OPS, ci risiamo: la Vairo vuole denunciarci. Pensate un po’ che quando l’ha fatto già in due occasioni, le sue querele sono state cestinate. Manco in dibattimento è riuscita a portarci

11 Luglio 2020 - 13:53

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Quello che stupisce, anche stamattina, nella lettura dei giornali locali, che si affannano, inutilmente (non ce n’è, ormai vi abbiamo doppiati!), è l’atteggiamento servizievole, appecoronato, totalmente acritico che, ospitando l’esternazione del legittimo pensiero della dottoressa Adele Vairo, presentano i loro articoli, ultimi della serie, dicevamo, i due di stamattina (il cui stralcio pubblichiamo in calce), come se il fulcro di questa vicenda fosse rappresentato dall’ormai sterile, oziosa riproposizione delle parole che, sia detto con rispetto, perchè la libertà di espressione trascende finanche la codificazione del diritto naturale, costituiscono solo cortine fumogene che nulla hanno a che vedere con le ragioni vere, sostanziali e sostanziose che connotano il senso di bruttezza affiorante dalla nomina della dottoressa Adele Vairo a preside del liceo Manzoni di Caserta.

La questione non è quella, ormai stucchevole e datata, raccontata in una narrazione surreale da parte della Vairo, che per cultura che si collega, non individualmente, ma come componente di un blocco sociale purtroppo egemone, in un territorio non a caso fra i più arretrati d’Italia, al contenuto di una notizia, riducendo banalmente ogni cosa a fantomatici disegni di attacco alla persona. Questa narrazione che questi giornali assumono passivamente e acriticamente viene depistata sulla parva materia della disputa  tra la Vairo e CasertaC’è, puntualmente e forse non casualmente, allo scopo di distrarre chi legge dal senso vero di un caso, intorno al quale il nostro giornale, dopo aver fornito notizia di un evento incontestabile, cioè la sentenza di un’autorevolissima Corte di Appello, esprime anche libere opinioni, giammai rilevanti la vita e le opere personali della Vairo, ma sempre ciò che essa ha espresso ed esprime come servitrice dello Stato, visto e considerato che un preside di una scuola serve lo Stato e, non a caso, dallo Stato, dunque dalle tasche di ognuno di noi viene pagato, come e forse più di quanto non lo possa servire un generale delle forze armate. Pensate un poco, Caserta da questi punto di vista è veramente una provincia unica al mondo, qui, a 72 ore dalla pubblicazione del primo articolo, nessun altro giornale o pseudo tale si è assunto la responsabilità professionale di aprire la sentenza della Corte d’Appello e di riportarne stralci integrali. 

Riteniamo che se la Vairo, che, al pari di ogni essere umano, ha il diritto di dire quello che le pare. Ma è anche vero che pure tre autorevolissimi giudici del massimo organo giudiziario distrettuale, nel nostro caso massimo organo di giurisdizione regionale, possano contare sulla “magnanima” attenzione da parte di roba che, quando poi noi definiamo”altra cosa” rispetto a quello che è e che dovrebbe sempre essere un giornale,  ci dicono che noi ce la tiriamo e che siamo presuntuosi.

Dunque, per “questa roba”, qual è l’argomento del giorno? Che la Vairo si rivolgerà agli avvocati contro CasertaC’è, contro il sottoscritto che questo giornale dirige. Ovviamente la dottoressa aderisce pienamente allo “spirito dei luoghi” e, mentre da questa parte noi continuiamo a metterci il nome e la faccia, dall’altra parte ci si esprime attraverso allusioni, messaggi che vorrebbero essere cifrati ma che per questo motivo risultano, alcuni contrario, ancor più indecifrabili, indecifrati, esilaranti. Insomma, c’è tutto fuorchè il coraggio di fare il nome e il cognome.

Quest’ultima riga che ci accingiamo a scrivere, poteva essere la prima. Ma noi non siamo come voi, noi non siamo come Lei, dottoressa Vairo. Non sappiamo se siamo migliori o peggiori, ma nutriamo la certezza incrollabile di essere diversi da Lei e da questo bozzolo che la ospita quando desidera. Però, pur non avendo scelto di iniziare questo articolo con un’argomentazione che andremo a declinare ora, è importante che questa non manchi nell’economia complessiva di questo commento che, stavolta, non tema, dottoressa Vairo, non mancherà mai a una qualsiasi sua esternazi0ne, che mai rimarrà senza risposta. Per tutto il periodo della mia direzione del Corriere di Caserta ho scelto, da militante Radicale e pannelliano, di non difendermi in nessuna sede dai diversi reati appartenenti alla filiera liberticida della cosiddetta diffamazione a mezzo stampa, di cui ero stato accusato, al pari di quel che capita a quasi tutti i direttori di giornali grandi e piccoli. Un reato, quello della diffamazione a mezzo stampa, che un liberale e un libertario, anche di diversa gradazione, non possono non combattere, dato che si tratta di un rimasuglio totalitario fascista, totalitario ed appunto illiberale; un mero  espediente attraverso cui i politici e i poteri forti cercano di mettere il bavaglio a quel poco di stampa libera che sopravvive nel nostro paese.

Le conseguenze, come molti sanno, ma che amo ribadire ogni volta, di quella mia decisione furono per l’appunto, “pannelliane”: entrai in carcere con il sorriso sulle labbra e con la serenità di chi vi entrava per aver commesso presunti reati di opinione e ciò che rimane della cultura fascista e/o staliniana faceva ancora sopravvivere nel codice, a testa alta costringendo i magistrati che avevano messo l’ultima firma, a tornare dal mare, inseguiti dalla vergogna di centinaia e centinaia di lettere di protesta. Il giorno 11 agosto 2010 il mio fascicolo fu riaperto e in 5 minuti fui rimandato a casa quasi con le scuse, perchè nessuno di quei giorni, ancorchè voluti da me, mi era dovuto.

Dopo quella vicenda, siccome io sono fatto male e ritengo, quindi, che il pane, in questo territorio (figuriamoci che pazzo!) me lo debba guadagnare onestamente, ho deciso di nominare degli avvocati che badino, naturalmente insiene a me, alle querele che i politici, i potenti e i tanti ignoranti arricchiti presentano, perseguendo il vano scopo di chiudere questa bocca. Ebbene, negli ultimi 10 anni,  nei 50 o 60 processi che mi hanno coinvolto ho ricevuto zero condanne. Zero. Nel 90% dei casi sono stato assolto in dibattimento o sono uscito dal processo perchè la parte offesa a cui mai ho chiesto nulla, ha ritenuto che fosse prudente non andare davanti ai giudici, esponendosi a rischio, che da cosa nascesse cosa e che l’accusa si ritorcesse contro chi l’aveva formulata. Rimane un residuo del 5 0 6% . Sono i casi in cui già il pubblico ministero ha ritenuto che le querele fossero talmente infondate e talmente risibili da meritare di essere cestinate. Sono state le cosiddette “archiviazioni”. Di queste fanno parte anche le due querele, presentate nei miei confronti, dalla dottoressa Adele Vairo che non è riuscita nemmeno a portarmi, fortunatamente per lei, dato che in un processo possono saltare fuori tante cose, in uno straccio di dibattimento.

Figuratevi, dunque, quale possa essere il timore che mi percorre in questo momento in cui ho letto, dichiarata dalla Vairo, una parola che appartiene alla mia vita allo stesso modo con cui vi appartiene l’acqua: “Avvocato”. Paura !!!

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