Inchiesta su presunta truffa. Per il Riesame l’obbligo di dimora alla figlia del ras Di Caprio del clan La Torre è inefficace

1 Dicembre 2022 - 12:13

MONDRAGONE – Un errore nell’invio da parte della procura della Repubblica di Frosinone degli atti al tribunale del Riesame, che avrebbe dovuto decidere sull‘obbligo di dimora emesso nei confronti di Alessandra Tecla Di Caprio, trentunenne nata a Caserta e figlia di quell’Arturo Salvatore Di Caprio, ex reggente del clan camorristico La Torre di Mondragone, è costato ai PM ciociari l’inefficacia della misura cautelare, sostanzialmente annullata dal giudice del Riesame del tribunale di Roma il 7 luglio scorso.

La trentunenne è indagata quale partecipa a un’associazione a delinquere strumentale alla commissione di reati in materia tributaria ed economica. Infatti, lo scorso 22 giugno, un’operazione della Guardia di finanza e della procura di Frosinone, svelava il lavoro di un gruppo, guidato da Arturo Salvatore Di Caprio e Michele Posillipo, quarantasettenne di Maddaloni, composto da almeno altre sette persone, che al fine di eludere le disposizioni di leggi in materia di misure di prevenzione patrimoniale, avrebbero attribuito a numerose teste di legno la titolarità di 23 società nel settore di trasporto di merce su strada e vendita all’ingrosso di alimenti.

Sotto sequestro finirono quote di trenta società per valore pari a 1,2 milioni di euro, 118 conti correnti, 68 rimorchi stradali, 32 trattori, 5 terreni, due capannoni, cinque abitazioni, 38 autovetture e due imbarcazioni, per un importo complessivo pari a 100

milioni di euro.

I soggetti sono indagati per i reati di associazione per delinquere, frode fiscale, indebita percezione di erogazione pubbliche, trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata ai danni dello Stato, tentata estorsione e sfruttamento della prostituzione.

La procura del tribunale ciociaro ha presentato ricorso in Cassazione, poiché l’invio di due DVD vuoti nei quali ci sarebbero dovute essere gli atti che hanno spinto il Gip a emettere la misura dell’obbligo di dimora, in accoglimento alle richieste avanzate dai PM di Frosinone, non è una mancata trasmissione, bensì una trasmissione “difettosa”, così come specificato anche dai giudici della terza sezione penale della Cassazione.

Per la corte dell’ultima istanza, infatti, il “Riesame ha sbagliato a dichiarare l’inefficacia della misura, essendo, piuttosto, tenuto a rinviare la decisione al fine di acquisire gli atti non visibili perché non presenti nei due DVD privi di contenuto“.

Per questo motivo, la Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, rinviando per nuovo giudizio alla corte di Roma che ha la competenza sulle misure cautelari, ovvero, il tribunale del Riesame, che dovrà prendere una nuova decisione al riguardo.

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