S. MARIA C.V. Rapina, assolto il campione di Muay thai Guglielmo Gicco

12 Dicembre 2018 - 18:05

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Assolto dal reato di rapina e dichiarato prescritto il reato di lesioni. Non era rapina, ma esercizio arbitrario delle proprie ragioni: quindi verdetto di proscioglimento. Questa, in sintesi, è la decisione del giudice del tribunale sammaritano, la dottoressa Alessandra Cesare nei confronti di Guglielmo Gicco. Accolte in pieno le richieste dei suoi difensori gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo.

Il Pubblico Ministero di udienza aveva chiesto la condanna di Guglielmo Gicco a ben 2 anni ed otto mesi di carcere per il reato di rapina. L’atleta Gicco, 34 originario e abitante nella città del Foro è ben noto per essere un campione internazionale di arti marziali ed in particolare della boxe thailandese, comunemente nota come Muay thai, e recentemente ha confermato la detenzione del suo titolo di campione mondiale nella competizione internazionale organizzata nella città di Lugano. I fatti oggetto di questo processo risalivano ad oltre sette anni fa quando Gicco venne denunziato per rapina e lesioni da un giovane parcheggiatore di una città dell’hinterland casertano cui egli aveva dato in prestito una bicicletta da corsa e che poi non aveva riottenuta.

Di qui il ricorso, secondo l’accusa, alla violenza fisica facendo ricorrere la persona offesa alle cure del pronto soccorso del nosocomio sammaritano dove venne medicata e refertata. Poi la denunzia per rapina e lesioni al Comando Stazione Carabinieri e le indagini. All’epoca il Pubblico Ministero la dottoressa Marta Correggia chiese ed ottenne dal Gip anche un provvedimento cautelare a carico del campione sportivo consistente nell’obbligo di dimora nel Comune di San Prisco cui fu sottoposto Guglielmo Gicco per alcuni mesi. Oggi, ad oltre sette anni dal fatto, e dopo un articolato percorso giudiziario, un lungo iter dibattimentale, arriva il verdetto assolutorio finale. Il maestro Guglielmo Gicco, titolare di una rinomata, palestra vede riconosciuta la sua innocenza rispetto ad un reato particolarmente inquietante, quello di rapina, per il quale si era sempre, e da subito, professato innocente.