S.MARIA C.V. 23 alberi secolari della villa comunale saranno abbattuti. La legalità del giudice Oscar Bobbio e il principio dell’acquaiolo dell’acqua fresca

3 Gennaio 2019 - 15:15

SANTA MARIA CAPUA VETERE – (g.g.) Secondo l’impresa C.R. Verde di Melito, titolare del servizio di manutenzione ordinaria del verde cittadino, 23 tra lecci ed ippocastani, alberi antichi e bellissimi, piantati da una vita nella villa comunale, sarebbero a rischio sradicamento e metterebbero in pericolo la pubblica incolumità.

Questo basta al comune di Santa Maria Capua Vetere per decidere di procedere all’abbattimento degli stessi e alla ri-piantumazione di altrettante piante che li sostituiscano pur occorrendo poi tanto per raggiungere lo stesso grado di crescita e di rappresentazione scenico ambientale, dato che oltre ad essere molto belli, questi alberi sono anche molto utili all’ossigenazione della città.

Un paio di domande che non poniamo più al sindaco Antonio Mirra, tanto è inutile, ma al garante della legalità, giudice Oscar Bobbio: che tipo di rapporto c’è tra il comune di Santa Maria e l’impresa C.R. Verde? A quanto ne sappiamo, l’azienda eroga servizi di manutenzione e di gestione del verde e il comune paga un corrispettivo.

Ora, rispetto alla struttura e al contenuto di questo rapporto, è serio che senza nessun tipo di riscontro ulteriore, senza l’ingresso nella procedura di un soggetto terzo, il comune spende poco meno di 20 mila euro, attribuendoli con un affidamento diretto, sotto soglia, alla stessa C.R. Verde per effetto di una perizia realizzata dalla esperta agronoma Elena Silvestri, responsabile tecnico della C.R. Verde e dunque dipendente della stessa azienda?

E’ mai possibile che si spendano soldi con questa faciloneria, con queste procedure a dir poco allegre. Se, al tempo, l’impresa napoletana si è aggiudicata una gara, valutata da una commissione, formata da dirigenti e funzionari del comune di Santa Maria Capua Vetere, come si può pensare che ora lo stesso comune tiri fuori 20 mila euro dando per buona, ripetiamo, senza nessun riscontro da parte di un tecnico interno, da parte di un soggetto indipendente rispetto agli interessi dell’azienda titolare di un servizio, la perizia del fornitore privato?

Per carità, nessuno mette in discussione la validità scientifica della stessa. Ma questa è una valutazione, altra cosa è il corretto utilizzo del pubblico danaro che non può essere erogato con una determina come quella che pubblichiamo in calce, firmata da Gennaro Riccio, da Cardito e che in pratica ripete a pappagallo e con noiosa ridondanze ciò che C.R. Verde ha messo nero su bianco?

Perchè la storia è sempre la stessa: se uno chiede all’acquaiolo se l’acqua è fresca, ovviamente, questi ti dirà di sì. Ma cavolo, uno può anche accettare questa valutazione, ma mezzo bicchiere d’acqua lo andrà ad assaggiare o lo farà assaggiare a un esperto terzo per capire se quella decantata freschezza sia realmente tale. Non è questione di credere o non credere ad una perizia. E’ questione di rispetto e di attestazione del giusto distacco che ci deve essere tra un dirigente, tra un funzionario, tra un sindaco che hanno potestà di spesa e i soldi che non attingono dal loro portafogli, ma da quello della città che amministrano quali diretti o indiretti rappresentati del popolo.

Oscar Bobbio non ci risponderà. Perchè l’arroganza del potere consiste proprio in questo, consiste nella riproposizione periodica, ininterrotta della famosa citazione di don Bastiano: io sono io, in questo caso, noi siamo noi, e voi, popolo del bla bla, non siete un cazzo.

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