Resta sequestrata la villa hollywodiana del noto imprenditore Paolo Morrone

27 Giugno 2019 - 18:48

CASERTA (red.cro.) – Sono stati resi noti i motivi con cui la Corte di Cassazione ha deciso di rigettare il ricorso de La Gardenia Srl, società che, secondo la magistratura, sarebbe stato il tramite per acquistare l’enorme villa di Paolo Morrone, titolare del centro di Radiologia, intestata formalmente proprio all’impresa di pulizie.

Il 6 dicembre scorso, il Riesame del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere aveva rigettato la richiesta di annullamento del sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari sammaritano. La Gardenia srl, secondo la tesi accusatoria, avrebbe acquisito i terreni e ristrutturato il fabbricato, “fra l’altro lussuosamente rifinito“, come scritto nel comunicato stampa della Procura di Santa Maria Capua Vetere dello scorso ottobre, con denaro sottratto dal patrimonio di alcune società del gruppo imprenditoriale casertano della famiglia Morrone, utilizzando proventi dei reati tributari commessi dal 2009 al 2011, dall’allora legale rappresentante Paolo Morrone.

La persona a capo de La Gardenia è Carolina De Cicco, indagata in concorso con Paolo Morrone, per riciclaggio di 670.000 euro e per il reato di trasferimento fraudolento di valori sulla proprietà della mega villa di Castel Morrone. Secondo la tesi difensiva, tra le varie doglianze proposte, nell’ordinanza del Tribunale non sarebbe motivato come la De Cicco fosse stata consapevole della provenienza illecita “dell’importo

contestato“.

I giudici dell’ultima istanza hanno rigettato la richiesta di annullamento della decisione del Riesame, ritenendo quindi motivate la decisione del Gip del tribunale di Santa Maria sulla scelta del sequestro preventivo.

Nella sentenza resa nota pochi giorni fa, gli ermellini hanno sottolineato la ricostruzione del Gip, contestata nel ricorso, sul reato di trasferimento fraudolento di valori. Per l’accusa, nonostante l’acquisto immobiliare sia stato formalmente operato da La Gardenia, in concreto l’acquisto sarebbe avvenuto con il denaro delle società del “gruppo Morrone” e l”immobile, così come ristrutturato, sarebbe tutt’altro che utile alle esigenze societarie del gruppo. Inoltre, riportano i giudici, “lo stesso Paolo Morrone è stato visto più volte sul cantiere sollecitare l’ultimazione dei lavori“.

In un altro interessante passaggio della sentenza, si parla il rapporto tra le società del gruppo Morrone e La Gardenia che riportiamo testualmente. Scrivono i giudici della Cassazione che “La Gardenia risulta essere già legata alle società del Gruppo Morrone da un contratto per un servizio di pulizia a sua volta “curioso” (così lo definisce a ragion veduta lo stesso Tribunale) in quanto estremamente oneroso e caratterizzato da modalità anomale, che ad un tratto diventa imprenditore immobiliare svolgendo un’illogica attività di intermediazione per l’acquisto e la ristrutturazione di un fabbricato, attività che ben avrebbe potuto essere compiuta dai pretesi acquirenti finali, con un’operazione di ristrutturazione che ha appalesato la volontà della De Cicco di destinare l’immobile non alla finalità socio-assistenziale prevista dal Gruppo Morrone ma piuttosto quella di destinare il fabbricato a civile abitazione mediante l’investimento di ingenti somme di denaro nell’acquisto di lussuosi materiali.”