Tentata estorsione all’avvocato Massimo Golino. Per il giudice, il professionista ha avuto paura e non ha detto la verità. Ecco cosa successe con i Quaqquaroni

25 Aprile 2022 - 19:36

Ennesimo capitolo dell’ordinanza che recentemente ha portato all’arresto di diversi esponenti del clan camorristico locale

 

MARCIANISE(g.g.) Massimo Golino è un valente avvocato oltre ad essere un appassionato di politica che spesso e volentieri si cimenta in competizioni elettorali. Massimo Golino non è però mai stato, almeno in maniera continua, un avvocato penalista. E neppure ci risulta che abbia mai assunto mandati professionali in difesa o comunque dentro a processi, che hanno coinvolto soggetti appartenenti a clan camorristici marcianisani.

Per cui, comprendendo sicuramente la paura provata, è stato piuttosto semplice per il giudice per le indagini preliminari, in accoglimento alla tesi esposta dai magistrati della direzione distrettuale antimafia, affermare che le spiegazioni date da Massimo Golino, quando è stato interrogato, non fossero credibili.

Questa in sintesi la vicenda: il legale, sentito dagli inquirenti, ha riferito che nei colloqui intercettati, non c’era alcuna tentata estorsione, ma solamente una richiesta di assistenza legale ai Piccolo.

Francesco Piccolo e Gaetano Monica si presentano il 2 ottobre 2019 allo studio professionale del Golino con il falso nome di “Coppola”, ma non lo trovano e parlano solo con il suo assistente. Sarebbero interessati ai lavori per la costruzione di un complesso immobiliare nell’agro Antichi Funari di proprietà dell’avvocato, il quale ha confermato agli inquirenti gli incontri con gli indagati.

In realtà, Golino aveva parlato con i due in strada, all’uscita dal suo studio. Ed infatti il giudice sostiene che se si fosse davvero trattato di assistenza legale, non ci sarebbe stato alcun motivo per conversare in strada; allo stesso tempo, i due non si sarebbero presentati con un falso nome al collaboratore del Golino; quest’ultimo oltretutto ha ammesso di aver avuto paura del Piccolo e del Monica.

Inoltre, sempre per il magistrato, l’avvocato ha intuito che si trattava di un’estorsione e per questo motivo li aveva invitati a ripassare un paio mesi dopo, il 20 dicembre, prima di Natale. Ancora una volta, viene esclusa dunque l’ipotesi paventata dal Golino di una semplice richiesta di assistenza legale. A riprova di ciò, per il magistrato, esistono due conversazioni intercettate, una a casa di Antonio Munno, suocero di Agostino Piccolo, nella quale viene confermata la data del 20 dicembre e quella, immediatamente dopo l’incontro con il legale, in cui Piccolo e Monica affermano, in auto, che il professionista stava effettivamente “morendo dalla paura“.

I dettagli li leggete negli stralci che pubblichiamo in basso.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA