L’INCHIESTA. Il 90% degli impianti pubblicitari della provincia sono un atto criminale, e stavolta lo dimostriamo carte alla mano. SECONDA PUNTATA
13 Agosto 2018 - 21:06
MADDALONI/MARCIANISE (Gianluigi Guarino) – Nella prima puntata della nostra inchiesta, che abbiamo realizzato in questi ultimissimi giorni, allo scopo di denunciare la vera e propria giungla selvaggia degli impianti pubblicitari abusivi, per giunta completamente privi della cosiddetta cimase (la targa dove va inserita l’indicazione formale del proprietario della struttura e il numero di autorizzazione), abbiamo focalizzato l’analisi sul tratto che parte dalla zona Asi di Marcianise e arriva fino a via Cancello, nel Comune di Maddaloni ma nella competenza dell’amministrazione provinciale di Caserta, attorno e dentro alla quale, sorgono centinaia e centinaia di impianti illegali.
Eh già, illegali. Dalla prima puntata di ieri, fino alle prime righe di questa seconda, questo aggettivo l’abbiamo usato spessissimo. E l’abbiamo fatto in maniera anomala rispetto a quelle che sono le abitudini di Casertace, invitando, cioè, i nostri lettori a fidarsi sulla parola.
E le prove? E i documenti che legittimano e giustificano questa affermazione grave, che voi di Casertace formulate, dove stanno? Scrivete sempre che mai e poi mai avete appeso o fatto galleggiare una vostra affermazione nell’evanescenza della non argomentazione.
E ora che vi mettete a fare, gli apodittici?
No, no. Ieri ci siamo limitati per motivi di spazio, ma possedevamo tutti quanti i riscontri per scrivere quello che abbiamo scritto.
Regolamento dell’amministrazione provinciale per la domanda degli impianti pubblicitari:
Partiamo dalla documentazione richiesta a corredo dell’istanza:
– stralcio planimetrico aggiornato della zona interessata con ubicazione ed esatta progressiva
chilometrica del luogo nel quale si chiede di installare il cartello;
– planimetria d’insieme con riportata la strada, per un raggio di almeno 300 m, in entrambe le
direzioni di marcia, la posizione e le distanze dei segnali stradali e di eventuali altri mezzi
pubblicitari esistenti;
-sezione trasversale in corrispondenza della/e posizione/i richiesta/e, estesa per almeno 25 m da ambo i lati della strada, con indicato la posizione del cartello richiesto, sua distanza dal
bordo bitumato, indicazione del confine di proprietà stradale e dimensioni al suolo del
cartello stesso;
– nulla – osta rilasciato dal Comune territorialmente competente dal quale risulti che l’area
interessata dalla richiesta non rimane sottoposta a vincoli di tutela ai sensi degli artt. 49 e
153 del D.Lgs. n. 42/04 e successivi salvo parere favorevole rilasciato dell’Ente preposto
alla tutela del vincolo;
– atto di consenso del proprietario del fondo sul quale si intende collocare il mezzo
pubblicitario se posizionato in proprietà privata;
– autocertificazione dalla quale risulti il rispetto delle distanze previste dal Codice della
Strada in relazione alla tipologia di impianto richiesto;
– relazione tecnico descrittiva, redatta ai sensi del D.P.R. 445/2000, di stabilità del manufatto;
– titolo del richiedente;
– bozzetto indicante dimensioni del cartello, colori, figure o eventuale logo della attività;
– documentazione fotografica, almeno una foto per ogni senso di marcia;
– per gli impianti luminosi dichiarazione di conformità ai sensi della L. n. 46/90;
– eventuale copia dell’autorizzazione, se già esistente, per rinnovo della concessione o
variazione di messaggio.
– attestazione del versamento per spese di istruttoria e sopralluogo.
Le domande devono essere presentate distinte per singoli Comuni e singole strade provinciali o
regionali.
Fino a stamattina avete rotto le scatole affermando che l’articolo di ieri mancava di documentazione. Mo’ che la documentazione ve l’abbiamo fatta uscire per le orecchie, diretee che siamo stati prolissi.
Ogni scusa è buona, in questo cesso di territorio, per eludere la questione del rispetto delle leggi, una vera e propria sconosciuta.
A proposito, non si possono montare impianti in presenza di incroci perchè vietati dal Codice della Strada.
Andate a vedere Calcagni dove ha piazzato il suo!
Con questo si conclude la seconda puntata. Siccome siamo convinti di aver comunicato, in questo articolo, diverse notizie di reato, chi di dovere vada a verificare, cartello per cartello e poi riscontri, per ognuno di essi, se negli uffici dell’amministrazione provinciale c’è anche uno solo dei documenti obbligatori sgranati finora.
Chi di dovere vada a controllare se si sono consumate o meno marziane violazioni del Cds.
Questo per quanto riguarda l’esercizio dell’azione penale. Per quel che riguarda il controllo amministrativo, quel frescone del sindaco di Marcianise, il castigamatti della legalità, vada a vedere quante autorizzazioni ha dato il suo comune per gli impianti ricadenti nel proprio perimetro territoriale.
Ovviamente ci riferiamo alla parte autorizzativa in carico alle amministrazioni comunali.
Il castigamatti della legalità è in carica da due anni e due mesi, queste cose avrebbe già dovuto conoscerle per intervenire, magari tra un’esternazione televisiva fatta su un set farlocco e uno scritto accorato in cui, guardando alle miserie del passato, si racconta come un guerriero stanco, come un Don Chisciotte (in realtà somiglia più a Sancho Panza) del ventunesimo secolo, costretto a lottare contro i mulini a vento.
Per quanto riguarda il sindaco di Maddaloni, la sveglia gliel’hanno data già quelli di CinqueStelle e i tre consiglieri di città di idee. A quanto ci risulta la complessa ricognizione, l’ardua redazione dell’inventario di uno status quo frutto di decenni di favoreggiamento anche a pro di organizzazioni criminali, che in questo settore hanno investito e non poco, è già iniziata.