RIVOLTA NEL CARCERE DI S. MARIA C.V. capeggiata da Luigi Nebbia: voleva far visita al fratello Emanuele in fin di vita in ospedale

4 Gennaio 2024 - 19:18

Emanuele ferito alla testa da un colpo di pistola la notte di San Silvestro

SANTA MARIA CAPUA VETERE. Tutto è accaduto nella giornata di oggi e solo poche ore fa la rivolta scoppiata nel carcere di S. Maria C.V., è stata sedata. Come da noi già scritto (CLIKKA E LEGGI), la rivolta dei detenuti si è verificata nel reparto Volturno e, a metterla in atto, sarebbe stato Luigi Nebbia, fratello di Emanuele Nebbia, ricoverato in condizioni disperate nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Caserta, dopo essere stato ferito da un colpo di pistola alla testa, la notte di San Silvestro, sul pianerottolo di casa, nel rione Iacp di Santa Maria Capua Vetere.

Proprio Luigi Nebbia avrebbe dato il via alla rivolta in carcere, capeggiando un gruppo di una decina di reclusi, dopo che il magistrato di sorveglianza gli aveva negato il permesso di uscire per andare in ospedale, a far visita al fratello Emanuele. Luigi Nebbia, ricordiamo, è stato arrestato la scorsa estate, accusato di aver cercato di introdurre in carcere telefonini e droga.

Ancora una volta follia e violenza, dunque, nel penitenziario sammaritano per la violenta protesta del gruppo di detenuti capeggiato da Nebbia.

Torna a protestare con veemenza il personale della Polizia Penitenziaria, per una situazione penitenziaria esplosiva, nota ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale ma rispetto alla quale nessun provvedimento era stato assunto. Ricostruisce l’accaduto Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Tutto è avvenuto nel primo pomeriggio di oggi, dopo la mancata concessione ad un detenuto di un permesso per partecipare ai funerali di un parente, ucciso da un clan rivale la sera di San Silvestro. Sembrerebbe che il detenuto non abbia ottenuto il permesso dal Magistrato di sorveglianza perché la salma del congiunto è ancora sotto sequestro (Capece parla di un parente morto, ndr). I detenuti del terzo piano del Reparto Volturno, per solidarietà con l’altro recluso, sono usciti dalle celle, appropriandosi con violenza delle chiavi, sono usciti nel corridoio del Reparto e sono scesi al piano terra, dove hanno letteralmente sfasciato tutto. Sul posto sono accorsi anche Magistrato di sorveglianza, comandante di reparto e i poliziotti di servizio nel carcere, e, dopo una longa opera di mediazione, la folle protesta è rientrata”. Per il SAPPE, si tratta di “eventi comunque già ampiamente preannunciati dal SAPPE a testimoniare la tensione che da mesi si vive nelle carceri: chiediamo un sopralluogo tecnico da parte del PRAP e una visita ispettiva da parte dell’ASL per valutarne l’idoneità sotto il profilo dell’igiene e della sicurezza dei luoghi di lavoro”.  

Per Capece, quel che serve sono “interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono poliziotti, , tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze”. “Esprimiamo”, conclude, “la massima solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi della Casa circondariale di S. Maria Capua Vetere, ma questi ultimi episodi devono necessariamente far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione. Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali, siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo dove possono fare quel che non vogliono e non in un carcere! Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni”.  Per questo, il leader del SAPPE “auspica in un celere intervento di questo Governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno”.