questa provincia.
La Camusso e l’anti-gomorrista napoletano con i baffi alla Stalin devono capire – ma forse lo sanno bene e fanno finta di non comprenderlo – che oggi il potere reale nella provincia di Caserta è nelle mani di un console e di un proconsole: Giovanni Zannini e Stefano Graziano. Hanno comandato fino a pochi mesi fa all’amministrazione provinciale rispetto alla quale Graziano, così come abbiamo provato pubblicando un suo whatsapp, ha votato Giorgio Magliocca-Zannini e non Antonio Mirra; comandano all’Asi, dove da 12 anni si fanno rappresentare da una signora che, grazie anche al sostegno di sindaci del Pd (una vera e propria beffa), si è consegnata a Fratelli d’Italia ma continua a coltivare gli interessi di Graziano e Zannini – quest’ultimo uomo senza partito (reso potente da Vincenzo De Luca, da quel sistema del civismo deteriore e trasformista che la Camusso afferma di voler combattere) tra i più chiacchierati e inquisiti, attualmente indagato per reati di corruzione e concussione dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere.
Il comitato direttivo dell’Asi è formato da Alessandro Rizzieri, controfigura di Zannini; Nicola Tamburrino, controfigura di Graziano; Gianni Comunale, controfigura di Carlo Marino.
Lì si sono consumati fatti gravissimi, con una media di incarichi esterni ad avvocati pari a quasi 500mila euro l’anno, nonostante l’ufficio legale conti già due professionisti interni. Lì si è sviluppato un piano regolatore che ha consentito a un solo imprenditore di derogare alla norma che vieta per nove anni la vendita o l’affitto di capannoni industriali, trasformando così l’Asi da “area di sviluppo industriale” a “area di sviluppo immobiliare”.
Potremmo continuare a lungo, ma basta citare la plastica rappresentazione di una presidente, espressione di Graziano, che oggi abbraccia Fratelli d’Italia e si propone persino per una candidatura alle regionali. Questo è l’emblema della visione politica di chi, con la copertura di Boccia, detta oggi le coordinate in vista delle regionali, imponendo il suo candidato: Marco Villano di Aversa, che andrà in Regione a rappresentare lui personalmente, non il Pd.
Questo è il partito complice del disastro dell’ex Consorzio Idrico, oggi Itl Spa, che finge di essere una società di capitali per fregare i creditori e sfuggire al fallimento causato da una gestione fallimentare che ha accumulato 200 milioni di debiti. Il tutto sotto al dominio di Graziano e Zannini.
Il primo rappresentato dall’ineffabile presidente Pasquale Di Biasio; il secondo dal consigliere d’amministrazione Domenico Iovinella, con le appendici del “consigliere a vita” Carmine Palmieri, completamente assoggettato a Di Biasio e quindi a Zannini, e Pietro Crispino, nominato grazie a un accordo dell’ex sindaco di Marcianise Antonello Velardi, eletto nel 2016 dal Pd, di Graziano e di Zannini.
Nonostante tutto ciò, l’Ente Idrico Campano ha affidato a freddo l’intera gestione del ciclo delle acque nei 104 comuni della provincia di Caserta proprio a questa società fallimentare, grazie all’influenza di Zannini e a quella più discreta di Graziano, che si è mosso attraverso consiglieri regionali del Pd rimasti in stretto contatto con lui anche dopo la rottura con De Luca che, a proposito di cinico trasformismo, ha mantenuto Graziano a stipendio per quasi due anni, all’indomani della sua mancata elezione alle regionali del 2020, e fino alla candidatura alle politiche, regalatagli dall’amico Enrico Letta.
Potremmo poi affrontare, con la stessa chiarezza, la questione di un altro carrozzone satollo di debiti: il Consorzio Idrico del Basso Volturno e dell’Area Aurunca, con sede a Caserta capoluogo, in via Roma.
Graziano ha controllato questo ente direttamente dal 2017, per molti anni, attraverso il suo uomo di fiducia, il frignanese Carlo Maisto. È rimasto comunque dentro al sistema anche con l’attuale commissario, Francesco Todisco, in un regime di commissariamento perpetuo che appare del tutto illegittimo, violando in maniera patente leggi approvate dalla stessa Regione Campania e tuttora formalmente in vigore.
Su questi argomenti dovrebbe riflettere Susanna Camusso, se davvero intende presentarsi come una bonificatrice delle croste, del ciarpame, dei bottini piratescamente conquistati dagli esponenti casertani del suo partito. Altro che civismo trasformista.
Se ritiene, Susanna Camusso si faccia intervistare da Casertace. Quello sì che sarebbe un atto di coraggio e autentica resipiscenza. Perché è bene che lo sappia: il Pd di Graziano, molto più del Pd di Oliviero, ha attraversato ogni angolo di questa provincia con un’intenzione predatoria, sistematica, consapevole.
Venga da noi. Ma venga preparata sui dossier che le abbiamo spiegato – per ora solo in minima parte – in questo articolo.