Scandaloso, il Postamat antifurto diventa barriera architettonica che esclude i disabili

5 Agosto 2025 - 13:10

Per Poste Italiane «security mask» è indispensabile. Il Pm ha pure archiviato denuncia e richiesta di rimozione

CALVI RISORTA (Elio Zanni) –  Quello che doveva essere un semplice prelievo si è trasformato in un’odissea per una cittadina con disabilità motoria a Calvi Risorta, la signora Daniela D’Ambrosio. Costretta, con inabilità lavorativa e impossibilità a deambulare, su una sedia a rotelle, la donna si è trovata di fronte a un ostacolo insormontabile: lo sportello automatico di Poste Italiane Spa a lei reso giocoforza inaccessibile da una placca metallica antieffrazione. Un dispositivo di sicurezza che oltre che proteggere crea anche una vera e propria barriera architettonica, impedendo a chi ha difficoltà di movimento di utilizzare il servizio.

Il provvedimento, secondo Poste Italiane Spa i cui responsabili in una risposta si dicono «dispiaciuto» del disagio «è stato adottato a causa dell’intensificarsi dei danneggiamenti subiti dagli impianti Arm (automated teller machine – sportello automatico), il che ha reso anche necessario il suo spegnimento notturno con la messa in programma, però, della sostituzione dell’apparecchio». E va bene, la maschera di ferro detta anche «security mask» è stata posta lì per contrastare i furti, una piaga che affligge purtroppo molti sportelli Postamat (banco poste) e Bancomat. Ma come mai non si è tenuto conto – ci viene da dire – che proprio a Calvi Risorta non si registrano episodi di questo tipo? Ecco, questo solleva dubbi sulla reale necessità di una misura così drastica.

Il caso è diventato lo scandalo nello scandalo quando la denuncia con richiesta di rimozione della lastra d’acciaio presentata dai legali della donna, gli avvocati Fausto Zona e Adriano Tufariello – che non si daranno certo per vinti –  è stata archiviata dal Pubblico Ministero, lasciando di fatto la cittadina senza risposte e senza la possibilità di accedere a un servizio essenziale.

La vicenda ha scatenato indignazione e ha attirato l’attenzione oltre che nostra, per una questione di prossimità territoriale, anche di una nota trasmissione televisiva nazionale, «Indignato

speciale» di Canale 5, che sta ora a sua volta indagando sull’accaduto. L’installazione di una placca metallica che, pur garantendo la sicurezza, limita i diritti delle persone con disabilità, pone serie domande sull’inclusione e sull’impegno delle istituzioni nel garantire pari opportunità a tutti i cittadini.

L’assenza di soluzioni alternative, come l’adozione di misure antieffrazione che non compromettano l’accessibilità, ha reso evidente una grave carenza di sensibilità e attenzione verso le esigenze di chi vive la disabilità. La speranza ora è che la luce della nostra indagine e del nostro interessamento e dei riflettori mediatici televisivi, le parti in causa si possano convincere a trovare – ma presto – una soluzione che coniughi la sicurezza con il rispetto dei diritti di tutti i cittadini, senza lasciare indietro nessuno. Cosa di cui Poste Italiane è perfettamente capace. Staremo a vedere.