CAMORRA E DROGA, 18 ARRESTI. Uno per uno, il ruolo di ogni indagato, dai “fedelissimi” del figlio di “Peppinotto” ai fornitori dello stupefacente

6 Luglio 2020 - 17:35

CASAL DI PRINCIPE – Francesco Caterino, figlio di Giuseppe Caterino “Peppinotto”, aveva organizzato la sua rete di spaccio nel territorio dell’agro aversano. Si avvaleva, secondo le ipotesi accusatorie riportate nell’ordinanza che ha condotto all’eseuzione di 18 arresti, di fidati collaboratori quali Biagio Borgia, Paride Diana, Cipriano De Luca.

I tre sono considerati dalla dda i capi dell’organizzazione: negoziavano, acquistavano e trasportavano lo stupefacente ai “referenti” delle piazze di spaccio (LE LEGGETE QUI

) per conto di Francesco Caterino “Peppinotto”; riscuotevano il denaro derivante dalla vendita al dettaglio; assicuravano, mediante attività di staffetta, che la droga acquistata all’ingrosso dai fornitori dell’organizzazione, arrivasse in luoghi destinati a deposito, tecnica usata dal gruppo per evitare controlli di polizia. Ovviamente mediavano anche i rapporti con i fornitori e con le altre organizzazioni criminali.

E poi c’erano i componenti dell’organizzazione, la terza fascia di “manovali”.

Cipriano Drappello, ad esempio, custodiva la droga e prendeva accordi con i gestori delle piazze di spaccio, mettendo a disposizione del gruppo anche propri mezzi.

Giovanni Diana trasportava lo stupefacente, smistandolo poi alle singole piazze di spaccio. Si occupava anche di acquistare sostanza da taglio, come la mannite, per preparare le dosi destinate alla vendita.

Adolfo Abatiello individuava le piazze di spaccio e proponeva la fornitura della sostanza acquistata dal gruppo di Francesco “Peppinotto”.

Infine, smistavano le sostanze alle piazze anche Giovanni Maglio e Giovanni Tappini, mentre Angelo Bocchietti, Luigi Di Giorno e Mariano Alberto Vasapollo si occupavano dei rifornimenti.