Ottomila euro di anticipo e cinquantamila a concorso vinto: uno per uno ecco i ruoli dei 7 componenti della presunta banda dei concorsi di polizia truccati
9 Agosto 2018 - 19:02
CAPODRISE (t.p.) – La condotta di Giuseppe Zarrillo, finito agli arresti domiciliari e difeso dall’avvocato Federico Simoncelli, secondo ciò che scrive il giudice delle indagini preliminare Orazio Rossi: “Non è causale, era noto come soggetto in grado di influire sui concorsi pubblici” tramite delle conoscenze che millantava, rimanendo allo stato sconosciuto se ciò che corrisponda al vero (perché ci sono indagini in corso).
Si sarebbe presentato persino come segretario della federazione CONFSAL UNSA. “Agiva come intermediario tra corruttori e corrotti condividendone il comune interesse economico. – continua il Gip – Soddisfatto per la ricezione di 8000 euro, per ottenere i risultati delle prove preselettive e otteneva la promessa della corresponsione di 50 mila euro in varie tranches a superamento della prova finale“.
Sono sette in tutto per ora gli indagati a vario titolo per corruzione, rivelazione di segreto di ufficio. Alessandro Pontillo, rileva l’accusa, “agiva in qualità di concorrente orale nell’ausilio prestato a Zarrillo. Salvatore Grauso agiva nella qualità di corruttore beneficiario dell’indebita alterazione della prova concorsuale. Concorrente morale e beneficiario anche Andrea Nuzzo. Ivano Mone avrebbe millantato credito presso ufficiali per la selezione di un altro concorso per agenti presso la Polizia di Stato. Antimo Rauso avrebbe ricevuto la somma di 3000 mila euro millantando conoscenze per favorire reclutamento a favore di Francesco Ricciardi.”