Operaio a nero muore folgorato mentre raccoglie le ciliegie. Un “difetto” rallenta il processo
6 Luglio 2024 - 15:59
CASAPULLA – Un difetto di notifica relativo alla richiesta di rinvio a giudizio a firma del Pubblico Ministero del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Pannone, per l’imprenditore agricolo Aniello D’Angelo, 62 anni di Casapulla, ha provocato il primo stop al processo sulla morte dell’operaio agricolo Salvatore Ferraro, per cui D’Angelo risponde di omicidio colposo per infortunio sul lavoro nella forma aggravata.
La sua colpa sarebbe consistita nell’inosservanza delle norme per la prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro.
Sollevata dai legali di Aniello D’Angelo, gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo, la questione della notifica, il giudice Guadiano del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha ordinato di nuovo la trasmissione degli atti.
L’operaio, mentre era intento a maneggiare una scala in alluminio di circa sei metri, a posizionarla e a salirci sopra, urtava proprio con la scala contro i cavi elettrici che erano sul frutteto, rimanendo cosi folgorato e perdendo la vita in quanto la scala faceva da conduttore elettrico con i fili di alta tensione.
Dagli accertamenti eseguiti dai carabinieri è emerso che Ferraro non era stato assunto regolarmente e perdeva la vita durante la raccolta di ciliegie in un frutteto di proprietà di D’Angelo a Castel di Sasso.
La Procura della Repubblica ha contestato a Aniello D’Angelo anche la violazione delle norme di sicurezza sul lavoro perché, quale datore di lavoro di lavoro, nell’affidare a Ferraro i compiti da svolgere, non ha tenuto conto delle sue capacità lavorative e delle sue condizioni di salute e di sicurezza, né lo ha sottoposto a visita medica al fine di accertarne l’idoneità sanitaria alla mansione di operatore agricolo che svolgeva.