Mentre il cardinale Sepe festeggiava il matrimonio del nipote, in un’altra stanza a “La Contessa” la cupola del CLAN DEI CASALESI si riuniva per i suoi affari

3 Febbraio 2020 - 15:33

CASAL DI PRINCIPE/GIUGLIANO(g.g.) Straordinario. Troppo bello il titolo che il giudice del tribunale di Napoli ha attribuito a uno dei paragrafi dell’ordinanza, in verità un pò deludente sul piano delle conseguenze cautelari, emessa sulle attività del clan dei casalesi, di esponenti importanti delle famiglie storiche, insieme alla camorra di Giugliano, luogo in cui questi imprenditori di Casale erano arrivato soprattutto grazie alla nascita di una parentela tra Antonio Schiavone, fratello di Francesco Schiavone Sandokan e Salvatore Sestile, patron del super ristorante e super albergo La Contessa, uno dei luoghi a maggior densità di matrimoni e di cerimonie di tutta la provincia di Napoli e di tutta la provincia di Caserta.

Tentativo di risoluzione extragiudiziale del contenzioso tra A.G.O. S.p.A. e GIOMAR Appalti srl“. Niente di nuovo rispetto a quello che abbiamo già scritto nelle scorse settimane: la Giomar che Carmine Schiavone, nipote di Eliseo Schiavone, lungo datato al 41 bis, controllava attraverso il prestanome Andrea Perrone, aveva litigato pesantemente, subito dopo aver ricevuto l’interdittiva antimafia, con il Consorzio AGO del citato Vicigrado e di Orlando Fontana, dopo che lo stesso consorzio aveva dato al Giomar lucrosissimi lavori in subappalto, tra cui quelli, ormai arci-famosi, appaltanti dal comune di Portico.

Ma la novità, che registriamo in questo stralcio di ordinanza che pubblichiamo oggi, è rappresentato dall’attentato incendiario di cui rimase vittima proprio il consorzio AGO. Benzina allo scopo di ridurre in cenere gli uffici del cantiere di Portico. La denuncia la presenta Orlando Vicigrado, il 9 febbraio 2015 alla stazione dei carabinieri di Macerata Campania. Nella denuncia Vicigrado non mette nero su bianco l’accusa a Giomar e dunque a Carmine Schiavone, ma qualifica il fatto come “atto intimidatorio”, avvenuto proprio nel periodo in cui i rapporti tra lui e Orlando Fontana da un lato e Carmine Schiavone dall’altro, erano pessimi. Di qui, l’osservazione del giudice: “La denuncia di Vicigrado, lasciava sottendere ad una possibile correlazione tra le due vicende.

E questa è il primo elemento che riteniamo interessante porre stamattina all’attenzione dei nostri lettori.

Poi, c’è il secondo che riguarda sempre questo ristorante La Contessa che, badate bene, non è una cosa da poco. E’ roba grosso. Giusto per fare un esempio, lì si è sposato  o ha tenuto una cerimonia familiare importante con tantissimi invitati, il nipote del cardinale Crescenzio Sepe, ricordiamo nativo e ben ancorato alle sue origini di Carinaro, oggi arcivescovo di Napoli.

A quella cerimonia era presente anche il presule, il quale, così ci raccontano due o tre degli invitati, andò anche a schiacciare un pisolino, durante il pranzo, ri-comparendo al momento della torta nuziale.

E’ mai possibile che in un salone c’era il cardinale Sepe e magari in un altro salone si teneva una riunione per parlare di cose di camorre, tra i suddetti Salvatore Sestile, proprietario de La Contessa, il genero Antonio Schiavone, fratello di Francesco Schiavone Sandokan, Carmine Schiavone, semmai anche Orlando Fontana e Vicigrado? Non sappiamo se c’è stata una contemporaneità, ma sappiamo che all’interno di quel ristorante si è verificato un tentativo di conciliazione. E torniamo al titolo di quel paragrafo che ci ha strappato un sorriso: “una risoluzione extragiudiziale“, la definisce il gip. Aggiungiamo noi, per completare il concetto, extragiudiziale e, possibilmente, anche extra attentati.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA