VIOLENZE IN CARCERE. Parla in aula bunker un detenuto picchiato: “Se non li fermano, sono morto”
19 Settembre 2024 - 10:00
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Ieri, nell’aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, si è potuto assistere alla nuova udienza sulle violenze avvenute nel carcere Uccella di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020, quella che per la procura è stata la folle ritorsione di decine e decine di agenti della polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti che avevano reagito con rabbia e violenza alle complicazione della già precaria vita carceraria legate al covid 19.
Ieri è stato sentito Alessandro Zampella, uno dei 14 prelevati dalla sezione Nilo, dove si trovava, e portati all’isolamento, area in cui sarebbero avvenute le percosse.
Il teste sostanzialmente ha riferito di essere stato picchiato principalmente nel corridoio che porta al reparto Danubio da agenti che per la maggior parte non aveva mai visto in sezione.
Inoltre, Zampella ha riferito che gli agenti del Reparto Nilo abbassavano la testa impotenti quando queste guardie lo colpivano, addirittura all’ispettore del Nilo, che aveva detto loro di smettere di usare violenza, gli era stato intimato di salire al piano di sopra.
Zampella ha riferito a tal proposito che tale circostanza lo fece preoccupare e aveva pensato: “se neanche l’ispettore del Nilo li riesce a fermare, questi mi uccidono!”.
Il teste ha poi confermato quanto aveva detto già in sede di indagini, ossia di non aver visto il giorno della perquisizione del 6 aprile la commissaria Anna Rita Costanzo, difesa dall’avvocato Luca Tornatora, e che la stessa avrebbe aiutato i detenuti.
In quel periodo legato alle problematiche del Covid, dice Zampella, la commissaria si sarebbe sempre mossa per supportarli nelle richieste e non avrebbe mai posto in essere atteggiamenti minacciosi o violenti.