Muore a 45 anni dopo due mesi di “entra ed esci” dagli ospedali: indagati due medici

25 Aprile 2025 - 09:03

Deceduto a soli 45 anni per una probabile setticemia dopo una via Crucis durata oltre due mesi, innumerevoli accessi e visite in vari presidi ospedalieri conclusesi con le diagnosi più disparate per giustificare i problemi e dolori di cui soffriva. Riscontrando l’esposto della moglie, rivoltasi a Studio3A per fare luce sui tragici fatti e su eventuali responsabilità dei medici che hanno avuto in cura il marito, la Procura di Napoli, tramite il Pubblico Ministero dott.ssa Federica D’Amodio, ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in ambito sanitario per accertare le cause della morte di Vincenzo Russo, un quarantacinquenne di Quagliano (Na) spirato il 13 aprile scorso al Cardarelli, lasciando nella disperazione, oltre alla consorte, quattro figli, tre dei quali ancora minori. Il Sostituto Procuratore, acquisita e posta sotto sequestro la documentazione clinica, ha altresì iscritto nel registro degli indagati due dei medici che hanno seguito il paziente durante la sua odissea, la dott.ssa P. G., 63 anni, di Pozzuoli,

e il dott. G. M., 38 anni, di Santa Maria La Fossa (Caserta), un atto anche dovuto per dare loro modo di nominare eventuali consulenti di parte per gli accertamenti tecnici irripetibili. Il magistrato inquirente infatti ha anche disposto l’autopsia sulla salma della vittima, a sua volta posta sotto sequestro, per accertare le esatte cause del decesso: l’incarico sarà conferito martedì 29 aprile 2025, alle ore 10, presso il palazzo di Giustizia di Napoli, a un pool di tre consulenti tecnici formato dal medico legale dott. Nicola Balzano, dall’internista dott. Vitagliano Tiscione e dall’anatomopatologa dott.ssa Elvira La Mantia; alle operazioni peritali parteciperà, quale consulente tecnico per la parte offesa, anche il medico legale dott. Luca Scognamiglio messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si è affidata per essere assistita la moglie di Russo, attraverso l’Area Manager per la Campania dott. Vincenzo Carotenuto.

A quanto riferito dalla vedova ai carabinieri della tenenza di Quarto Flegreo nella denuncia querela presentata l’indomani della tragedia, a fronte delle innumerevoli perplessità sulle cure prestate al consorte, ormai più di due mesi fa il quarantacinquenne si era recato all’ospedale San Giuliano di Giugliano (Na) lamentando un forte dolore al petto, salvo essere subito dimesso dopo gli accertamenti effettuati: gli esami clinici non avrebbero rivelato nulla di preoccupante, come un infarto in corso, e per i sanitari si trattava solo di un dolore intercostale che sarebbe presto passato da solo. Così però non è stato, anzi, con l’andare dei giorni le algie sono aumentate estendendosi dal petto anche alla spalla destra, ragion per cui Russo, sempre accompagnato dalla moglie, ha effettuato numerose altre visite, presso strutture sia pubbliche sia private: un continuo andirivieni in ospedali, tra cui il Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, il Pineta Grande di Castel Volturno e il Cardarelli. Ogni volta il paziente ha seguito le cure prescritte dai dottori che l’hanno via via visitato, e che peraltro avevano formulato diagnosi discordanti tra loro, senza però riuscire a venire a capo dei suoi problemi, che continuavano ad aggravarsi: Russo non riusciva neanche più a reggersi in piedi e a camminare e aveva pure smesso di urinare.

Finché, il pomeriggio del 12 aprile scorso, la moglie ha riportato all’ospedale Pineta Grande il marito in preda a febbre alta, oltre 39, dolori lancinanti che ormai interessavano anche l’inguine, polpaccio e caviglia e ridotto in uno stato semi-confusionale in cui, a momenti in cui era “presente”, se ne alternavano altri di “catatonici” nei quali non rispondeva agli stimoli esterni. E qui i medici che hanno preso in carico il paziente, dopo averlo sottoposto agli accertamenti di rito e riscontrato negli esami del sangue valori totalmente “sballati”, hanno rivelato alla moglie che Russo era in grave pericolo di vita consigliandole di trasferirlo subito all’ospedale Cardarelli per poter essere seguito da un ematologo.

Inizialmente al Cardarelli, dopo aver finalmente visitato il paziente verso mezzanotte, avevano rassicurato i familiari, spiegando che il loro caro aveva necessità di una trasfusione, che le sacche di sangue stavano arrivando e che si sarebbe presto ripreso, invitandoli a rincasare tranquilli per la notte. Ma alle 7 del mattino del 13 aprile dal principale nosocomio partenopeo a casa Russo è giunta la terribile telefonata presa dalla moglie: Vincenzo aveva avuto un arresto cardiaco fatale che, a quanto riferito dal medico che per ultimo lo aveva preso in cura, sarebbe stato provocato da una setticemia in corso. Sconvolta per la prematura e inspiegabile perdita del suo compagno di vita e, soprattutto, non riuscendo a capacitarsi dell’accaduto, la moglie della vittima ha quindi deciso di fare chiarezza sulla morte del marito, si è affidata a Studio3A e ha presentato un esposto alla magistratura che ha portato all’apertura di un fascicolo e ai primi provvedimenti dell’autorità giudiziaria: l’esito dell’esame autoptico sarà ovviamente fondamentale per fornire le prime risposte.