118 ALLA FRUTTA. Ambulanza dell’agro aversano ferma 4 ore sabato sera ad aspettare un tampone. Domanda all’Asl: ma per voi, i Lea, cioè l’efficienza, cosa sono, un mustacciolo, un roccocò?

29 Novembre 2021 - 13:36

Da un anno e mezzo i nostri articoli che, nel rispetto di ogni persona, portano avanti la tesi che in quell’unità operativa occorra un profondo rinnovamento di dirigenti e coordinatori, vengono definiti da chi in malafede ha la necessità di depistare ogni ragionamento dalla realtà dei fatti, per attacchi personali. Una stupidaggine enorme grazie alla quale si mettono in pericolo ogni notte, vite umane. SQUADRA CHE PERDE, SI CAMBIA

 

AVERSA(g.g.) Noi siamo sinceramente dispiaciuti e avvertiamo anche un pò di disappunto quando, com’è successo ad esempio dal momento dell’esplosione del covid, veniamo raggiunti, anzi, diciamo meglio, veniamo travolti, da plurime segnalazioni sulla presunta inefficienza del servizio di soccorso del 118.

L’Asl e chi, nel caso di specie, la rappresenta, cioè il dottor Roberto Mannella, dovrebbero sapere quante di queste segnalazioni noi abbiamo scartato per evitare di essere ridondanti ma soprattutto perchè avrebbero reso necessaria una faticosa e pressochè quotidiana attività di raccolta di repliche formali che, dall’altra parte, cioè dalla parte dell’Asl, non si era, al contrario, molto interessati ad elaborare e a manifestare, se non attraverso ragionamenti e spiegazioni ad personam, che, onestamente, non abbiamo mai compreso a cosa servano, visto e considerato che la storia di questo giornale dovrebbe insegnare a tutti che davanti alla notizia non la facciamo buona nemmeno a noi stessi.

Nella volontà di voler convincere, di voler persuaderci di una tesi utilizzando lo strumento del contatto e del dialogo personale, si realizza un danno perchè si tratta di una perdita di tempo, dato che noi, come d’altronde dovrebbe essere per quelli dell’Asl, lavoriamo per il popolo dei cittadini che nel nostro caso sono lettori mentre nel caso dell’Asl sono pazienti e contribuenti. Ogni confronto, dunque, dovrebbe essere orientato a velocizzare i tempi del chiarimento sul modo in cui la pubblica amministrazione, cioè la res publica, compie il suo dovere nei confronti di questi cittadini, nel rispetto dei principi della Costituizone.

Parlare tra di noi quindi è semplicemente inutile. Utile, invece, è mettere tesi contro altra tesi, in modo tale che questo processo, vera essenza della democrazia, possa condurre a trovare soluzioni che non devono essere buone per Guarino, per Mannella, per Ferdinando Russo, ma devono essere buone per il popolo dei cittadini, per il popolo dei pazienti, per il popolo degli utenti della sanità casertana, per il popolo dei contribuenti, grandi strutture etiche prima ancora che demografiche, di cui, seppur in minima parte, fanno parte anche i lettori di CasertaCe.

E allora cosa rimane nella valutazione su questa ricerca di modalità relazionali improprie? Rimane la sensazione, per noi molto spiacevole, fornita da un segno, da un retrogusto che riportano alla volontà di creare un rapporto individuale, da cui poi dovrebbe nascere una sorta di autocensura del giornale e del giornalista che per non disturbare il buon conoscente o il quasi amico, dovrebbe girarsi dall’altra parte, di fronte ad una notizia.

Ci rendiamo conto che se la reputazione della stampa casertana è tra le peggiori d’Italia, questo è dovuto proprio alla dialettica compromissoria, ad una forma di consociativismo deteriore tra politica, potentati della burocrazia ed emissori di parole attraverso l’ormai obsoleta carta stampata e l’attualissimo digitale. Però, noi non siamo fatti così.

Per cui siamo sempre pronti, anzi, ancora una volta formuliamo un appello in riscontro a questo articolo, affinchè l’Asl, attraverso i propri vertici o anche attraverso il dirigente del settore, cioè il già citato dottor Roberto Mannella, ci dica la sua versione su questi fatti che ci sono stati illustrati con dovizia di testimonianze e con riscontri convincenti.

E’ successo sabato sera. Un’ambulanza del 118 è stata chiamata presso un’abitazione dell’agro aversano, dopo che una persona era risultata positiva ad un tampone antigenico. E’ scattata la procedura prevista dalle norme e dunque questa persona è stata condotta al pronto soccorso dell’ospedale Moscati di Aversa, allo scopo di essere sottoposta ad un tampone molecolare, che com’è noto, fornisce maggiori certezze sul contagio da covid. Durante il tempo necessario per processare il tampone, circa 4 ore, il paziente non è stato posto in attesa in una zona dei locali del pronto soccorso, bensì è rimasto in ambulanza per tutto il tempo, cioè per tutte le 4 ore.

Risultato: di sabato sera, un’ambulanza del 118, in un’area tentacolare e densissimamente popolata, com’è quella dell’agro aversano, luogo di decine e decine di piccoli e grandi incidenti stradali, di episodi di micro e macro violenza, di incidenti domestici che si consumano in ovvia misura proporzionale al carico demografico, è rimasta totalmente ferma, non potendo dunque essere utilizzata per alcun intervento. Il dato è certo e rappresenta l’ennesima dimostrazione di quello che scriviamo ormai da quasi due anni a questa parte, ricevendo in cambio il nulla pneumatico, cioè solo quelle telefonate, quegli avvicinamenti, a cui facevamo cenno prima, finalizzati a spiegarci di persona, la tesi dell’azienda e magari chiedendoci pure di sposarla, evitando di esporre più di tanto chi ce la racconta.

Se stavolta, invece, l’Asl, attraverso la sua direzione strategica o attraverso il dirigente Mannella, svilupperà una spiegazione, certificandola sulla sua carta intestata, allora potremmo affermare di essere riusciti finalmente a realizzare un obiettivo di nitida, trasparente democrazia, compiendo un passo in avanti, rispetto all’abbrutimento, rispetto ad uno status di sua selvaggia impercezione.

Quello che diciamo da quasi due anni, è un valore che in una qualsiasi azienda privata che vuole sopravvivere, rappresenta anche una necessità: se un dirigente, un impiegato non funzionano e se continuano a non funzionare nonostante diverse prove di appello a loro concesse, non è che li crocifiggiamo fantozzianamente in sala mensa. Semplicemente, li mettiamo a fare un’altra cosa, perchè non tutti sono adatti per tutto.

Se da quasi due anni scriviamo che la signora Rosa Lomascolo, per carità, ottima infermiera, ottima persona, fino a prova contraria, su questo non nutriamo dubbi, non sta cogliendo i risultati minimi per garantire una efficiente gestione del servizio del 118, della pianificazione attraverso il triage, è perchè ci siamo resi conto, dalle segnalazioni, dai racconti, dai fatti acclarati, attraverso le nostre accurate verifiche, che la gestione della sala operativa di Caserta va pesantemente sotto pressione, soprattutto quando ci sono carichi, frutto di recrudescenze della pandemia da covid. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: il meccanismo organizzativo del 118 è ancora fondato su un’architettura obsoleta, sui meccanismi che magari in un certo tempo hanno anche funzionato, del rapporto, spesso troppo informale, troppo confidenziale, tra dirigenza del servizio di emergenza e l’ormai famigerata Confraternita della Misericordia, da noi non a caso, come Mannella ben sa, presa di mira in tempi non sospetti, da anni e anni, e oggi pesantemente inquisita e accusata, insieme a dirigenti e funzionari dell’Asl di Caserta, di aver truccato almeno una gara d’appalto, ma noi riteniamo che il metodo sia stato lo stesso anche con le precedenti.

Al di là di quelli che sono i fatti giudiziari che, al momento, non riteniamo rilevanti o principalmente rilevanti, è del tutto chiaro che le necessità di questo tempo non sono compatibili con un’organizzazione che prevede ad esempio, l’utilizzo di una risorsa, stiamo parlando della signora Lomascolo che abbia la possibilità di sottrarsi, come succedeva un tempo negli uffici pubblici e purtroppo in molti casi succede ancora nei nostri uffici pubblici, al confronto con i livelli di produttività ed efficienza. Se quella potestà esecutiva non funziona, ci dispiacerà per il solito sindacato Fials, quello di Salvatore Stabile e del figliolo arrestato per mesi e mesi nello scandalo del Dipartimento di Neuropsichiatria, di stanza ad Aversa; ci dispiacerà, poi, per Generoso De Santis, che di questo sindacato è elemento di spicco oltre ad essere un infermiere che ritiene, e ha tutto il diritto di pensarlo, la signora Lomascolo la migliore soluzione possibile per organizzare il 118 a Caserta, al punto da sostenerla moralmente e materialmente con frequenti consigli che gli viene a portare direttamente nella sede della sala operativa.

Ci dispiacerà perchè evidentemente come un calciatore denso di potenzialità e di talento, la signora Lomascolo non è riuscita ad esprimere tutte queste sue possibilità, queste capacità rimaste solamente in nuce, allo stato latente, potenziale. Perchè alla fine, in una pubblica amministrazione, non si può, in questi tempi, specialmente durante un’emergenza sanitaria senza precedenti, non collegare le decisioni organizzative ai risultati, all’efficienza, sindacando prima di tutto, quelle della potestà amministrativa. In una qualsiasi democrazia compiuta, ma anche in una qualsiasi altra Asl magari non localizzata in Campania, in Calabria, in Sicilia, forse anche in Puglia, sarebbe stato applicato l’adagio che rappresenta il rovescio della medaglia di quello ormai proverbiale che recita:Squadra che vince, non si cambia”.

No, qui siamo di fronte ad una squadra che perde e che quindi va cambiata. Ci può anche dispiacere per le persone che con la loro rispettabile identità incarnano le funzioni di potestà. Non vanno certo colpevolizzate più di tanto. Ma se noi siamo costretti, come succede da quasi due anni a mettere periodicamente sulla graticola il dottor Roberto Mannella, la signora Rosa Lomascolo, con articoli che rappresentano il 5% delle proteste e delle segnalazioni che ci arrivano, è perchè l’Asl di fronte ad una ormai palmare inefficienza, frutto di una mentalità organizzativa non più utilizzabile nell’anno 2021, terzo dell’era covid, non interviene, svolgendo, conseguentemente, il proprio dovere: la reputazione di Roberto Mannella rimarrebbe inalterata, anzi, si accrescerebbe se, dopo 30 anni, magari un allenatore…che dite, si può anche cambiare, o le aree dipartimentali, le Unità Operative Complesse dell’Asl di Caserta sono dei feudi, dei regni in cui la successione scatta solo dopo la morte biologica?

Scendendo un attimo nella scala gerarchica, è chiaro che la signora Lomascolo, pur impegnandosi, pur profondendo ogni sua energia, non è riuscita ad organizzare il sistema delle ambulanze, dei soccorsi di emergenza, andando a rimuovere criticità che ormai sono evidenti e conosciute, visto che la storia delle ambulanze bloccate per ore ad aspettare un tampone, è costituita da decine e decine di episodi, simili a quello verificatosi ad Aversa sabato sera.

E allora cosa vogliamo fare, se non un avvicendamento? La Lomascolo magari viene utilizzata in un settore dell’Asl meno complicato, mentre al 118 ci va uno competente che abbia però anche la possibilità di avere una indipendenza di giudizio e un canale dialettico di confronto che non si esaurisca solamente in un faccia a faccia con Roberto Mannella ma, più modernamente, si dipani attraverso incontri, in cui, oltre a Mannella, sono presenti altri dirigenti dell’Asl, quelli che dovrebbero controllare la gestione dei servizi e l’efficienza degli stessi.

Ma che ci vuole? In effetti sono ragionamenti semplici. Riteniamo che il direttore generale Ferdinando Russo li comprenda fin troppo bene. Il problema è che la mentalità, anche la sua, figlio, a sua volta, di questo sistema, le pressioni della politica, la necessità o anche la costrizione di dover difendere delle rendite di posizione di soggetti che come gli antichi mandarini cinesi, diventano intoccabili e inamovibili, frena ogni ragionamento che escludendo valutazioni di tipo personale, metta al centro tecniche moderne di verifica dell’efficienza e di una produttività non solo cartolare, ma che si misura direttamente sui servizi erogati e sulle conseguenze che questi producono sulla carne e sulle ossa dei cittadini.

Questo articolo servirà? Riteniamo di no, se, infatti, la sanità campana e casertana fanno schifo, è perchè, ancora oggi, a tutto si pensa, eccetto che all’efficienza. Se fosse stato il contrario, soggetti come quelli della Confraternita Misericordia di Caivano, veri emblemi di “quel tempo”, veri simboli di quell’altro tempo di cui abbiamo fatto largo uso concettuale nell’articolo che state leggendo, non avrebbero mai messo un’ambulanza a terra e non continuerebbero, anche oggi, attraverso strane ed acrobatiche azioni di avvalimento, da noi già raccontate qualche settimana orsono, con altre aziende gemelle o collegate, a stare dentro al sistema, dopo esserne usciti dalla porta ed esserne rientrati dalla finestra che, come a pensarci bene, è un tipo di ingresso, di entrata utilizzata da una particolarissima categoria di “lavoratori”.