MARCIANISE. Firme false e di camorristi: Velardi a un passo dalla richiesta di rinvio a giudizio SCARICA Ovalletto, Bellopede & Co

31 Maggio 2019 - 19:27

MARCIANISE – Sarà interessante, al di là delle solite stupidaggini scritte oggi sullo scemenzario quotidiano della sua pagina Facebook, come articolerà la sua strategia difensiva il sindaco Antonello Velardi, sulle 99 firme, conclamatamente false, da oggi ufficialmente false, per valutazione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, grazie alle quali la lista civica Orgoglio Marcianisano, tra le più forti di quelle che lo hanno appoggiato, ha potuto schierarsi ai nastri di partenza delle elezioni comunali del 2016.

Perché se un camorrista conclamato con sentenza passata in giudicato quale Bruno, al tempo di quella raccolta firme era sicuramente in carcere, risulta tra i presentatori della lista, l’unica cosa che puoi fare è quella di scaricare le responsabilità su chi quelle firme le ha apposte in calce all’elenco dei candidati.

Perché nel merito questo è un processo indifendibile.

Le date di nascita dei 99 firmatari farlocchi non lasciano adito a dubbi sull’identità della persona che corrisponde alla firma apposta.

Da stamattina possiamo dire ufficialmente che il sindaco Antonello Velardi è indagato per reati non da poco: falso materiale e falso ideologico in concorso con altri.

E gli altri rispondono al nome del poliziotto Lorenzo Ovalletto, abituale compagno conviviale delle serate del sindaco, Pasquale Bellopede (quello della “Sagra della Rana”) e Alberto Tartaglione.

Indagati anche l’impiegato dell’Ufficio Anagrafe del Comune Raffaele Tartaglione e Assunta Foggia.

Noi di Casertace non abbiamo bisogno oggi di raccontare questa vicenda, su cui abbiamo incardinato una delle nostre battaglie di legalità praticata e non solo enunciata.

Forse gli altri, tutti questi traditori, caproni della professione giornalistica, hanno bisogno di spiegare ai loro lettori, sempre più esigui, la vicenda dall’inizio.

Dicevamo dello scemenzario quotidiano. Al netto della quotidiana dose di ipocrisia, di bugie, di doppi sensi codini, c’è un passaggio che a nostro avviso è importante e che ancora una volta definisce l’uomo ancor più del sindaco: “Francamente non so quali sono le mie responsabilità circa questa vicenda che ignoro del tutto. Nessuno me lo mai chiesto, spiegherò agli inquirenti tutto ciò. Non so francamente neanche di che cosa si parla: il mio coinvolgimento è solo legato al fatto che ero candidato, non mi sono mai occupato direttamente o indirettamente della raccolta delle firme”.

Dunque, Velardi ignora questa vicenda. Siccome le 99 firme sono assolutamente false e i vari Ovalletto, Bellopede & Company potranno dire tutto, magari parlando di un errore, di una fotocopia sbagliata, quando molti sanno, a partire da noi (ma il vantaggio non velo diamo perché altrimenti lo usereste in sede di difesa) da dove arrivano quelle firme, ciò significa che Velardi, per salvare se stesso, scarica i suoi amici, che evidentemente da anaffettivo qual è non ha mai considerato tali, ma solo pedine, strumenti per ottenere i propri obiettivi personali.

Perché se Velardi dimostra che lui non sapeva nulla, allora i reati in concorso saranno appioppati solo a Ovalletto, a Bellopede e a Tartaglione, i quali per un motivo però misterioso, dato che a quel punto mancherebbe l’istigatore, si sarebbero messi a falsificare anche le firme di camorristi ridotti in galera.

A pensarci bene questa affermazione di Velardi fa il paio con la revoca degli incarichi ai super consulenti.

In quel caso, come nel caso delle firme, la difesa di una scelta, dunque la dignità personale, viene sottesa a logiche di potere.

Su Bellopede e Tartaglione abbiamo poche speranze. Ovalletto è invece un servitore dello Stato e dunque, con umiltà, lo esortiamo a dire la verità su questa vicenda delle firme. Tutta la verità, soprattutto a chiarire alla magistratura inquirente che Velardi era al corrente d tutto. Se invece il servitore dello Stato sceglierà la linea dell’omertà, allora sovrapporrà il suo atteggiamento a quello di chi ha fatto dell’omertà uno strumento di conservazione di un ordinamento operante al di fuori della legalità.