Sergente dell’Esercito accusato di violenza sessuale, lui si difende: “Solo una lite. L’ho spinta involontariamente”

26 Novembre 2021 - 18:31

MADDALONI – “Sono innocente, non ho palpeggiato in strada dove l’incontrata la ragazza che mi accusa. Le ho chiesto solo delle informazioni e lei mi ha risposto male. Io a mia volta l’ho apostrofata in malo modo; e poi involontariamente l’ho spinta toccandole il corpo senza volerlo e senza accorgermene. Solo questo è successo. Nessuna violenza né fisica né sessuale ho usato nei suoi confronti”.

Con queste parole si è difeso durante il suo lungo interrogatorio in aula, durato circa due ore, il sergente dell’Esercito Giovanni Bertolini, 47 anni, di Falciano del Massico, residente a Casapulla e in servizio presso la Scuola di Amministrazione e di Commissariato di Maddaloni.

Il sottufficiale, imputato per violenza sessuale, si è difeso strenuamente dinanzi ai Giudici ed alle parti processuali ricostruendo i fatti accadutigli tre anni fa lungo una pubblica strada di Santa Maria Capua Vetere. Ha risposto alle domande del Presidente del Collegio giudicante della Seconda Sezione Penale, il dott. Antonio Riccio e alle domande del Pubblico Ministero dott. Giacomo Urbano, a quelle del difensore della parte civile l’avv. Fiorentina Orefice e dei suoi legali di fiducia, l’avv. Raffaele Crisileo e l’avv. Donato Laino.

Poi con documenti alla mano ha dimostrato che l’auto indicata dalla vittima come l’autovettura che le si era avvicinata guidata dal Bertolini non era in suo possesso, ma era stata data da più di un anno in conto vendita ad una società della zona in cui viveva.

Nella prossima udienza dovranno essere sentiti alcuni testi della difesa, in particolare gli ufficiali superiori e gli ex comandanti del sottufficiale sul suo comportamento nell’ambito della vita militare. Per Bertolini Giovanni, durante le indagini, il Pubblico Ministero titolare del fascicolo chiese addirittura la misura degli arresti; misura che venne rigettata sia dal Giudice delle Indagini Preliminari che dal Tribunale del Riesame che non qualificò il comportamento del militare come violenza sessuale.