MARCIANISE. Altro che Casalesi: Metano Sud ha pagato 60mila euro di pizzo all’anno ai Mazzacane e ai Quaqquaroni
17 Aprile 2019 - 18:50
MARCIANISE – Si litiga, eccome se si litiga, tra gli alleati storici dei Piccolo e dei Letizia. Ma di questo abbiamo già scritto. Va aggiunto che nelle ipotesi molto teoriche che venivano fatte dai due gruppi, nel caso specifico dal gruppo Letizia, venne ipotizzato non solo l’omicidio di Domenico Piccolo, che aveva incendiato l’auto a un camorrista vicino ai Letizia, ma finanche quello del mandante Pasquale Piccolo “Rockfeller”, il quale, quando uscì dal carcere, entrò subito in rotta di collisione con Andrea Letizia, che aveva retto le sorti del clan nei sette anni precedenti.
Liti all’intenro del clan, ma liti forse addirittura più importanti, nei singoli gruppi familiari.
Ad esempio Achille Piccolo e il fratello Angelo, figli del “boss” fondatore dei Quaqquaroni Antimo Piccolo, ucciso al culmine della guerra sanguinosissima che portò addirittura all’emissione, da parte della Prefettura di Caserta, del famoso provvedimento di coprifuoco, non condividevano certo alcune azioni del loro zio Pasquale Piccolo Rockfeller.
Uno screzio evidente si registrò quando quest’ultimo si informò presso un familiare sulle modalità che Achille Piccolo aveva adottato per distribuire i proventi dell’estorsione al caseificio Bellopede, di cui Piccolo junior si era sempre occupato.
Questo venne considerato uno sgarbo da Angelo Piccolo che, a differenza del fratello, si trovava a piede libero, al punto che fece sapere allo zio che lui poteva al massimo segnalare l’esistenza di qualche problema o il contenuto di qualche sua rivendicazione in modo che queste informazioni fossero portate in prigione all’attenzione di Achille Piccolo. In poche parole i figli del fondatore non tolleravano che Rockfeller si fosse sostituito a loro nella riscossione del pizzo a carico del caseificio Bellopede.
Ma il caso sicuramente più spinoso, che aprì tensioni forti sempre nella famiglia dei Quaqquaroni, fu quello riguardante un’altra estorsione, forse ancora più importante, quella consumata ai danni della Metano Sud, azienda con sede in via XXV Aprile di cui erano e sono titolari tutti i componenti della famiglia Del Bene.
Va premesso che la parte del leone l’ha fatta sempre il clan Belforte.
Ne parlano diversi collaboratori di giustizia, anche se noi abbiamo deciso di sottoporre all’attenzione dei nostri lettori, in quanto esplicative di tutte le altre, le dichiarazioni di Bruno Buttone.
Negli anni ’90 i Del Bene pagavano entrambi i clan, anche se Buttone non specifica in che misura percentuale.
Poi, quando la guerra determinò un vincitore e uno sconfitto le cose cambiarono. Il grosso rimase ai Belforte, le briciole ai Piccolo. Precisamente, ai tempi della lira, i Mazzacane riscuotevano 5 milioni al mese, che poi, con l’avvento della nuova moneta, diventarono 2.500 euro, per un valore complessivo di 30mila euro annui
I Del Bene, per paura, hanno sempre negato. Solo nel 2016 Giuseppe Del Bene, figlio del primo titolare della Metano Sud e socio dell’azienda insieme agli altri fratelli, ammette davanti agli uomini della Squadra Mobile di aver sempre pagato la camorra, come del resto aveva già dichiarato – così dice lui – quando era stato chiamato come testimone in alcuni processi riguardanti i boss.
È da questa testimonianza che si ricavano particolari relativi ad epoche più recenti.
I 30mila euro all’anno erano stati ridotti a 22.500 euro, pagati nelle classiche tre rate di Pasqua, Ferragosto e Natale agli emissari dei Mazzacane.
Ciò fino a quando i Del Bene avevano comunicato ai camorristi del gruppo Belforte, che per anni si erano fatti coordinare in questa specifica estorsione da Camillo Belforte, figlio di Salvatore, di non essere più in grado di pagare, accettando anche il rischio di ritorsioni stampato sul volto dell’ultimo esattore (di cui però Del Bene non sa specificare il nome).
Da qui altre tensioni, su cui vi ragguaglieremo nel prossimo focus di approfondimento della recente ordinanza, chiesta ed ottenuta dalla Dda in merito alle attività dei Quaqquaroni e dei Letizia.