MARCIANISE. Per il presunto concorso truccato, il Pm chiede l’archiviazione per Velardi e la Letizia. Ma il Gip vuol vederci chiaro e convoca una camera di consiglio

29 Ottobre 2020 - 14:22

MARCIANISE – Non è che perché uno si chiami Gennaro Spasiano, o anche Jack lo Squartatore, significa che di per sé non sia attendibile come parte offesa in un procedimento imperniato su una sua denuncia.

Chi scrive è la quintessenza di tutto quello che, ontologicamente, filosoficamente ancor prima di mettere in mezzo altre categorie un po’ più secolari, considera Gennaro Spasiano un emblema del male, costituito, nelle nostre zone, da una sostanziale inagibilità di tutto ciò che appartiene al rapporto, totalmente malato, tra la politica e le burocrazie amministrative.

Il diritto e la sua amministrazione possono, anzi devono avere la percezione di chi abbiano di fronte, visto che è del tutto evidente che una denuncia presentata da un magistrato, da un alto ufficiale delle forze dell’ordine, da un Alcide De Gasperi o da un Giorgio La Pira, sia di per sé molto credibile, perché difficilmente ha potuto trovare la sua ragion d’essere in un pensiero inquinato, in un desiderio di rivalsa per qualche torto subito.

Cosa invece del tutto possibile quando a muoversi è uno come Gennaro Spasiano, autentico campione, insieme a tanti altri suoi colleghi, di questa lunga e velenosa scia relazionale tra dirigenze, funzionari degli enti locali e sindaci, assessori e affini dall’altro.

Giusto, allora, prendere l’iniziativa di un archetipo alla Spasiano con le dovute precauzioni, con le proverbiali molle.

Una volta che l’hai fatto, però, la partita della valutazione non è neppure iniziata.

Il Dna del denunciante, infatti, ti pone il problema di leggere con attenzione un suo eventuale esposto, di vagliarlo sillaba per sillaba, ma non di cestinarlo, anche perché riteniamo che non faccia parte degli elementi che illustrano la potestà di un giudice inquirente o requirente la facoltà di considerare infondata una denuncia solo in forza della valutazione sull’identità di chi la sporge.

Quando, a suo tempo, Gennaro Spasiano presentò denuncia nei confronti dell’allora sindaco Velardi e dell’allora vice-sindaca Letizia, asserendo di aver ricevuto pressioni potentissime affinché, da presidente della commissione giudicatrice, determinasse l’affermazione concorsuale di un concorrente ben definito ed indicato a monte del concorso, noi ci interessammo.

E sapete perché? Non certo in quanto quella denuncia andasse a colpire Velardi, perché anche in questo caso un liberale non può assolutamente fare di tutta l’erba un fascio assimilando episodi non collegabili l’uno con l’altro.

Non è perché si chiamino Velardi e Letizia, insomma, che questi due debbano essere per forza colpevoli di qualche reato.

Ci interessammo perché quella denuncia riguardava una vicenda che avevamo seguito sin dal primo momento e sulla quale avevamo scritto fiori di articoli che dimostravano, senza ombra di dubbio, che le procedure adottate per quel concorso fossero a dir poco, ma proprio a dir poco, anomale.

Fu uno dei tanti momento ad alta tensione della prima consiliatura Velardi.

Nel giorno in cui si tennero gli orali, i due consiglieri comunali di opposizione Dario Abbate e Pino Moretta vollero essere presenti in prima fila perché in loro non abitava il benché minimo dubbio che quel consorso fosse stata una incommestibile pastetta.

Ora, se il presidente della commissione Spasiano fa outing e afferma che tutti i dubbi affiorati in quelle giornate e puntualmente declinati, uno per uno, nelle nostre analisi non certo di breve estensione e facile lettura, uno è portato a concentrarsi più sul contenuto della denuncia che sull’identità di chi questa ha presentato.

Ciò perché la competenza specifica acquisita in ore e ore di studio degli atti amministrativi, del bando di quel concorso, di ogni suo articolo, ci legittimava in scienza e coscienza a misurarci con quei contenuti senza avere bisogno di farci sostenere dall’immaginetta dell’estensore della denuncia, cioè Spasiano.

La vicenda giudiziaria che da quei fatti è venuta fuori, vive una fase decisiva. Il pubblico ministero della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Di Vico, ritiene che il lavoro inquirente realizzato partendo dalla denuncia di Spasiano non abbia prodotto elementi sufficienti per chiedere il rinvio a giudizio di Antonello Velardi, attuale sindaco, e Angela Letizia, attuale consigliera comunale in rampa di lancio per diventare presidente del consiglio.

Il Gip Rosaria Dello Stritto nutre qualche perplessità e vuole approfondire un po’ di più le cose, costruendosi un’idea anche diretta, al di là di quelle che sono state le valutazioni della pubblica accusa.

Per questo motivo, ha convocato tutte le parti, indagati e parte offesa, in una camera di consiglio che avrebbe dovuto tenersi il 21 ottobre, mercoledì scorso.

Un problema di notifiche ha fatto sì questa camera di consiglio fosse rinviata al prossimo dicembre.

Noi di Casertace prendiamo la palla al balzo per riproporvi, in vista di questo appuntamento, tutte le puntate da noi messe in onda su quel particolare concorso, ritornato -alla luce di questa decisione del gip Dello Stritto – di strettissima attualità.