Uccide il figlio in grembo e lo getta in un sacchetto. Il farmaco usato dalla donna incinta e cosa rischia chi l’ha aiutata

8 Agosto 2023 - 20:43

I carabinieri della compagnia di Casal di Principe stanno indagando sulle persone che avrebbero aiutato la 41enne. La verità può uscire fuori dalle chat WhatsApp

CASAL DI PRINCIPE – Un farmaco per l’artrite che come effetto collaterale porterebbe le donne in gravidanza al parto, chiaramente in caso di abuso di tale medicina.

È stato questo il farmaco utilizzato dalla quarantunenne di origine marocchina che mercoledì scorso è stata soccorsa a Casal di Principe mentre girava per la città con il figlio fatto nascere dopo cinque mesi di gravidanza e deceduto durante il parto.

Sono i carabinieri della compagnia di Casal di Principe, guiati dal capitano Marco Busetto, ad indagare su questo caso di infanticidio.

Come già emerso nel comunicato pubblicato 24 ore fa, gli uomini dell’arma hanno raccolto alcuni elementi tra cui le tracce di origine biologica trovate a casa della donna e alcuni messaggi WhatsApp scambiati dalla quarantunenne con dei conoscenti attraverso i quali emergerebbe la volontà di abortire da parte della donna.

La quarantena era stata ricoverata all’ospedale Moscati di Aversa e ieri mattina, dopo essere stata dimessa, era stata portata in caserma per l’identificazione, ricevendo un provvedimento di fermo da parte di un pm del tribunale di Aversa Napoli Nord.

Per quanto riguarda le persone che avrebbero aiutato la donna a scegliere il farmaco utilizzato per l’infanticidio, al momento sta andando avanti le

operazioni per identificare questi soggetti.

Nel caso in cui dovesse emergere la chiara volontà di chi ha parlato con la donna a riguardo di questo medicinale di aiutarla nell’infanticidio, potrebbero essere contestato loro il reato di concorso nella morte del feto.

Questo accadrà, però, solo se sarà evidente che questi soggetti sapevano ciò che la donna stava per fare e ci sia stato un aiuto.

Esiste, infatti, la possibilità che le persone contattate dalla donna non sapessero qual era l’obiettivo finale, ovvero la morte del bambino che portava in grembo da 5 mesi. In questo caso, non dovrebbero essere presenti le caratteristiche del reato.