MASSIMO GRIMALDI. Una sentenza di assoluzione che non sorprende. L’avevamo prevista già 14 mesi fa leggendo le parole che il gip usò rigettando la richiesta di arresto a suo carico
28 Aprile 2022 - 21:05
Nel febbraio del 2021 riportammo in un nostro articolo le tesi della gip del Tribunale di Napoli, ex pm di Nicola Gratteri alla Dda calabrese, Maria Luisa Miranda. E lì, probabilmente, già si era capito tutto, visto e considerato che sulla scorta di quel parere l’avvocato difensore di Grimaldi chiese e ottenne la celebrazione del processo con rito abbreviato.
CARINOLA (g.g.) L’assoluzione di Massimo Grimaldi l’avevamo pronosticata già nel febbraio del 2021, cioè 14 mesi fa, quando venimmo in possesso di alcuni documenti giudiziari, contenenti le motivazioni per le quali la giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, Maria Luisa Miranda, aveva rigettato, esprimendo pochi concetti, ma molto perentori, la richiesta, formulatale dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia Maurizio Giordano e Graziella Arlomede, di mettere agli arresti il consigliere regionale di Forza Italia.
Nella nostra valutazione, contò anche la presa d’atto dell’identità anagrafica, ma soprattutto professionale, della gip che formulava il diniego, visto che Maria Luisa Miranda era reduce da una lunga esperienza, trascorsa, in quel caso come pubblico ministero nella Dda calabrese, quella con sede a Catanzaro, diretta da Nicola
Quello che è successo oggi, a nostro avviso, è una conseguenza di quello che è successo allora. Forte di quel provvedimento, Massimo Grimaldi, ma soprattutto il suo avvocato, l’esperto e capace Carlo De Stavola, hanno intrapreso la strada del rito abbreviato che, come è noto ai lettori di Casertace, cioè di un giornale che la cronaca giudiziaria la fa in un certo modo, è un’arma a doppio taglio che le difese utilizzano, o quando il loro cliente è sicuramente colpevole e dunque si va a giocare sugli sconti di pena che la scelta del rito abbreviato garantisce, oppure quando sono arci sicure che il loro cliente o i loro clienti non potranno essere condannati. Massimo Grimaldi ha scelto il rito abbreviato in base a questa seconda considerazione. Se l’ha potuto fare è perché aveva a disposizione l’arma di quel parere della gip Miranda su cui noi di Casertace ci soffermammo non poco un anno fa in un articolo che potrete rileggere CLIKKANDO QUI, però a vostro rischio e pericolo perché si tratta di uno di quei polpettoni purtroppo doverosi, in cui, la necessità di soppesare ogni sillaba obbliga chi li scrive, in quel caso il sottoscritto, a “pisciare” come si suol dire “a lungo”.
Le contestazioni mosse a Grimaldi riguardavano, infatti, il suo rapporto con il politico di Trentola Ducenta, Giuliano Pellegrino, dipendente statale della Soprintendenza e distaccato per qualche tempo presso la sua segreteria di consigliere regionale. Il nome di Pellegrino è stato pronunciato anche dal pentito e suo concittadino Luigi Cassandra che aveva solo evidenziato che il fratello di Giuliano Pellegrino fosse sposato con la sorella di Giuseppe Diana, noto esponente del clan dei Casalesi, soprannominato Cuoll e pint, aggiungendo, però, che Giuliano Pellegrino non era mai stato un affiliato. Sempre rimanendo a Pellegrino, oggi lui continua a fare politica al Comune di Trentola.
Nell’imputazione contro Grimaldi, erano presenti anche le dichiarazioni dell’altro pentito Francesco Zagaria detto Ciccio e brezza, le cui propalazioni riguardanti altri fascicoli d’indagine, non questa in particolare, hanno suscitato più di una perplessità anche nei giudici chiamati a valutarle per emettere delle decisioni.
Contestati dai pm a Grimaldi anche due finanziamenti regionali: il primo per la scuola di via Bovo; il secondo per un centro sportivo sempre in quel di Trentola. Su queste due opere pubbliche il gip Miranda, a suo tempo, espresse forti perplessità rispetto alla formulazione dell’accusa che li collegava a un’attività di Grimaldi finalizzata a favorire il clan dei Casalesi.
Insomma, tutto materiale oggetto delle secche confutazioni di Maria Luisa Miranda che la sua collega, l’altro gip Nicoletta Campanaro, ha utilizzato sicuramente per convincersi della non colpevolezza di Massimo Grimaldi, per il quale, invece, i pubblici ministeri Maurizio Giordano e Graziella Arlomede avevano chiesto la condanna a otto anni.
Leggeremo con curiosità le motivazioni e a quel punto capiremo anche se la Dda deciderà di presentare o meno un ricorso in appello, impugnando la sentenza di oggi.