5 anni dall’attentato in cui gli bruciarono le tombe dei genitori. Roberto Vitale il resiliente vince una causa contro l’allegra brigata Lusini-Barbato-De Rosa e si prepara al primo pignoramento

27 Maggio 2024 - 18:15

E’ nostro amico? Sì, lo è. E’ un nostro amico di valori, con il quale ci piacerà sviluppare anche iniziative editoriali. Perché il suo è stato un esempio silenzioso di resistenza attiva alla camorra e ai suoi rapporti con certa politica. Intanto, per colpa della guerra mossagli per anni, il Comune dovrà scucire i primi 45mila euro. In calce all’articolo la sentenza del tribunale di Aversa-Napoli Nord, il calcolo degli interessi e quello delle spese legali tutte a carico del Comune.

TEVEROLA (g.g.) Se i soldi da scucire per un processo civile già perso in partenza, sarebbero dovuti uscire dalle tasche dell’allora sindaco Tommaso Barbato e da quelle del solito e ineffabile ingegnere Raffaele De Rosa, per gli amici Lello, per anni e anni comandante in capo dell’Ufficio tecnico comunale di Teverola, col cavolo che entrambi, probabilmente fomentati dal loro mentore Biagio Lusini, avrebbero promosso un’azione giudiziaria in sede civile che non aveva alcuna possibilità di essere accolta, visto e considerato che tutto quello che hanno scritto, opponendosi ad un decreto ingiuntivo, rappresentava una sconfessione di se stessi, ossia del Comune di Teverola che, due anni prima, quel credito vantato da Roberto Vitale per la sostituzione di 68 lampade, avevano già iniziato a pagare, accettando la fattura in cui era scritto a lettere cubitali la parola “acconto” e introitando tutti i documenti rappresentativi nel dettaglio degli interventi tecnici specifici, poi sconfessati comicamente nel momento in cui De Rosa & co. hanno fatto scrivere al loro avvocato che Vitale aveva presentato solamente preventivi di spesa e non un computo metrico estimativo dettagliato a consuntivo.

Ma questo non lo diciamo noi di CasertaCE, ma lo mette nero su bianco il giudice del tribunale di Aversa-Napoli Nord, Mariagrazia Savastano, che nei giorni scorsi ha respinto l’opposizione ad un sacrosanto decreto ingiuntivo presentato a suo tempo, precisamente nel 2019, dalla Vitale One Costruzioni srl dell’appena citato imprenditore Roberto Vitale, arcinoto ai lettori di CasertaCe.

In calce a questo articolo pubblicheremo sia la sentenza, ma anche il calcolo degli interessi e delle spese che il Comune di Teverola dovrà pagare, ovviamente utilizzando i soldi delle tasse versate dai cittadini e non certo le banconote che sarebbe giusto uscissero dalle tasche di chi questa opposizione al decreto ingiuntivo, emesso dallo stesso tribunale di Aversa-Napoli-Nord, a dir poco temeraria, ha voluto realizzare, diciamocela tutta, per continuare l’attività di vessazione, di mobbing a cui questo imprenditore è stato sottoposto negli anni.

E a proposito di anni, proprio nei giorni scorsi è stata celebrata, da Vitale, ma anche da noi di CasertaCe, la ricorrenza nera, oscura, bieca, triste, tristissima, dei 5 anni dal giorno in cui il Vitale subì l’oltraggio di un attentato incendiario che semi distrusse la cappella cimiteriale dove sono sepolti i suoi genitori e i suoi affetti più cari.

In 5 anni, Vitale non ha ottenuto giustizia. Guardate, noi arriviamo a dire, per paradosso, che sarebbe stato meglio se la Procura della Repubblica fosse arrivata a realizzare un colpo di scena, un colpo di teatro in grado di minare tutte le nostre convinzioni maturate negli anni su questa persona, provando che quell’attentato e quello successivo, ossia l’incendio dei suoi uffici, fossero stati una simulazione, una messa in scena da lui stesso organizzate allo scopo di apparire un martire della camorra.

Sarebbe stato meglio questo rispetto al silenzio; sarebbe stato meglio della incapacità di chi dovrebbe accertare la verità su fatti così gravi, che sono avvenuti proprio mentre Vitale subiva angherie di ogni genere ad opera del Comune di Teverola, che ha fatto di tutto, con una serie di manovre a nostro avviso largamente illegali, così come abbiamo scritto decine e decine di volte usando milioni di argomentazioni tratte da testimonianze documentali, per togliergli l’appalto della pubblica illuminazione, a lui aggiudicato nel 2011.

Questa sentenza che, interessi e spese compresi, costerà ai teverolesi più di 45mila euro e che indurrà l’imprenditore a promuovere entro un paio di mesi, se il Comune non vorrà pacificamente onorarne l’esecutività, azioni di pignoramento, è solo la prima tra le tante che arriveranno come conseguenza del vagone di azioni promosse dal Vitale e, al di là del paradosso da noi utilizzato per esprimere l’amarezza di un appuntamento clamorosamente mancato con l’affermazione della giustizia e del diritto per gli attentati ricevuti, conferma la nostra convinzione, fondata, ripetiamo, sulla lettura di centinaia e centinaia di documenti, di denunce ed esposti circostanziati presentati da Vitale all’autorità giudiziaria, che questo imprenditore è stato ed è un esempio anticiclico rispetto a come funzionano le cose nei comuni della provincia di Caserta e in quelli dell’agro aversano, in particolare. Il non esser riusciti ad assicurare alla giustizia i colpevoli dei gravissimi atti intimidatori che ha subito, ha rappresentato un danno doppio, perché, oltre al disagio e allo scoramento inflitto ad una persona che si vede bruciare le tombe dei genitori, si invia ai cittadini, in questo caso ai teverolesi, un messaggio aberrante, quello della prevaricazione, quello che vede gli arroganti, i forti, i camorristi e gli interpreti delle relazioni tra camorristi di manovalanza e politica, sempre o quasi sempre vincenti su chi osa ostacolarne i disegni.

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QUI SOTTO il calcolo degli interessi maturati e quello delle spese legali