Respinto il ricorso del cugino di Antonio Iovine: “Lo ha aiutato durante la latitanza”

10 Febbraio 2019 - 15:35

SAN CIPRIANO D’AVERSA – La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dagli avvocati di Renato Caterino, imprenditore di San Cipriano d’Aversa, cugino di Antonio Iovine o’ninno.

I giudici del merito – scrivono gli ermellini – hanno valorizzato in primis le dichiarazioni dello stesso Antonio Iovine, cugino del giudicabile, che lo aveva definito imprenditore del clan, aggiungendo che da lui aveva ricevuto appoggio durante la latitanza, affermazione coerente con gli accertati incontri tra i due, che lo stesso Caterino aveva riferito nei suoi interrogatori; il capo del sodalizio aveva precisato come l’attuale imputato avesse, altresì, svolto attività di intermediazione per l’acquisto di un bazooka da un gruppo di trafficanti d’armi, affidandogli anche 20mila euro per l’acquisto, poi non concluso”.

Ed aggiungono: “A conforto delle propalazioni di Iovine sono state citate le informazioni provenienti da altri due collaboranti, come Augusto La Torre, vertice dell’omonimo gruppo attivo in Mondragone, che aveva riferito dell’attività di favoreggiamento della latitanza di Iovine da parte dell’attuale giudicabile, e quelle di tale Salvatore Venosa, definito uomo di spicco del sodalizio dei Casalesi, che aveva dichiarato che Caterino Renato era favorito dall’organizzazione nell’assegnazione di lavori pubblici, così confermando la qualità di imprenditore del clan, di cui aveva già parlato lo stesso Iovine.

“Il percorso argomentativo dei Giudici territoriali è stato arricchito e completato dai precisi riferimenti ad una pluralità di conversazioni telefoniche dal cui contenuto emergeva chiaramente la vicinanza dell’imputato, in qualità di imprenditore, a Antonio Iovine e le sue pressioni sui funzionari comunali per ottenerne informazioni riservate sulle gare d’appalto, nonché la sua frequente partecipazione a tali procedure truccate; l’assiduità nel prendere parte a gare manipolate, peraltro, produceva lo scontento degli altri imprenditori pure affiliati, a causa della cattiva abitudine di Caterino di non ricambiare i favoritismi ricevuti nell’assegnazione dei lavori”.

Le dichiarazioni di Iovine, infatti sono state alquanto “pesanti” ed hanno portato alle condanne, questo punto definitive, per lo stesso Caterino, per Nicola Coppola, Antonio Cerullo di San Cipriano, e per Paolo Natale di Casal di Principe. 25 gli anni di pena complessiva applicata per accuse che vanno dall’estorsione all’associazione camorristica.