OSPEDALE DI CASERTA. Nasce l’area di assistenza per i trapiantati. Il ruolo del medico Guido Piai
14 Luglio 2019 - 13:46
CASERTA – Non diremmo niente di nuovo sostenendo che la sanità casertana, come la sanità campana e come quella in generale del sud, viste in uno sguardo di insieme in quanto espressione di uno stesso limite, non brillino certo per efficienza.
Lo dice lo stillicidio dei casi di malasanità che si registrano diffusamente in questa parte del Paese, con episodi che hanno persino dell’incredibile, ma lo dice in particolar modo il livello dei (dis -) servizi e delle prestazioni, che in molti casi sono da terzo mondo.
Proprio in questi giorni, un’inchiesta giudiziaria ha svelato come un ospedale napoletano fosse eterodiretto, completamente infiltrato, dalla camorra e d’altro canto proprio il nostro nosocomio viene da una vicenda similare.
La diagnosi di questa grave patologia del Mezzogiorno, causata in varia misura dalla politicizzazione esasperata degli enti della gestione sanitaria, dalla corruttela ed in buona parte dalla inemendabilità di ben precisi gruppi di interesse, compresa la lobby sindacale, è ampiamente nota.
Quella che ne è incerta è la cura necessaria e chissà se quella che ora si vorrebbe tentare, dell’autonomia regionale differenziata, conseguirà mai i suoi risultati.
Certo non vi sono molte speranze se un chirurgo casertano ci confidava tempo fa che aveva dovuto rinunciare ad organizzare delle sedute operatorie anche pomeridiane, finalizzate all’abbattimento delle liste di attesa, per la aspra opposizione incontrata da parte del personale del reparto che, formato in buona parte da donne, voleva, per una più comoda gestione famigliare, a tutti i costi lavorare di mattina.
Ma fortunatamente, in questo quadro non proprio incoraggiante, ogni tanto qualcosa di buono si vede. In questi giorni, scorrendo l’albo pretorio dell’azienda ospedaliera di Caserta – sforzo improbo, per la materia sterile, la numerosità e la farraginosità degli atti, ma indispensabile per ogni cronista avvertito – ci ha colpiti la delibera del direttore generale, Mario Ferrante – che si vuole in partenza per altri lidi – con la quale viene realizzata una nuova area c.d. trapianto, per il potenziamento delle attività mediche e di assistenza dei pazienti che hanno subito il trapianto del fegato o del rene o che vi si preparano.
Come si legge dal progetto approvato, l’intervento consisterà, in primo luogo, nella riqualificazione e nell’accorpamento funzionale degli ambienti delle unità ospedaliere specialistiche interessate, che sono quelle della fisiopatologia epatica- Satte (servizio di assistenza ai trapiantandi e trapiantati epatici) e della nefrologia e dialisi (con riguardo al trapianto renale). Ma soprattutto nell’attuazione di un potenziamento degli organici dei medici e dei paramedici preposti, che passerà anche attraverso il varo di tre borse di studio per la formazione specifica di nuovi specialisti. Apprezzabilissima è anche la previsione che tutti i locali ed ambulatori della nuova struttura saranno climatizzati e illuminati con una particolare attenzione al comfort e resi vicini ad uno standard alberghiero più che ospedaliero. Un bel progresso se si considera la condizione media di pulizia, non proprio esaltante, specie dei bagni ospedalieri destinati al pubblico, che più volte ci siamo trovati a segnalare.
Dagli atti pubblicati si evince che i fautori del progetto sono stati la dottoressa Carmen Pascale, referente della rete regionale del follow-up dei pazienti trapiantati di rene, il dottor Domenico Caserta, direttore dell’unità nefrologia e dialisi, ed il dottor Guido Piai, responsabile dell’unità fisiopatologia epatica-Satte.
Facendo un poco il nostro mestiere, come è necessario se non ci si vuole attenere alle sole apparenze, abbiamo chiesto qualche informazione nel giro ospedaliero. E abbiamo raccolto giudizi lusinghieri sul conto dei tre professionisti. Nei confronti del dottor Piai – che ci hanno detto prossimo alla pensione – abbiamo tuttavia colto una stima particolare. Anzi, oltre ad essere considerato un medico esemplare per la sua indiscussa professionalità e per il suo tratto saliente rappresentato dalla piena disponibilità verso i pazienti, ha reputazione di persona integerrima, estranea ad ogni logica di appartenenza, aliena dalle cordate di ogni tipo che, specie nel campo sanitario, garantiscono carriere sfolgoranti non sempre legate al merito. E questo, ai nostri occhi di liberali che vorrebbero vedere premiato il valore autentico in ogni campo, ce lo fa apparire con maggiore simpatia.
E ci induce a chiedere ancora una volta quando la politica sanitaria meridionale si affrancherà dal facile vizio di puntare sui brocchi solo perché docili, quando potrebbe contare sui purosangue.
Di là da tali questioni, in questa occasione bisogna compiacersi per i tanti ammalati che trarranno beneficio da questa realizzazione. Sono, difatti, oltre 360 i pazienti del casertano trapiantati o che sono in lista di attesa per un trapianto del fegato ed oltre 1500 le persone con patologie epatiche seguite nel nosocomio cittadino. Mentre assommano ad oltre 150 quelle curate per malattie nefrologiche, tra soggetti trapiantati o che si sottopongono ad emodialisi. Come ben si comprende, questa rinnovata unità sanitaria complessa, informata a criteri di massima efficienza, allieverà molte sofferenze, legate anche all’annoso fenomeno del pendolarismo sanitario. E probabilmente importerà anche un risparmio di costi, con una maggiore efficienza della spesa aziendale.
Non possiamo chiudere questa cronaca senza fare riferimento alla sezione casertana dell’associazione italiana trapiantati di fegato (in sigla AITF), che, con sede nello stesso ospedale di Caserta, opera con le sue centinaia di volontari – autenticamente e altruisticamente tali, per essere molto spesso ammalati guariti o in via di guarigione – a stretto contatto con le equipe sanitarie, fornendo un sostegno preziosissimo a quanti soffrono delle gravi malattie del fegato e dei reni.
Una realtà encomiabile, tenuta desta dal presidente del sodalizio, Franco Martino, instancabile nelle sue iniziative a tutto campo, ma soprattutto in quelle volte a promuovere, nei giovani e nei ragazzi, la cultura della donazione degli organi e della solidarietà nelle infermità.
Abbiamo scelto di proposito di pubblicare una foto di Franco Martino e della dottoressa Carmen Pascale, proprio mentre, nella sede dell’ AITF, con i soci si preparano ad una sessione di clown-terapia nei reparti di degenza.