Non è stato il poliziotto di MONDRAGONE a uccidere il ragazzo. Irricevibili, invece, le richieste di rimuovere il video, le foto e il nome
14 Giugno 2018 - 12:56
MONDRAGONE – In questi giorni si sono inseguite due o tre versioni diverse sul fatto di sangue consumatosi in Liguria. La prima versione fornita dalle agenzie pochi minuti dopo il fatto riferiva di un ragazzo ecuadoriano morto in quanto raggiunto da un proiettile (poi i telegiornali nazionali hanno parlato di cinque colpi di pistola, quando hanno intervistato mamma e sorella del ragazzo) sparato da un collega di pattuglia del sovrintendente Paolo Petrella, originario di Mondragone, ferito da diverse coltellate mentre tentava vanamente di bloccare il ragazzo allo scopo di avviarlo a un trattamento di Tso.
Nel corso della stessa giornata le versioni sono cambiate. Giornali e agenzie di stampa di primo livello hanno capovolto la scena affermando che a sparare sarebbe stato il poliziotto ferito, cioè Petrella.
Solo dopo, questo anche per effetto del riserbo in cui la Polizia di Stato ha avvolto la vicenda, si è tornati, rendendola definitiva, alla prima versione: a sparare non è stato il sovrintendente mondragonese Petrella, ma l’autista della pattuglia. Dunque ha ragione la nipote Rossana Roxy Landa, che in un audio ci ha bacchettati per questo errore.
La stessa nipote, invece, non ha ragione quando ci chiede di rimuovere le foto e finanche il nome di Petrella. I filmati sono stati pubblicati su Youtube, riteniamo per volontà dello stesso poliziotto, il quale, non a caso, spedisce saluti, ben sapendo che andrà online.
Stesso discorso per il nome, fornito mezz’ora dopo i fatti dalle agenzie e da tutti i giornali operanti nel perimetro della regione Liguria.