ORE 18.55 ESCLUSIVA. Ecco giorno e ora in cui Nicola Schiavone parlerà pubblicamente da nuovo super pentito

18 Settembre 2018 - 18:59

CASAL DI PRINCIPE – (Tina Palomba) E’ atteso in videoconferenza, al tribunale di Cassino, Nicola Schiavone, che per la prima volta parlerà da collaboratore di giustizia. Il rampollo di Francesco Schiavone Sandokan, difeso dall’avvocato Stefania Pacelli, condannato in via definitiva a due ergastoli (Minutolo e Salzillo), infatti, non sarà presente ad una nuova udienza per un  processo per associazione camorristica al clan dei Casalesi, in Appello che sarà celebrato venerdì a Napoli, ma non sarà assente, come detto, il primo ottobre mattina, alle 9, a Cassino.

Le sue dichiarazioni potranno  essere confrontate con quelle di altri pentiti di camorra che parlano di pizzini inviatigli dall’imprenditore pontecorvese Luigi Zonfrilli e poi ancora di latitanti che sceglievano Cassino come rifugio e ancora di Gennaro De Angelis, originario di Casal di Principe, ritenuto dalla malavita casertana, il punto di riferimento nel basso Lazio di Nicola Schiavone.  Si tratta dell’operazione che fu denominata, a suo tempo, Giada da cui oggi scaturisce il processo in corso nella cittadina ciociara. 

Francesco Della Corte e Salvatore Laiso accusarono qualche anno fa, da collaboratori di giustizia quali già erano (Nicola Schiavone fece ammazzare il fratello di Salvatore Laiso), il boss Nicola Schiavone, Luigi Zonfrilli e il già citato Gennaro De Angelis. Ora sarà interessante confrontare le confessioni di Nicola Schiavone con quelle dei vecchi pentiti. Sicuramente dovrà raccontare in maniera genuina per dimostrare che il suo pentimento è autentico, tutte le vicende collegate anche alle note forniture delle Ferrari che tanto piacevano al figlio del capo del clan dei casalesi. Di una Ferrari in particolare dovrà parlare: quella con la quale “scarrozzava” tra Modena, cioè tra la zona in cui la Ferrari come azienda è nata, e Bologna. 

Si tratta di un processo in cui sono corposamente presenti gli atti di un’indagine, compiuta a suo tempo, dalla Guardia di Finanza su un vasto giro di riciclaggio, proprio nell’area del Cassinate, luogo in cui il clan dei casalesi, com’è noto, si è negli anni pesantemente infiltrato.

Sono in carcere perchè in qualità di affiliato al clan avevo il ruolo di omicida ed estorsore. Ognuno degli affiliati nel gruppo ha un ruolo preciso – dichiarò a suo tempo Francesco Della Corte – e io avevo questo. Sono in carcere e ancora tanto devo rimanerci. Ho deciso di collaborare quando nel 2010 è stato ucciso mio fratello. Prima ero un uomo di fiducia di Nicola Schiavone. Per questo più volte l’ho accompagnato a Pontecorvo dove aveva amicizie. Qui c’era un suo amico, un venditore di automobili, detto Gigino. Lui aveva il ruolo di mettere a disposizione la sua attività per conto del clan. Perchè ripeto ogni affiliato al clan ha un ruolo preciso”. Il pentito ha raccontato pure dei rapporti con Carmine Morelli. “Molte volte stavamo insieme tra Cassino e Pontecorvo e spesso andavamo da un rivenditore di auto suo amico, Gigino Zonfrilli. Una volta Nicola Schiavone ci ha chiamato e ci ha fatto consegnare duecentomila euro in contanti che poi abbiamo consegnato a Zonfrilli, rivenditore di vetture, che avrebbe acquistato le macchine in Germania. Una volta rivendute avrebbe restituito l’intera somma versata e poi gli utili sarebbero stati divisi al cinquanta per cento con Nicola Schiavone”.

Il secondo pentito, Salvatore Laiso ha ricordato la presenza a Cassino, al soggiorno obbligato, del boss Giorgio Marano, di un altro pezzo da novanta del clan. “Erano i primi anni del 2000 e ricordo che Marano scelse Cassino perchè a differenza di altre cittadine lontane da Aversa (città natale) qui aveva gli agganci giusti. Gennaro De Angelis e il suo gruppo trovarono l’appartamento in centro dove Marano ha soggiornato. Gigino Zonfrilli era per quello che ricordo, molto legato a Nicola Schiavone per conto del quale vendeva e comprava macchine”.   

Infine, ricordiamo che dopo la scelta collaborativa di Schiavone jr hanno accettato il programma di protezione la moglie, la mamma Giuseppina Nappa, la sorella e il fratello Walter.