“Società infiltrata dai Vitale del clan Papa”. Confermata interdittiva antimafia alla società di Vitaliano Ferrara, uomo di Zannini nel Consorzio Idrico

30 Giugno 2025 - 16:39

SPARANISE – La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato da Vitaliano Ferrara, ex vicesindaco di Sparanise e titolare dell’impresa individuale F.M. Centro Arredo, confermando la validità del provvedimento interdittivo antimafia emesso dalla Prefettura di Caserta. Durante la consiliatura del sindaco Salvatore Martiello, l’imprenditore era il numero due, muovendosi spesso e volentieri da numero uno, grazie al supporto del consigliere regionale Giovanni Zannini, colui che lo ha voluto fortissimamente inserire all’interno del CdA del Consorzio Idrico di Terra di Lavoro, dove è rimasto fino ai giorni dello scioglimento dell’amministrazione comunale e del consiglio comunale di Sparanise per infiltrazioni camorristiche.

La sentenza, emessa dalla Sezione VI della Suprema Corte, ha stabilito che Ferrara manteneva legami stabili con esponenti del clan camorristico dei Papa, ovvero la famiglia Vitale, rendendo inammissibile la richiesta di controllo giudiziario volontario per bonificare l’attività.

La società di Ferrara era stata colpita da un’interdittiva antimafia nel 2023 a seguito di indagini che avevano evidenziato suoi rapporti con Albino Vitale e il figlio Pasquale, ritenuti vicini a Giuseppe Papa, boss del clan operante nel territorio dell’agro Caleno, ma proveniente dalla zona di San Cipriano. In particolare, Ferrara era amministratore unico della società F.V. s.r.l.s., della quale aveva acquisito il 90% delle quote da Pasquale Vitale nel 2022, poco prima dello scioglimento del Comune di Sparanise per infiltrazioni mafiose.

I giudici hanno respinto le tesi della difesa, secondo cui l’impresa F.V. Centro Arredo fosse estranea alle infiltrazioni criminali. La Corte ha invece ribadito che i legami con soggetti vicini alla camorra erano “stabili e non occasionali“, escludendo la possibilità di un riallineamento dell’attività al mercato legale attraverso il controllo giudiziario.

L’impresa – si legge nella sentenza – era pervasa da logiche criminali radicate, incompatibili con gli strumenti di bonifica previsti dalla legge“.

La Cassazione ha inoltre sottolineato che Ferrara aveva agito in un contesto di “cronica infiltrazione mafiosa“, confermando così le decisioni del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e della Corte d’Appello di Napoli rispetto alla possibilità di attivare lo strumento del controllo giudiziario, di natura più lieve. Con il rigetto del ricorso, resta in vigore l’interdittiva antimafia, che impedisce a Ferrara di accedere a finanziamenti pubblici e di operare in determinati settori.