“Pace camorristica dopo pentimenti ad arresti.” Ecco la nuova mappa della CAMORRA CASERTANA

17 Luglio 2020 - 10:09

CASERTA – Ecco cosa si legge nella relazione semestrale della Dia, riferita agli ultimi 6 mesi dell’anno 2019, a proposito della situazione dei clan in provincia di Caserta.

Le organizzazioni criminali casertane risultano tuttora profondamente radicate nel territorio e incidono in maniera importante sul contesto socio-economico e politico, nonostante quasi tutti, tra capi e affiliati storici, siano stati arrestati e condannati e molti di loro abbiano intrapreso un percorso collaborativo con l’Autorità Giudiziaria. La cattura di latitanti, anche all’estero731, conferma la capacità espansiva dei clan in attività di riciclaggio, con investimenti soprattutto in Emilia Romagna, Toscana e Lazio, nel settore edile, finanziario, immobiliare e della ristorazione, nonché nel commercio di capi di abbigliamento e di autovetture. Il territorio continua ad essere fortemente segnato dal predominio dei CASALESI, che può contare su un radicato sistema di relazioni intessuto con politici locali su consolidate alleanze tra i gruppi aggregati al citato cartello: i clan SCHIAVONE, ZAGARIA e BIDOGNETTI.

Tali alleanze consentono – differentemente da quanto accade nella città di Caserta, dove non esiste un’unica coalizione di riferimento – di mantenere una pax mafiosa che non ha subito contraccolpi neanche a seguito della cattura e, in alcuni casi della collaborazione con la Giustizia, di esponenti apicali di quei clan. Dalle recenti operazioni emerge un’inevitabile trasformazione della fisiologia criminale delle compagini del cartello casalese, dovuta all’iniezione di giovani leve, soprattutto nuove generazioni dell’asse familiare dei clan. Queste nuove componenti si sono orientate verso diverse strategie criminali, talvolta creando sodalizi unitari, seppur occasionali, senza rinunciare al controllo del territorio sul quale esercitare pressioni per contenere scissioni interne e forze centrifughe di gruppi emergenti.

Per quanto attiene ai settori illeciti d’interesse, si conferma quello dei giochi e delle scommesse illegali. Tra gli elementi di novità, si segnala il sempre maggiore ricorso alla vendita di stupefacenti, in passato fenomeno episodico – perché in parte estraneo alla mentalità casalese – ma col tempo sistematicamente gestito dai clan locali ed a cui parteciperebbero emissari delle diverse famiglie della galassia camorristica casertana. A monte della vendita, resta ovviamente invariato l’interesse per i traffici di stupefacenti, che si affiancano all’attività estorsiva, entrambi in grado di garantire una forte liquidità di denaro, impiegato anche per il mantenimento degli affiliati e delle loro famiglie.

Da Aversa a Casal di Principe, resta forte il predominio delle famiglie Schiavone, Zagaria e Bidognetti.

Cesa operano i gruppi Mazzara e Caterino-Ferriero, anche questi proiezione dei Casalesi, in passato fronteggiatisi in una sanguinosa faida.

Tra le zone di influenza della famiglia BIDOGNETTI figura l’area di Castelvolturno dove da anni coesistono gruppi camorristici e criminalità nigeriana e ghanese. Il territorio è diventato un punto nevralgico di traffici internazionali di droga e della gestione della prostituzione su strada, favorita, nel tempo, anche dalla disponibilità alloggiativa, talvolta abusiva, fornita da proprietari senza scrupoli.

Altre parti del territorio provinciale sono soggette all’influenza di sodalizi che fanno riferimento ai CASALESI. Uno di questi è il clan ESPOSITO, detto dei “Muzzoni”, presente a Sessa Aurunca, Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina. Il suo ridimensionamento causato dallo stato di detenzione dei suoi elementi apicali ha determinato l’emersione di piccoli gruppi, molto eterogenei, dediti in prevalenza al traffico e allo spaccio di stupefacenti e alle estorsioni.

A Santa Maria Capua Vetere sono presenti il gruppo DEL GAUDIO, alias “Bellagiò”, per lo più dedito alla vendita di stupefacenti, e l’antagonista FAVA, significativamente indebolito da scelte collaborative di affiliati di spicco. Il 4 dicembre 2019, i Carabinieri hanno eseguito una misura cautelare in carcere, che ha riguardato un’associazione criminale dedita all’acquisto, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti (cocaina e hashish) nel periodo compreso tra ottobre 2016 e luglio 2017. Al vertice due membri della famiglia DEL GAUDIO che, pur condividendo gli stessi canali per il reperimento della droga, provvedevano autonomamente a collocare lo stupefacente presso i diversi spacciatori. Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali, sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni riconducibili a dieci degli indagati (conti correnti, conti deposito, contratti assicurativi ed un’autovettura).

Nell’area capuana, che comprende i comuni di S. Maria La Fossa, Capua, Vitulazio, Bellona, Triflisco, Grazzanise, Sparanise e Pignataro Maggiore, permane l’influenza dei gruppi MEZZERO, PAPA e LIGATO. Nell’ambito di quest’ultimo sodalizio si è registrato un tentativo di riorganizzazione da parte delle nuove generazioni che, nonostante la detenzione dei capi storici, sono state in grado di ridare forza al clan, ripristinando una stabile struttura organizzativa, con suddivisione dei ruoli, allo scopo di monopolizzare il mercato delle sostanze stupefacenti. In articolare, un ruolo cardine è stato assunto dal figlio del capo clan, quest’ultimo detenuto in regime ex art. 41 bis O.P.. I nuovi assetti del clan LIGATO, inoltre, sono stati ricostruiti da un’indagine conclusa nel marzo 2019, con l’emissione di provvedimenti cautelari a carico, tra gli altri, di due figli del capo clan.

Nell’area marcianisana, storicamente al di fuori del cartello casalese, è operativo un sodalizio altrettanto strutturato, il gruppo BELFORTE, originario di Marcianise ed attivo nel capoluogo nonché, attraverso clan satelliti, a San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni, Santa Maria Capua Vetere e San Felice a Cancello. Nel mese di ottobre 2019 è stata scarcerata e sottoposta alla misura di sicurezza di sicurezza della libertà vigilata nel comune di Montebello della Battaglia (PV), la moglie dello storico capo clan, già reclusa in regime ex art. 41 bis O.P., punto di riferimento del gruppo.

Nel territorio operano anche piccoli gruppi a struttura familiare, collegati ai Belforte. Tra quelli storici, figura il clan Menditti, presente a Recale e a San Prisco, e Bifone, attivo nei centri di Macerata Campania, Portico di Caserta, Casapulla, Curti, Casagiove e San Prisco. Nel comprensorio di San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico ed Arienzo risultano ancora attivi elementi del clan Massaro. Sempre nel territorio marcianisano, si rileva la presenza del clan Pagnozzi, che opera prevalentemente nella confinante provincia beneventana.

Nel comune di Mondragone e sul litorale domizio è presente il sodalizio Gagliardi, Fragnoli, Pagliuca, erede della famiglia La Torre, attivo prevalentemente nel traffico di stupefacenti e nelle estorsioni, indebolito da recenti operazioni di polizia, che hanno tra l’altro evidenziato gli stretti rapporti di collaborazione con il clan Esposito di Sessa Aurunca, soprattutto nel settore delle estorsioni e del traffico di droga.