MACRICO. Scintille all’incontro promosso dal Comitato di Tanzarella e Caiola: sia parco pubblico di verde integrale
4 Dicembre 2022 - 14:40
Le migliori sensibilità ecologiste italiane e casertane hanno ribadito, nei loro motivati interventi e con la loro autorevolezza, l’auspicio di sempre, ossia che l’ex Macrico diventi finalmente il parco pubblico di verde integrale che manca colpevolmente al capoluogo.
CASERTA (pasman) Scintille al calor bianco lunedì pomeriggio, nella gremita sala della biblioteca vescovile, all’atteso incontro promosso dal Comitato Macrico Verde allo scopo di chiarire quello che realmente sta accadendo intorno al destino dell’area verde, dopo le ultime sfuggenti iniziative della Fondazione diocesana Casa Fratelli Tutti, che ne ha ora la gestione.
Il Comitato cittadino che da oltre un ventennio si batte per il parco pubblico ha schierato a suo sostegno, a fianco dei propri vertici, gli esponenti nazionali e casertani delle maggiori associazioni ambientaliste e di tutela del territorio ed alcuni dei più prestigiosi urbanisti che vanta il Paese.
A cominciare da Vezio De Lucia, che, impedito da ragioni di salute, ha fatto pervenire una sua articolata dichiarazione di cui è stata data lettura, a Paolo Berdini, intervenuto in telecollegamento, il quale, forte delle sue esperienze professionali a contatto anche con gli enti pubblici, ha prospettato una via per contemperare gli obiettivi del Comitato Macrico Verde con i propositi della curia casertana. Via alla quale più avanti accenneremo per la sua particolare plausibilità. E’ stata annunciata l’adesione agli orientamenti del Comitato Macrico Verde anche di Tommaso Montanari, rettore dell’università per stranieri di Siena, noto storico dell’arte, saggista, pubblicista. Assieme con loro, gli architetti Antonella Caroli e Luigi De Falco, rispettivamente presidente e consigliere nazionali di Italia
IL DOCUMENTO DI VEZIO DE LUCIA
Le migliori sensibilità ecologiste italiane e casertane hanno ribadito, nei loro motivati interventi e con la loro autorevolezza – per la quale uno non conta uno -, l’auspicio di sempre, ossia che l’ex Macrico diventi finalmente il parco pubblico di verde integrale che manca colpevolmente al capoluogo, nel quale tuttora continua un aberrante consumo di suolo, nonostante si sia già costruito ed a dismisura ovunque.
Servirà, questo, assieme al determinato impegno del Comitato Macrico Verde nel dare voce alla autentica volontà della città, a smuovere i due soggetti che hanno in mano le decisioni cruciali e cioè l’amministrazione comunale ed oggi la Fondazione vescovile?
L’una e l’altra sono state anch’esse presenti all’incontro.
Di portare il saluto del sindaco Carlo Marino si incaricava l’assessore invero piuttosto fioco alla transizione ecologica, all’ambiente ed all’ecologia Carmela Mucherino, cooptata pentastellata e pupilla del riconfermato senatore Agostino Santillo, la quale, a fronte delle generalizzate accuse di ambigua inerzia che venivano mosse dai vari relatori alla giunta comunale che non si risolve a qualificare l’area come inedificabile, si è limitata a sostenere che, vivendo la vita dell’amministrazione, sa che la destinazione dell’area è quella auspicata, come deporrebbero, a suo giudizio, anche le dichiarazioni pubbliche ed ai giornali fatte dagli esponenti della maggioranza. Un po’ ingenuo e un po’ poco, come si coglieva dalle reazioni dell’assemblea e come veniva eccepito esplicitamente nei loro successivi interventi sia da Sergio Tanzarella che dall’architetto Raffaele Cutillo, per un qualificato membro dell’esecutivo cittadino, dal quale ci si sarebbe aspettati di sapere se e quando Marino & compagni intendano finalmente tutelare l’ex Macrico con una delibera di destinazione ad F2, di immediata e piana adozione. D’altro canto, osserviamo noi, le dichiarazioni pubbliche dei politici casertani se le porta il vento, proprio ricordando che non è molto che il movimento 5S casertano vagheggiava di un campus universitario, un polo sportivo, un centro culturale…proprio lì.
La Fondazione Casa Fratelli Tutti era presente direttamente con il suo presidente, mons. Giovanni Vella, ed il segretario Elpidio Pota. Assisteva ai lavori anche il presidente dell’istituto diocesano di sostentamento del clero, don Antonello Giannotti.
Monsignor Vella, nel dare in benvenuto a nome del vescovo impegnato a Roma, si sforzava di rassicurare che la Fondazione non intende agire unilateralmente, ma che ha come proprio metodo l’ascolto, anticipando che non a caso sarà chiesto agli studenti casertani di individuare il nuovo nome da dare all’ex Macrico per denotarlo senza più riferimenti alla sua passata natura militare. Replicava quindi all’intervento di poco prima dell’architetto Maria Carmela Caiola, che, avendo preso parte, quale storica rappresentante del comitato Macrico, al comitato scientifico della Fondazione tenuto lo scorso 24 novembre dichiarava la sua inquietudine per il masterplan presentato nella seduta dai progettisti incaricati dall’ente di pianificare gli interventi di riqualificazione dell’area.
Inquietudine suscitata dal fatto – specificava Caiola– che si dà per acquisita la destinazione urbanistica che neppure è in vista, che si indicano in 500mila metri cubi i volumi dei fabbricati già esistenti mentre sono i già non pochi 230mila, che non si tiene conto del fatto che su alcuni di essi esistono due vincoli di tutela storico-architettonici, che si prevede la realizzazione di due assi viari, con percorsi est-ovest e nord-sud, che di fatto frammenterebbero l’unicità dell’area. Monsignor Vella confutava tale ricostruzione dei fatti, precisando di non ricordare, pur avendo presieduto la riunione, che ci si fosse espressi in quei termini ed appellandosi, per ogni verifica, alla registrazione audio dei lavori eseguita. L’architetto Caiola, che francamente non sembra il tipo che si inventa o si sogna le cose, ribadiva quanto da lei sostenuto ed osservando che”…non sono abituata a dire bugie” sollecitava la Fondazione a far pervenire una copia della registrazione.
Questa, grosso modo, la cronaca del pomeriggio di incontro.
Ora, allo stato dei fatti, siamo dinanzi ad alcuni dati acquisiti.
Il primo, che Caserta ha necessità assoluta di un parco pubblico di verde integrale, di cui manca per la politica di speculazione edilizia che si è attuata e tuttora si attua e per dare concretezza a quel parametro di vivibilità delle città, dal quale ormai non si può prescindere nella nuova realtà del cambiamento climatico, legato alla disponibilità di verde pro capite. Quello esistente in città è solo una parvenza, rappresentato da alberi per lo più derelitti che corrono lungo strade serrate di edifici e da qualche sparuta villetta in cui predomina la componente edilizia. Il parco Padre Pio, ad esempio, appena ristrutturato con una cifra enorme, non offre paradossalmente, tra pavimenti e laterizi impiegati a piene mani, una zona di ombra durante l’estate. Le costose giostre per i bambini, in materiale plastico, si trasformano, con il sole a picco di luglio ed agosto a cui sono esposte, in una sorta di forno a microonde. La villa Parco Carolina, benché di accettabile estensione ma che soffre degli stessi limiti, è di fatto privatizzata a favore dei ceti più abbienti e degli impresari che a ciclo continuo vi organizzano manifestazioni di intrattenimento, facendo pagare costosi biglietti di ingresso. E con che ritorno per le casse comunali non è dato immediatamente sapere.
E questo vero parco per la cittadinanza non può essere realizzato che nell’ex Macrico, per la sua adeguata estensione, per la sua centralità rispetto alla città ed alla conurbazione dei comuni vicini in relazione ai quali anche deve essere pensato, e per l’ambiente naturale a foresta che ha conservato, che può e deve essere ulteriormente valorizzato mediante il suo incremento liberandolo dei manufatti privi di valore e con soli interventi per la fruizione del verde in quanto tale.
Il secondo dato è che il comune di Caserta, per ragioni non comprensibili ma che fanno pensare al peggio, ancora oggi non intende, nonostante le professioni contrarie di occasione destituite di ogni credibilità, determinarsi a classificare l’area quale F2 inedificabile, come le sarebbe altrimenti possibile immediatamente e senza alcuna difficoltà. Neppure la ragione che sempre viene propinata per spiegare tale inerzia, quella della mancanza di risorse finanziarie per acquistare il fondo e sistemarlo, è plausibile. Salvo che a Salerno non facciano miracoli, quel comune, per fare un esempio a noi vicino, ha appena ricevuto 4milioni di euro di fondi regionali in attuazione di piani europei per la riqualificazione del parco cittadino chiamato del Mercatello, della superfice di 10 ettari a verde prevalente. Senza considerare i cospicui stanziamenti specificamente previsti dai piani regionali forestali, a cui l’ex Macrico può essere ricondotto per le sue caratteristiche arboree. E persino la sempre invocata mancanza di personale da destinare all’area per la sua gestione appare una scusa bella e buona pensando all’ampia categoria di lavoratori socialmente utili ed al volontariato attivabili se adeguatamente organizzati.
L’ulteriore dato acquisito, come dicevamo, è che la Fondazione Casa Fratelli Tutti, benché proprietaria, esige troppo dal suo bene. La curia casertana, pervenuta alla decisione di non vendere più il cespite anche perché la somma offerta in passato dal comune è sempre stata inferiore a quella equamente attesa di 40 milioni di euro, ha mutato nel tempo i suoi piani. Oggi sono quelli di tenere l’area, ma di destinarla a scopi socio-umanitari secondo la sua missione e per una nuova presenza nella comunità, anche considerando il deserto dei servizi sociali in città per l’assenza totale e di sempre di politiche comunali ad essi rivolte.
Così si è ipotizzata la creazione di spazi di aggregazione giovanile, di cultura, di spettacolo, di sport, per il tempo libero. Ancora nel numero di questo mese del periodico diocesano Il Poliedro, il vescovo Lagnese, durante un suo incontro con le scuole, vi ha auspicato la nascita di un conservatorio musicale di cui la città manca. A questo proposito, qualche giorno fa abbiamo definito il Macrico un poco come la lampada di Aladino da cui ottenere ciascuno il proprio desiderio. Non a caso un lettore ci ha scritto proponendo la creazione di un ippodromo, a cui il capoluogo avrebbe titolo non meno di Aversa, ci diceva, e non abbiamo capito se seriamente o per facezia.
Sta di fatto che se ci si mette su questo piano, il Macrico vedrebbe ben presto degenerare il suo scopo di verde naturale a carattere ameno non meno del bosco delle delizie della Reggia.
La presenza di strutture a qualunque finalità destinate, oltre a nuovo cemento, importerebbe un andirivieni di persone, di macchine, di attrezzature, quanto di più contrario ad un’esperienza di immersione nella natura incontaminata che si potrebbe concretizzare.
Nella sua ansia propositiva, la Fondazione sembra essersi smarrita ed ha avviato a precipizio tutta una serie di iniziative progettuali – che supponiamo di non poco impegno economico, in ragione del prestigio degli studi tecnici ingaggiati – che negherebbero di fatto il Macrico come parco verde ed incontrando la contrarietà del Comitato cittadino. Anche la comunicazione sui progetti dell’ente, sia quella diretta sia quella veicolata attraverso i mezzi di comunicazione, è stata eccepita per il suo eccessivo compiacimento. In un intervento dal pubblico, c’è chi ha persino parlato di “vuota sintassi“.
Noi siamo del parere che per tutte le commendevoli finalità sociali della chiesa casertana vi sarebbe un modo per conciliare le esigenze dei servizi e quella del verde pubblico. Ce lo aveva già prospettato don Nicola Lombardi in una intervista che ci aveva concesso nell’aprile 2019 proprio sul Macrico, parlando dello strumento delle compensazione urbanistica. Lo ha detto esplicitamente l’urbanista Berdini, che abbiamo citato all’inizio, nel suo intervento di alto profilo tecnico parlando di possibili permute tra la Fondazione ed il comune. Verso la cessione dell’area del Macrico con vincolo di destinazione ad F2 al comune, questo conferirebbe i suoi numerosi edifici vuoti nella città ove allocare le attività a carattere sociale e comunitario promosse dalla curia.
LA DICHIARAZIONE RILASCIATACI DA DON NICOLA LOMBARDI NELL’APRILE 2019
Concludiamo con una nostra riflessione, affermando che l’incontro pubblico di lunedì, anche se non ha prodotto effetti concreti ed immediati, segna un momento fondamentale nella vicenda del Macrico, perché ha chiarito inequivocabilmente, a chi davvero voglia intendere, come stanno le cose sul suo conto, svelando ambiguità e finzioni.
Tuttavia l’ultima parola resta, crediamo, alla cittadinanza, con la sua mobilitazione attiva, perché questa classe politica nelle cui mani è la soluzione, alla volontà che esprime la cittadinanza, alle richieste pacate e civili che non le garbano e che non vanno oltre i convegni, è abituata a fare spallucce. A volte si manifesta e si scende in piazza per questioni di principio o per cose anche lontane da noi. La questione del Macrico verde è essenziale per la città e vale che si pensi ad una serie di manifestazioni e di cortei che destino l’interesse anche nazionale necessario. D’altro canto, il Comitato ha esperienza, diffusione ed aderenze tali da portare in corteo migliaia di persone. Diversamente, considerati gli interessi in gioco, da questo stallo non si uscirebbe che perdenti.